SPIEGAZIONE:
Una frase compresa tra le virgolette ("...") sta ad indicare un pensiero, un ricordo o una frase sussurrata.
I tre puntini neri (•••) stanno ad indicare un salto temporale.
Il simbolo •-• sta ad indicare un salto temporale di pochi minuti/ore.POV'S CHRISTIAN:
Pochi anni fa, non avrei nemmeno lontanamente considerato l'idea che uno come me potesse crearsi una famiglia... una famiglia felice. E invece eccomi qui: con la donna che ha rubato il mio cuore, trascinandomi in salvo e lontano dalla deriva, e con i miei due figli che hanno riempito la mia vita, rendendo ogni attimo prezioso. Eccomi qui: con il cuore stracolmo di amore, di un amore che non avrei mai pensato di poter provare senza l'aiuto di colei che rappresenta il tutto per me. Eccomi qui: pronto a dare tutto me stesso per rendere ai miei due figli la vita felice che gli spetta e che a me è stata per sempre negata. Eccomi qui: pronto ad essere una persona migliore per mia moglie, per mio figlio, per mia figlia e... per me. Pronto ad essere una persona migliore per la mia famiglia. Pronto ad essere una persona che accetta l'amore.CINQUANTA SFUMATURE DI GRIGIO: la seconda generazione®
«È così piccolo...» bisbigliai, sfiorando il minuscolo corpicino di mio figlio. «Così piccolo e indifeso.»
«È un piccolo Grey» mormorò Ana, sorridendomi. «Crescerà sano e forte. Proprio come il suo papà.»
«Come me?»
«Si. Esattamente come il suo meraviglioso papà.» Rispose lei, guardandomi negli occhi e intuendo ciò che stavo pensando. «Lui sarà un uomo fantastico, esattamente come lo sei tu.»
«Ana» sospirai, chiudendo gli occhi. «Io non...»
«Tu sei tutto ciò che lui potrebbe mai desiderare.» Mi precedette. «Un padre amorevole, generoso, attento... e la lista potrebbe continuare all'infinito. Datti fiducia, Christian. Teddy ti ama già.»
Abbassai gli occhi sul piccolo corpicino addormentato che avevo adagiato sul petto e sperai che non venisse svegliato dai battiti del mio cuore accelerato. «E tu sei una madre eccezionale, Anastasia.»
Lei mi rivolse un sorrisetto. «Lo so. Ma non lo sarei mai potuta essere senza di te al mio fianco.»
Guardai la donna che aveva deciso di lottare per me, nonostante... beh, tutto. Fu solo in quel momento che constatai che se il destino aveva voluto questo per me, allora forse era il caso di cogliere l'invito e di sfruttare al massimo ogni singola opportunità.
«Christian?» Mi chiamò Ana, leggermente preoccupata. «Cosa c'è?»
«Niente.» Mormorai, riabbassando lo sguardo sul mio piccolo pargoletto. «Stavo solo pensando a quanto sono stato fortunato ad averti avuta nella mia vita.» Feci una pausa, aggrottando la fronte. «A quanto sono stato fortunato ad avervi entrambi.»
Il suo viso si aprì in un sorriso smagliante. «La cosa vale anche per me, Christian. Non potrei mai immaginare una vita senza di voi, credimi.»
Annuii impercettibilmente. «Ti amo, Ana Grey.»
«Ti amo anch'io, Christian.» Mormorò. «Più di quanto tu possa immaginare.»•••
«Ecco qui.» Disse la dottoressa Greene, incrociando le braccia. «Posso confermarvi che presto avrete una bambina.»
Spalancai gli occhi, stringendo la mano ad Anastasia.
«Volete una foto?»
«Certo» risposi, con voce tremolante. «Certo che la vogliamo.»
La dottoressa Greene mi guardò quasi intenerita, prima di andare a sedersi alla sua postazione. «La vostra bimba cresce a vista d'occhio.»
«È quello che spero visto che Christian mi fa mangiare ad ogni ora del giorno e della notte.» Scherzò Ana, facendo ridere la dottoressa.
«Suo marito si prende cura di voi per bene.» Sorrise lei, in risposta. «Le ricordo di non stressarsi, di non saltare pasti e di non stancarsi eccessivamente. La gravidanza va a gonfie vele. Presto potrete abbracciare la vostra bambina.»
«Non direi tanto presto.» Borbottai io. «Ancora ne avremo per quattro mesi.»
«Si fidi, Mr.Grey. Voleranno.»•••
Dovevo proprio ammettere che la dottoressa Greene aveva ragione: i quattro mesi erano volati, esattamente com'erano volati anche i tre anni successivi.
«Phoebe! Smettila di correre!» Esclamai, sull'orlo di una crisi isterica. «Ti farai male!»
«Quanto sei noioso.» Borbottò Elliot, abbracciando Kate. «Lascia tua figlia divertirsi in pace.»
«Già. Certo.» Borbottai. «Vediamo come farai divertire la tua, quando inizierà a correre.»
«Guarda che la mia fornidabile bambina corre già.» Rispose lui, stizzito. «Ha solo ancora qualche problema di equilibrio.»
Sbuffai sonoramente e lanciai un'occhiata a Phoebe che –sia lodato il signore– aveva smesso di correre e si era avvicinata a Theodore e ai suoi tre cugini: Eleanor, la più piccola della famiglia Grey, suo fratello Justin e in fine, non per importanza, Tyler: il figlio di Ethan e Mia.
