Capitolo 1 - Forspill (Preludio)

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3 agosto 2012, Copenhagen. 01:36 a.m.

In città le anime si erano assopite, accogliendo la notte nella sua spettacolare bellezza. Nel cielo, costellato di bagliori minuscoli e distanti, la luna era oscurata e non faceva capolino: nessuno dunque volgeva lo sguardo in alto per godere del volto dello spazio. Ma non tutti dormivano, cullati dal canto dei grilli.

«Lasciami andare! Abbi pietà di me!»
«Uomini come te non meritano la mia pietà».

Il quartiere più alto della città, conosciuto come Ghetto del Nordhavn, era diviso dal mare e dal porticciolo da una piccola ma fitta faggeta selvatica. Non vi erano sentieri designati sul terreno per i turisti poco avveduti, ma le luci in lontananza dei palazzi potevano essere stelle polari per chi si perdeva.

Un uomo e una donna si inseguivano. L'uno fuggiva, l'altra teneva passo.

«Abbi pietà di me!»

Troppo veloce, lei, che con un disumano balzo gli giunse dinanzi. L'uomo frenò la corsa e prese le difensive. Impugnava la propria arma con una salda presa e cercava di destreggiarsi nel buio senza guardarsi indietro.

«Ancora fuggi?» chiese la donna, piegando la testa. Il viso era coperto da una maschera dorata, che scintillava non appena colpita da un fascio lontano di luce proveniente dalla città. «Pensavo che l'età tradisse anche la vostra agilità, oltre al vostro aspetto».

Un'espressione confusa si dipinse sul volto dell'uomo che aveva rigirato l'elsa del fioretto nella propria mano. Al contrario il tono della donna non vacillava, né il pugno che tendeva la punta del Saif tremava. «Paga i tuoi debiti, Renenge; non è bene che le creature sagge e corrette della tua razza subiscano l'affronto di una presenza distante dalla giustizia».

L'uomo scosse la testa. «Parlano tutti di te, Skasìla, nel ghetto. Lo sai? Sei come una leggenda metropolitana per i lestofanti».

«Non tentare di distrarmi lodando a vuoto e getta la tua maschera. So chi sei» ribatté lei avanzando con passo deciso. Egli invece indietreggiò, ancora in guardia.

«Ironico chiedere a me di gettare la maschera, quando l'unica a fingere in tutti i sensi qui sei tu»
«Sei davvero sicuro di sapere chi sono?»
«Più di quanto tu possa pensare... Agata».

Gli occhi cinerini della donna parvero essere investiti da una folgore. Sinistramente ringhiò, colta dall'ira ormai inarrestabile, e diede un fugace fendente. Il suo avversario, prontamente, scansò la lama spostandosi al lato.

«Ora si vede il tuo vero volto, nonostante la tua maschera»
«Taci!»

Seguì una serie di sgualembri, parata in ultimo da una posta di donna sovrana. L'uomo, approfittando della posizione, si spinse un po' in avanti per recuperare la distanza e si girò per tornare frontale, ma fu colto alla sprovvista da un affondo.

La lama lo colpì in vita, costringendolo a piegarsi su se stesso. Poggiò un ginocchio a terra e portò una mano alla ferita; nel mentre, tentava di frenare i gemiti.

«Una lama in rubino...» mormorò, con voce rotta. «Che bastarda che sei, eh?».

«Non sei tu a giudicare come sono o non sono, Renenge» tuonò Skasìla, guardandolo dall'alto con espressione compiaciuta celata dietro la maschera. «Sei ancora in tempo per fuggire. Hai tre secondi per rialzarti e girare i tacchi: tre... due...».

Il Renenge azzardò un ridoppio, silenziosamente, ma anticipato sul secondo una luce violacea, brillante, lo accecò e un bollente tocco bruciò le sue vesti e la sua spalla. Levò allora un grido di dolore: sapeva che colpendo la causa di quella luce, cioè la sua avversaria, la sua sofferenza sarebbe terminata. Con le poche forze ancora in corpo che resistevano al dolore, riprovò il ridoppio dritto.

La donna indietreggiò, ferita alla coscia, mentre il bagliore dalla sua mano si dissolveva tornando oscurità, e ruppe un gemito in gola.

«E tu una lama in topazio... gran figlio di buona donna, con che faccia mi biasimi...» ringhiò lei, non muovendosi. E l'altro, brancolò debolmente nel buio per rialzarsi.

«... Non finisce qui, Skasìla. Ricordalo» sibilò di rimando, fuggendo via arrancando.

«Tu lo dici» concluse la rivale sottovoce, mentre lo scricchiolio delle foglie sotto i piedi dell'uomo divenne sempre più lieve, fino a svanire nel silenzio della notte.



Noticine – Sono sympansheep, l'autrice di questo racconto. Vi ringrazio per aver letto fin qui!
Se vi state chiedendo il perché io stia usando il format della citazione, è perché vorrei dividere con una bellissima linea il testo dai commenti dell'autore, ma non essendo possibile, ho trovato un'alternativa perfetta che distingua le due cose. E ora possiamo sederci dinanzi a un bel tè, a conversare.
Innanzitutto, non fatevi ingannare dal titolo! Forelsket è una parola norvegese, e indica l'euforia che un individuo prova quando inizia a innamorarsi di qualcuno. Potremmo definirlo all'italiana, in caratteri molto poco poetici, con una locuzione popolare, le cosiddette farfalle nello stomaco. Più poeticamente sarebbe un'emozione di pancia. E cosa c'entra con il resto del racconto?
No spoiler, mi dispiace – per quanto io ami lo spoiler (sì, lo adoro) non ne farò. Posso solo dirvi di tenerlo ben presente, se deciderete di continuare a seguirmi!
Vorrei precisare che questa storia fa parte di una saga, un progetto che da ormai un anno o due porto avanti insieme alla mia carissima amica KikyoOsama, autrice di Mångata | Road of Reflection, nella sezione Fantascienza (sia di EFP che di Wattpad), ma in essa ci saranno solo dei capitoli scritti individualmente, quindi non ci sarà la necessità di leggere le opere precedenti per comprendere le successive, ma noi consigliamo di farlo comunque, per supportarci. Il nostro attuale operato, nonostante sembri molto personale in superficie, ci unisce ugualmente in un duo propenso alla collaborazione, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi. Nella mia storia sono presenti anche dei personaggi ideati da Kikyo, e nella sua storia sono presenti personaggi ideati da me: per renderli al meglio, dunque, serve il continuo lavoro di squadra: questo ci rende ogni giorno più unite, e la nostra amicizia diviene sempre più forte. Non posso che essere felice di ciò, ora che entrambe stiamo provando a condividere con voi le nostre idee, per molto tempo rimaste come sogni nel cassetto.
Dopo questo piccolo elogio alla mia fidata compagna di stilo stasera mi sento piuttosto antica, sarà l'effetto di Ovidio? – concludo, rimandandovi al prossimo venerdì (eventualmente sabato): mi sono data all'aggiornamento settimanale, e sento che sarà molto, molto dura. Salvo imprevisti o blocchi dello scrittore, mi ritroverete sempre qui con una lira in mano.
Fatemi sapere ciò che pensate di questo primo capitolo! Alla prossima!

Aggiorn. 12.02.2019: Esatto, ho modificato tutto il testo del primo capitolo con le dovute revisioni. ;3

P.S. Per l'estratto sul vecchio testo si ringrazia tantissimo GiusyDAlessandro1!

Forelsket - La VanagloriaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora