The Magician

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La porta sbattè con forza, mentre gli occhi del ragazzino si spalancarono a forma di pesce, tondi e lucidi, solo lui sapeva come renderli così spaventosi. Anche se, probabilmente, l'intero clima superava di gran lunga questa sua dote, i scricchiolii erano come topi in una cucina lorda: sembravano essere gli unici amici presenti con il cuoco, o meglio, con il boia di cipolle e patate che sapeva solo preparare un piatto: la zuppa nera e chiunque l'assaggiasse, sperava che quel pezzo di carne galleggiante, insieme al brodo carbonizzato, fosse pollo ma in realtà era ben altro.

E in quel momento, il ragazzo si sentì così: non come il cuoco, puzzolente e un bestione alto almeno più della soffitta, ma come il povero topo che lo chef pluripremiato aveva messo insieme al brodo, forse per sbaglio o solo per condire già quello che sembrava essere veleno per serpenti.

La stanza grondava di sudore, l'aria era talmente rarefatta che il pover uomo avrebbe potuto farci un maglione intero di liquidi in eccesso.
Quando la porta si aprì, vide la luce divina avvolgerlo in un caldo abbraccio; sentiva il muggire delle mucche con il suo adorato nonnetto decrepito che lo invitava a raggiungerlo per aiutare...

"Si muova."

Tutto si trasformò: dalla luce benedetta, solo una lampada dal bagliore opaco illuminava il viso del ragazzo, una voce stridula e ripugnante proveniva da un essere alto quanto una sedia, da cui lo sguardo lanciava coltelli affilati agli occhi di lui.
Ripreso dallo shock iniziale, il mingherlino chiese ripetutamente perdono a quella che doveva essere un'anziana signora e dirigendosi in un'altra stanza, chiuse la porta dietro di sé.

Era la prima volta che andava a un colloquio di lavoro, il suo curriculum sembrava essere un menù da osteria: poche righe ma con buon contenuto o no?
Fin da quando suo padre obbligò l'unico figlio maschio della famiglia a trasferirsi in una catapecchia fatta di polistirolo, lui lo sapeva perfettamente che sarebbe stato difficile trovar lavoro, ma perché il suo unico genitore fece quella scelta così tanto drastica? 

Un giorno lo smilzo, per sfizio, decise finalmente di mangiare la meravigliosa torta di mele fatta da sua madre e chiunque in famiglia sapeva che solo il padre poteva mangiarla da quanto era talmente gustosa: così buona e succulenta, alla vista del ragazzino sembrava luccicasse e, così, decise di tagliar una fetta di nascosto e sentirne il buon sapore ma prima che si imboccasse il rumor di una caffettiera interuppe il suo momento, si girò e un fumo nero usciva dalle orecchie del padre, la testa era come un pomodoro raggrinzito dopo quattro ore sotto il sole.
Da quel giorno odiava con tutto il cuore suo figlio, fino a scacciarlo fuori casa. Ora come ora, non riusciva minimamente a guardar un'altra torta di mele nella sua vita, avrebbe iniziato ad urlare a modi femminuccia e correre come un fulmine, infondo era questione di sopravvivenza!

Trovatosi dinnanzi alla porta del suo appartamento, notò con stupore una lettera appoggiata sullo zerbino, la lesse e finalmente una notizia positiva rimbombò come uno schiaffo in piena faccia: era l'assistente di un mago!

Si presentò sul posto di lavoro: una catapecchia in mezzo alla campagnia, senza case, solo erba e desolazione o almeno è ciò che pensava il ragazzino mentre tutti lo fissavano. Il fanciullo, data la situazione, aveva capito il perché di ogni sguardo posto su di lui: si sentiva come se fosse il nuovo forestiero venuto in una città western, pronto a farsi rispettare con  le sue pistole e il modo solitario di comportarsi con la gente; molti lo vorrebbero morto ma lui era un leone e loro le sue prede, sarebbero decedute da lì a poco.

Intanto che il bambinetto fantasticava e si atteggiava da vero ganzo, le persone erano totalmente concentrate dal modo di vestirsi del ragazzo: un papillon viola scuro contornava la giacca quadrettata dai colori ancor più discutibili, un vero scempio! Come si poteva non guardarlo?

Camminando in modo fiero, il bamboccio si scontrò con l'essere alto quanto una sedia, che aveva visto prima del colloquio. La signora con un lamento, simile allo cigolio di una porta, gli disse.

"Fai attenzione, Mrs.muscoliscarsi!"
E dopo un'occhiata veloce all'assistente, aggiunse.
"Togliti quel papillon orrido, cos'è? Vuoi ucciderci con quel coso?"
Lui rammaricato lo strappò e il cestino fu dove lo buttarono.

"Ora aspettami qui, vado a prenderti dei vestiti decenti. Certo, non andrai sul palco ma comunque fai davvero schifo!" Aggiunse prima di sparire in un vortice di fumo.
"Inquietante"  pensò lui prima di accovacciarsi in una sedia.
Dopo poco sentii il bisogno di stiracchiare le gambe e alzatosi, una donna uscì da un angolo del corridoio e affermò.
"Chi vuole un po' di torta alle mele?"

Gli occhi da pesce lesso comparirono come funghi e il ragazzo aprì la bocca da traumatizzato qual'era. La signora non poté parlare che subito questo urlò.
"LA TORTA ALLE MELE!!"
Fu così che corse per la sua sopravvivenza, buttandosi in mezzo ai camerini e tra gli attaccapanni dai vestiti più strani e colorati, sentiva alcune bestemmie da parte di chi andava addosso ma non gli importava, lui doveva scappare!
Finalmente intravide una luce in fondo al tunnel, si dirisse correndo verso essa e dei riflettori lo accecavano come una falena con un lampione ed era lì: sul palco, vestito come un vero mago e pronto a fare magie che lui non sapeva.
Intravide persone nelle quinte: pronte ad ucciderlo con coltelli che stavano affilando, altre gli urlavano insulti aramaici e altre ancora pregavano nella punizione divina.
Lui prese in mano la bacchetta, che stranamente aveva nei pantaloni e muovendola come un ebete, fece scoppiare mille mila coriandoli da essa, per la paura urlacchiò e le risate furono al cospetto di tal goffaccine. A lui piacque, decidendo così di fare altri casini per la sua inesperienza: le risate era come le stelle del cielo notturno, talmente tante da far ridere anche il ragazzino.

Quella sera fu la più bella di tutte, così luminosa da accecare anche le falene da un metro di distanza. Si divertivano tutti insieme e il ragazzo amava quella sensazione piacevole.
Lui capì un importante lezione: seppur sarebbe morto al mattino seguente, la magia diverte e con essa anche chi non la conosce.

Le parole sono:
1042
_TheBlackRabbit_
ChiusaNellaMiaMente

Concorso °CSS°: Di Scrittura E CopertinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora