My life is a k-drama

𝑠𝑖𝑐 𝑖𝑡𝑢𝑟 𝑎𝑑 𝑎𝑠𝑡𝑟𝑎?

Incredibile quanto la vita potesse cambiare nel giro di qualche settimana. Il giorno prima era pronto a ritornare a scuola, senza alcuna speranza di ricevere la famosa lettera che aspettava da ormai mesi e il giorno dopo, si ritrovava in macchina con i suoi genitori, con i bagagli pronti e uno zaino che avrebbe usato per spostarsi da una parte all'altra della grande struttura in cui avrebbe studiato. Era successo tutto così velocemente e ne era sicuramente felice, ma non salutare la ragazza per cui hai faticato tanto prima di andartene, in un certo senso fa male.
Era sempre stato timido con il gentil sesso, mai avrebbe immaginato di poter invitare una ragazza ad uscire e frequentarla continuamente, non era nel suo stile. Eppure, era successo.
Jennie era più grande, di un anno, si erano scontrati per caso ed erano diventati amici, prima di riuscire a confessarsi. Una storia d'amore perfetta. Fino alla sua partenza, l'unico modo per vedersi adesso era il Skype. Quello schermo non rendeva giustizia alla realtà. Erano cresciuti tra i banchi della stessa scuola, tra le strade della stessa città ed erano distanti come non mai.

«Jungkook», quella voce lo interruppe per un attimo dai pensieri che non smettevano per un attimo di tormentargli la mente. Viaggiavano continuamente alla velocità della luce nella sua testa, passando di qua e di la, talvolta tornando indietro e molto spesso restando fissi, senza andare via.
«Scusami Jen, dicevi?»

«Sono solo una decina di giorni, cosa farai quando saranno mesi e forse anni?» gli domandò la ragazza scherzando, ma per Jungkook non era affatto uno gioco. Erano passate quasi due settimane e più il tempo passava, più pensava che quella relazione avrebbe avuto storia breve, non era di suo portato, figuriamoci continuarla a distanza.

«Non è da te abbatterti così, non hai sorriso neanche una volta da quando mi hai chiamata» gli disse poi seria mentre disegnava chissà che cosa sul suo quadernino azzurro. Jungkook lo conosceva bene quel taccuino, quante volte avevano passato le giornate tra i prati dei giardini della loro città, lei a disegnare e lui a scrivere musica. Gli mancava, doveva ammetterlo.

«È solo che mi manca non vederti, tutto qui» disse a voce bassa.

«Possiamo continuare a videochiamarci e per il momento può andar bene, poi troveremo una soluzione, come sempre».
Già, le videochiamate. Lui studiava la mattina e la sera, aveva lezioni continuamente, erano rare le occasioni in cui riusciva a chiamare la sua ragazza anche solo per un saluto.

«Kook li ho tinti bene i capelli?»una testa bionda comparve dinanzi allo schermo di Jennie, il suo sorriso si spense.

«Taehyung, Dio mio, non vedi che adesso sono impegnato?»fece Jungkook irritato alludendo alla sottospecie di appuntamento che aveva.

«Oh, scusatemi! Non volevo interrompere il vostro momento 'intimo'.» disse il suo compagno di stanza, assumendo quella sua solita espressione da malpensante, corrugando le sopracciglia e sorridendo.
Taehyung, il suo compagno di stanza, era un diciannovenne a tutti gli effetti secondo l'anagrafe di Seoul, ma dopo aver condiviso per dieci lunghi giorni i suoi spazi con lui, Jungkook aveva constatato che ragionava come un bambino di 5 anni.

«Si, intendo dire, non volevo disturbarvi,eravate in procinto di fare qualcosa? Come quelle scene nei film che vede Namjoon hyung, in cui i due innamorati a distanza su Skype iniziano a spogliarsi e-...»
«Basta così Taehyung, abbiamo afferrato il concetto» esordì Jennie infastidita,da dietro allo schermo interrompendo il ragazzo ormai biondo.

«Senti Kookie, che ne dici se ti chiamo dopo visto che adesso devo andare a cena?»continuò a dire con voce flebile la ragazza, tenendo lo sguardo sempre fisso sul suo quadernetto azzurro.

«Okay, ma non prima che abbia strozzato questo qui...»fece Jungkook con uno sguardo omicida, riferendosi al fuori posto, che intanto si era andato a rifugiare dietro le tende della finestra, già pronto al peggio.