~Capitolo 2~

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Si è appena conclusa la prima settimana di scuola e già non vedo l'ora che finisca. Sto già aspettando con gioia le vacanze di Natale!

Comunque sia, oggi è sabato e ci sarà la prima partita di calcio dell'anno. Questo vuol dire solo una cosa: stasera si fa FESTAAAA!!!

Inizio a scegliere cosa mettermi per la partita e opto per un jeans stracciato e un body celeste aderente, dopodiché chiamo Ashley per chiederle cosa indosserà stasera alla festa.

:<< AASSHHHHH!!!>>

Sento un rumore strano in salotto, come se si fosse rotto qualcosa, qualcuno che  corre per il corridoio come a una maratona e improvvisamente Ashley fa irruzione in camera mia come una pazza. Per qualche secondo mi guarda confusa e preoccupata, aspettandosi che mi fosse capitato qualcosa, ma quando capisce che è tutto apposto, inizia a gridare.

:<< Si può sapere che cazzo hai? Perché hai urlato in quel modo? Stavo dormendo e mi hai spavantata a morte! Pensavo ti fosse successo qualcosa! Sono caduta e ho corso come non ho mai fatto in tutta la mia vita!>>

In quel momento scoppio a ridere e lei mi incenerisce con lo sguardo, e se con un solo sguardo, una persona potesse morire, io sarei già sotto terra con tanto di bara. 

:<< Ti ho chiamata per chiederti cosa ti metterai stasera, visto che io non ho la più pallida idea di cosa mettermi. Ho bisogno di un tuo consiglio.>>

:<< Tu stavi per farmi morire per dirmi solo questo?!>>

:<< Si, ti sembra poco? E' la prima festa dell'anno: voglio essere almeno presentabile, ma soprattutto voglio divertirmi con i miei migliori amici!>>

In quel momento, il suo sguardo si intenerì, ma ritornandomi a dire:

:<< Per questa volta, ti risparmio. La prossima volta, se ti permetti di chiamarmi di nuovo in quel modo durante il mio riposino pomeridiano, ti ucciderò. "Donna avvisata, mezza salvata" si dice, ricordatelo.>> mi fece l'occhiolino e prima di uscire completamente dalla stanza e ritornare a dormire mi dice :<< Comunque, mettiti quel bel vestito nero aderente con borchie e cerniere che abbiamo comprato lunedì al centro commerciale. Vedrai che farai a dir poco furore con quello addosso.>> Mi fece l'occhiolino per la seconda voltae uscì definitivamente dalla stanza.

Così, iniziai a prepararmi e alle 5 eravamo già sugli spalti del campo, pronte per tifare la  nostra squadra e i nostri amici. 

Dopo quasi due ore, la partita finì 4-2 per noi. Esultammo talmente tanto che ebbi paura di arrivare alla festa senza voce. Ritornammo velocemente a casa, ci facemmo una bella doccia, specialmente Caleb, che era fatto stare una pezza e ci preparammo per uscire. 

Alle 9 andammo al "The Viper Room", uno dei locali più famosi a Los Angeles e ci ritrovammo con tutti gli altri della squadra con le loro "ragazze". Dopodiché entrammo quasi subito, visto che avevamo l'entrata Vip, essendo il proprietario lo zio di un nostro amico. La serata proseguì benissimo fino alle 2:30 circa del mattino, poi iniziai a cercare Ashley per andare a mangiarci un panino, visto che non avevamo fatto cena, ma non la trovavo da nessuna parte. Iniziò a prendermi il panico, girai il locale almeno 5 volte, fallendo. Le lasciai almeno 30 messaggi e 50 chiamate. Non rispondeva. Non volevo rovinare la serata di nessuno, magari lei era da qualche parte nascosta con qualche bel ragazzo, ma avevo un brutto presentimento e di solito non sbaglio mai. Si fecero quasi le 4 del mattino, correvo dappertutto, quando andai a scontrarmi contro un uomo e caddi  quasi a terra, se non fosse stato per costui che mi afferrò per i fianchi in tempo, ritrovandomi ad un un palmo dal suo viso. Sentivo il suo caldo respiro sulle guance, il suo profumo virile, il suo sguardo che penetrava nel mio e ad un tratto mi sentivo quasi nuda sotto di lui, avvolta nelle sue braccia. Un velo rosso d' imbarazzo cadde sul mio viso e per un attimo mi scordai dov'ero, come se ci fossimo solo noi, io e lui. Dopo forse solo 5 minuti, che mi parsero anni, in uno stato di catalessi, mi ritornò in mente Ashley e mi ripresi subito. Scappai dalle sue braccia  e mi sistemai il vestito e i capelli dal nervosismo, non riuscivo a guardarlo, mi metteva in soggezione. Fu il primo a parlare:

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