L'albero di funi

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I miei capelli si tinsero di un castano scuro quando appoggiai il capo sull'acqua fresca di primavera: sentivo il vuoto avvolgermi in uno straziante silenzio mentre i miei occhi si chiudevano percependo il gelo penetrarmi fino alle vene.

Il respiro era sempre più flebile, la mente quasi impercettibile e l'assenza del vuoto colorava ciò che attorno a me diventava opaco.
Un solo attimo prima che io spostai le mie braccia fino a sentire il cuore riprendere vita: le mani danzavano con il muoversi dell'acqua cristallina, il respiro era imprigionato dalle cagionevoli labbra, per poi nell'istante dopo sparire in un soffio.
Nuotavo nel mio pensiero, nuotavo libera dal tempo che tutti noi temiamo, ma tutto sparì col toccare il freddo muro che ostacolava me.

Riaprì gli occhi e, come un pargolo vede per la prima volta il suo angelo cullarlo, io stessa mi sentii rinata.
Amavo percepire di nuovo quell'acqua che tanto mi invocava durante l'inverno e l'odore pungente del cloro avvolgermi.

Mi alzai decisa, intenta ad andare in spogliatoio, ma una figura familiare, sulla quarantina, fece un cenno con la mano: era un amico di mia madre, si chiamava Patrik, adorava nuotare quanto me ma la sua non era solo passione, infatti lo rese anche il suo lavoro.
Avevo sentito in giro che gli fosse stato proposto di allenarsi in Germania, ma lui stesso si rifiutò; "Sono un tipo casalingo." Dichiarò alla stampa. Ho sempre pensato che amasse la sua terra, non poteva allontanarsi da essa.

"Ehi, Erika! Finalmente sei venuta ad allenarti, com'è stato l'inverno dalle tue parti?" Mi chiese con occhi glaciali, freddi e distaccati, di un colore che oltretutto sfumava in un blu più accentuato.

Sapeva perfettamente che le nostre case erano distanti a pochi kilometri ma a lui importava ben poco. "Dai, tutto bene! Solo qualche metro di neve da spalare ma, infondo, ci troviamo pur sempre in Norvegia, no?" Risposi all'uomo, incitandolo a una risata, il quale però mi mostrò un sorriso più compassionevole che divertito: per quanto la vecchiaia avesse presentato i primi passi sul suo viso, allo stesso modo emanava sicurezza su chiunque lo guardasse. Ammiravo molto questo lato tenero, seppure il suo aspetto non acconsentisse.

"Sono felice di rivederti sul campo di battaglia." Commentò all'ultimo, prima di sorpassarmi e dirigersi verso una vasca. Non riuscii nemmeno a rispondergli, ero semplicemente stupita: anche se avevamo dieci anni di differenza, lui si comportava ancora come un bambino, non capivo se fosse una qualità più che un difetto ma ne fui oltremodo felice.
"Ah, comunque la tua piscina è aperta da domani." Disse prima di tuffarsi. Si stava riferendo alla vasca che si trovava fuori dall'edificio: era poco utilizzata, soprattutto perché dava sempre dei problemi all'emissione del cloro e non ne capivamo mai il motivo.
Mi capitava spesso che Patrik o il proprietario mi incitassero con un "Ehi, la tua piscina ti aspetta!" Questo perché da piccola mi rifiutavo di andare in qualsiasi altra vasca che non quella medesima: non so il motivo preciso ma mia madre dava la colpa al periodo nel quale mi diede alla luce; era la primavera, periodo in cui la piscina apriva.
Ero così contenta che la avessero resa accessibile già ai primi giorni della mezza stagione, però sobbalzai all'idea che Annabelle mi stesse aspettando!
Ero terribilmente in ritardo, speravo che ancora non l'avessero fatta uscire, dovevo essere una madre così sbadata?

Per fortuna, quando accostai, una chioma di capelli scuri stava con lo sguardo corrucciato mentre sbattè la portiera in malomodo, odiava il ritardo. Per quanto avesse solo dodici anni, assomigliava per filo e per segno a me: gli occhi erano di un cristallino celeste, simili a quelli di Patrick, ma al contrario dei suoi non avevano nessun tipo di sfumatura, solo un colore che ricordava i fiocchi di neve.
Le ciglia lunghe, precise, le labbra carnose e il naso all'insù le davano un aspetto adulto; la corporatura più che snella e già presenti delle formuose curve sul corpo.
Al contrario il suo comportamento era totalmente distinto da me; ma era per questo che l'amavo così tanto.

Concorso °CSS°: Di Scrittura E CopertinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora