Capitolo 18

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Nessuno nella vita gli aveva mai proibito di fare qualcosa, figuriamoci. Aveva sempre vissuto alla giornata,  spesso si ficcava nei casino, soprattutto a scuola. Cavolo, quante volte il preside del suo istituto aveva convocato Simone e Gordon per qualche casino che lui aveva combinato! Tom non era riuscito a tenere il conto. Una volta aveva spinto un suo compagno in bagno, il ragazzo era caduto all'indietro e aveva battuto la testa contro il lavandino. Trauma cranico e denuncia dei genitori.
Un'altra volta aveva urlato addosso a un professore e lanciato la sedia contro la porta.
Un'altra, per difendere Bill, aveva riempito di pugni un ragazzo più grande di lui di tre anni mandandolo al pronto soccorso. Insomma, ne aveva combinate abbastanza. I genitori erano riusciti a farlo rinchiudere in un collegio per due anni, ma le cose con Bill erano peggiorate e quindi riportarono il gemello più grande a casa. Non erano molto orgogliosi di lui, evitavano di portarlo in giro, a cene di famiglia o cose del genere. Non che a Tom dispiacesse, sapeva di non essere affatto un figlio modello, quello preferito era Bill e anche lui adorava Bill.
Era la sua metà. Con lui si sentiva completo... e allora perché era lì?

Il corpo sudato della ragazza sotto di lui fremeva. Ne voleva ancora.
Tom svuotò la sua mente e le strinse il fianco con una mano fino a farle sentire una punta di dolore.
Quando lei inarcò la schiena, Tom la penetrò con un'unica spinta ben assestata. Centro il bersaglio al primo colpo. La ragazza gemette e gli graffiò la schiena, questo bastò a mandare il moro in un altro pianeta. Si abbassò verso di lei, affondando il viso tra i capelli biondi di Ashley.
La stanza era piena dei loro ansiti, dei loro sospiri di piacere e odorava di sesso, solo e soltanto sesso.
Nulla di più.
Lui le baciò il collo, la mordeva e con la mano libera le tirava ora i capelli.
Ashley posò una mano sull'addome di Tom, invitandolo a sollevarsi.
Spostò i lunghi capelli dietro la schiena e, una volta ritrovatisi seduti, lei incrociò le gambe dietro la sua schiena, stringendo appena e iniziò a dondolarsi avanti e indietro.
Il moro gettò la testa all'indietro mentre lei iniziò a leccargli il collo. Tuttavia non durò molto, entrambi vennero nello stesso momento.

Ashley liberò il ragazzo dalla sua morsa e si ridistese sul letto, Tom la imitò ma prima le lasciò un veloce bacio sulle labbra.
-Com'era?- chiese il moro ancora ansimante.
-Intenso.- rispose la bionda lasciandosi andare ad un sospiro.
Tom ghignò,  fortunatamente era buio, lei non lo vide.

* * *

-Ma dove sarà finito Tom?- sbottò Bill incrociando le braccia. L'orologio appeso alla parete segnava ormai l'una del mattino. Il gemello era rimasto fuori per tutto il giorno, non si era neanche fatto sentire.
Georg scrollò le spalle e guardò fuori dalla finestra. Quel piccolo bastardo di Tom stava combinando qualcosa, lo conosceva abbastanza bene da poter affermare questo ma a Bill non l'avrebbe detto. Non voleva preoccuparlo.

-Vuoi dell'altra pizza?- chiese invece per distrarlo. Il moretto lo guardò pensandoci su, annuì.
-Fame fame!- esclamò raggiungendo Georg vicino ai fornelli. Aprì il cartone e ne prese un trancio, l'amico fece lo stesso.
-Che facciamo? Se giochiamo di nuovo a Risiko facciamo mattina.- disse Bill guardando la scatola del gioco.
-Eh... È interminabile, dobbiamo ammetterlo.- confermò il capellone grattandosi il capo.

-Oh potremmo... anzi no... però... no... oh si! Anzi... no no...-
-Palesa le tue intenzioni, figlio mio!- ridacchiò Georg.
-Baretto?- propose Bill con incertezza. L'amico ci pensò su un attimo, guardò l'orologio ancora una volta e infine scrollò le spalle. Perché no? Un giro al bar non avrebbe fatto male a nessuno e poi né lui né Bill avevano voglia di andarsene a dormire per il momento.

Chiusero tutto e scesero in strada, pronti ad andare al Puerto Rico. Non si accorsero dell'auto di Tom posteggiata dall'altro lato della strada.
Il moro scrutò i due ragazzi allontanarsi, una volta visti svoltare l'angolo invitò Ashley a scendere e a seguirlo su in appartamento. Mossa azzardata, nulla da dire ma Tom non ci pensò troppo. L'importante era uscire entro due ore. Come sapeva che Bill e Georg sarebbero usciti? Semplice, conosceva molto bene entrambi e il suo intuito di rado si sbagliava.

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