«Ragazzi! Il pranzo è servito.» Esclamò mia sorella, venendo in giardino. «Piccole pesti, è ora di andare a lavarsi le mani!»
I bambini, quasi come se Mia fosse invisibile, la ignorarono del tutto, continuando a giocare con il nuovo fortino gentilmente offerto dalla nonna Grace e dal nonno Carrick.
«E ora chi li convince a venir via da lì?» Rise Kate.
«Oh, scommetto che Elliot sarà bravissimo.»
«Pensi che non riesca a convincere i miei figli a comportarsi bene?»
«Proprio così.» Risi. «Non riuscirai a convincerli a lasciare quel fantastico fortino.»
«Bene. La prendo come una sfida, fratello.» Rispose lui, rimboccandosi le maniche. «Un giorno ti insegnerò come si fa.»
Kate scoppiò a ridere e io scossi la testa, sapendo già che il suo tentativo sarebbe stato del tutto inutile. Nel frattempo, Mia si era già avvicinata al fortino e stava tentando di convincere Tyler, quando ad un certo punto esclamò: «Ethan vieni a dire a TUO figlio che è ora di pranzare e non di giocare?!»
«Eleanor, Justin.» Disse Elliot, chinandosi. «La nonna vi ha preparato delle fantastiche lasagne. Che ne dite se ora ce le andiamo a mangiare e poi torniamo qui a giocare?»
Eleanor lo ignorò completamente, avvicinandosi allo scivolo. Justin, invece, si degnò almeno di dirgli che non voleva pranzare.
Mi passai una mano tra i capelli e, tra le risate di Kate e Anastasia, che nel frattempo ci aveva raggiunti, andai a recuperare i miei pargoletti ormai cresciuti.
Con un braccio afferrai Phoebe, che iniziò a strillare e a dibattersi, prima che potesse scendere giù dallo scivolo e con l'altro, cercai di acciuffare Teddy, il quale, vedendomi prendere sua sorella, cercò di scappare.
«Teddy, smettila.» Esclamò Ana, prendendolo per mano. «Adesso dobbiamo pranzare tutti insieme. Dopo si gioca.»
«Ma gli altri giocano ancora, mamma!»
«No. Anche gli altri adesso vengono a pranzare.» Dissi io, sistemando i capelli a Phoebe. «Perché in famiglia si pranza tutti assieme, giusto?»
Gli occhi azzurri di mio figlio si socchiusero e il suo viso assunse la classica espressione imbronciata.
"È tutto suo padre." Mimò verso di me, Anastasia.
Le diedi una pacca sul sedere, facendola ridere. «Ti faccio vedere io com'è suo padre.»
•-•
Adoravo l'ora di pranzo, ma mai quanto amavo l'ora DOPO pranzo, meglio conosciuta come ORA DEL RIPOSINO.
Le più piccole: Eleanor e Phoebe, dopo aver giocato un po' con la nonna, si addormentarono tra le sue braccia: una da un lato e l'altra da un'altro. Tyler, Justin e Teddy, invece, non volendo rinunciare al tanto atteso momento di gioco, passarono ben un'ora, dopo aver pranzato, fuori in giardino, a giocare insieme a mio padre.
I bambini non avevamo molti anni di differenza tra di loro. Il più grande, Theodore, aveva cinque anni e subito dopo di lui si trovava Justin, appena più piccolo di sei mesi. Poi c'era Tyler, di quattro, Phoebe, di tre, e alla fine si trovava Eleanor, di appena un anno e mezzo.
Quando i tre bambini rientrarono, mio padre esclamò: «per oggi ho dato abbastanza! Riprendetevi queste piccole pesti.» facendoci ridere tutti.
«Che c'è?» Lo prese in giro Mia. «Il ruolo di nonno ti stanca così tanto?»
«Decisamente.»
Teddy venne verso me e sua madre ed io lo feci sedere sulle mie ginocchia. «Sei tutto sudato.»
Anastasia gli passò una mano tra i capelli e fece una smorfia. «Eri pulito quando siamo arrivati.»
Lui ridacchiò e alzò le spalle, noncurante. «Dov'è Phoebe?»
Gli diedi un bacio sulla fronte e lo feci appoggiare al mio petto. «È di là con la nonna ed Eleanor che dorme. Dovresti farlo anche tu.»
«Non ho sonno, io.»
«Certo.» Ghignai. «Vedremo quando salirai in macchina.»
«Beh, questa sera tu e tua sorella andrete a letto presto.» Disse Anastasia, tenendogli la mano. «Domani si torna a scuola.»
«Così io e la mamma possiamo giocare.» Aggiunsi, facendole l'occhiolino e facendola avvampare.
«Io non voglio andare a scuola.» Borbottò mio figlio, incrociando le braccia e mettendo il broncio. «Voglio stare a casa a giocare con voi.»
Anastasia si strozzò con la sua stessa saliva e io non riuscii a trattenere una piccola risatina.
«Giocheremo con te non appena torni, promesso.»
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Cinquanta sfumature di grigio: la seconda generazione
FanfictionLa storia di Christian e Anastasia, ormai la conoscono tutti. Eppure, nessuno conosce quella che è stata la vita dei loro due figli: Theodore e Phoebe. I nostri beniamini riusciranno a dar loro una vita tutta rose e fiori? E se la "piccola" Phoebe...