Chapter four.

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Quando finimmo di mangiare mi voltai per guardarlo, non appena si voltò anche lui verso di me sentii il mio cuore sciogliersi. Come era possibile che un uomo così freddo e duro potesse fermi quell'effetto? 

Dovevo ammettere che quella giornata non era stato affatto male. Sorrisi continuando a guardarlo.

"Come ci riesci?" Mi chiese di punto in bianco.

A quelle parole aggrottai le sopracciglia confuso, non capendo a cosa volesse alludere..

"A fare che cosa?"

"Ad essere sempre così dannatamente di buon umore, sembri uscito da un cartone animato della Disney."

"Mi piace essere felice, mi piace anche che lo siano le persone accanto a me...è solo questo, non c'è un modo effettivo per spiegarlo, ma cerco di vedere tutto in modo positivo. Il modo è già così pieno di merda, non ne serve altra."

"Quindi secondo te basterebbe questo? Schiocchi le dita e sei felice? Sei così piccolo e ingenuo Louis."

"Lei quanti anni ha, signor Styles?" Gli chiesi curioso. 

"Ventisei."

Annuii in silenzio continuando ad osservarlo, quell'uomo era uno spettacolo per gli occhi, mi avvicinai piano a lui, iniziando a sentire freddo.

"Ne dimostra di più da come parla, lo sa? Dovrebbe godersi di più la vita, e poi come fa uno della sua età a possedere un'azienda del genere?"

"Era dei miei genitori, mia madre morì quando ero bambino, rimase mio padre, un gran figlio di puttana che si mangiò tutti i soldi di questa azienda. Sai lo scandalo di qualche anno fa, in cui si diceva che un uomo aveva derubato milioni di dollari a milioni di persone?"

Schiusi le labbra, abbassando lo sguardo, non riuscivo mai a fare una domanda giusta, finivo sempre per farmi gli affari degli altri.

"Mi spiace..non volev-"

"Tranquillo, non mi dispiace parlarne." Afferrò la sua giacca sul pavimento, sfilando un pacchetto di sigarette, ne estrasse una portandosela tra le labbra per poi porgermi il pacchetto. Non fumavo regolarmente, ma non rifiutai, ogni tanto mi capitava quando ero con amici e quello mi sembrava un momento adatto. Me la potai alle labbra e successivamente il signor Styles avvicinò l'accendino alla mia sigaretta, accendendomela e successivamente facendo lo stesso con la sua. Dopo di che rimasi stupito dal suo gesto, poiché perse la sua giacca e la poggiò sulle mie spalle. Sussurrai un "Grazie" e lui mi sorrise di risposta.

"Sai, aveva il vizio delle macchinette e dello Scotch, quindi prosciugò tutto, fino a quando eravamo quasi in bancarotta, ma fortunatamente il bastardo morì per essersi disintegrato il fegato, così l'azienda andò a me. Avevo solo vent'anni, ed era tutto sulle mie spalle, riuscii a mettere in piedi la compagnia e pagai tutti i debiti che quel verme ci aveva lasciato."

Mi sentii morire per le sue parole, il suo tono era impassibile, come se davvero non provasse nulla, schiusi appena le labbra. Ero cresciuto in una famiglia unita, non avevo mai avuto problemi del genere, mi sentii quasi in colpa, così mi avvicinai e poggiai una mano sulla sua spalla. Rimasi in silenzio mentre le sigarette venivano consumate dai nostri polmoni, fino a quando entrambi non gettammo il mozzicone a terra.

"Immagino che non è stato un padre eccezionale ma...non prova nulla per la sua morte?"

"Meritava di morire, dopo tutto quello che ha fatto, tu non puoi capire."

"Allora mi spieghi."

Lo vidi voltarsi verso di me, rimase in silenzio per qualche istante, incastrando i suoi occhi verdi nei miei azzurri.

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