Terza manche

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Azione

Sorrido a John quando lui mi prende la mano con delicatezza. Ho un brivido lungo la schiena e lo seguo, docile, fino alla stanza che ha affittato ormai da un paio di mesi.
Per salire le scale alzo la gonna, evitando previdentemente di inciampare e rovinare tutta questa magica situazione che mi ha condotta a stringere fra le dita l'elegante mano dell'uomo che tanto mi affascina. I gradini scricchiolano. Lui si gira un attimo verso di me e sorride. Ha un viso dolce ed elegante, ancora un po' infantile. Non ha mai la barba.
Apre la porta davanti a me ed io entro, cercando di non far trapelare la mia gioia. John richiude la maniglia alle sue spalle; mi indica una sedia ed io mi siedo. Lui si abbandona sul letto. La sua espressione è potente, piena di significato; ma non riesco a tradurla in qualcosa a me comprensibile. Sono preoccupata.
"Mary... sapete bene che io vi amo, non è vero?". Sorrido quasi involontariamente ed annuisco. Lo vedo tentennare e torna nel mio animo ad agitarsi il timore. "Sapete che non sopporto mentirvi..." mormora a bassa voce queste parole. Sento il cuore perdere un battito. Ho paura.
"Ecco... vi... vi ho nascosto qualcosa di v-veramente importante..." biascica. Io non oso respirare. John fissa il terreno. Batte a terra col piede, come fa quando è agitato. Alza gli occhi su di me. Apre bocca. Ma prima di poter parlare un tonfo contro la porta ci fa trasalire. Tendo l'orecchio e mi giunge in risposta una serie di parole senza senso.
Sospiro, quasi sollevata da quella interruzione, ringraziandola per aver spezzato la tenzione: "Credo sia Marley... ubriaco fradicio...".
John fa un "oh..." e si rimette a guardare le assi del pavimento.
"Mary... scusatemi..." bisbiglia alla fine. Io sono presa in contropiede. Sento i battiti del mio cuore accelerato.
Aspetto qualche secondo. Sembra che sia tutti finito. Eppure non ho capito niente.
Faccio per alzarmi quando noto John compiere delle strane mosse: si apre e toglie la giacca, inizia a sbottonarsi la camicia.
Ho un brivido di paura e in un balzo sono alla porta. L'ho quasi aperta quando un suo sguardo triste e mesto mi blocca. Rimango con una mano stretta alla maniglia mentre lui si sfila l'indumento.
Spalanco gli occhi, totalmente sbalordita. Il petto di John è glabro ed una fascia bianca lo stringe tanto stretto da imbiancare la pelle attorno ad essa. Non so cosa dire o pensare.
Il ragazzo non osa guardarmi. Con mano tremante slaccia il telo. Io casco immediatamente a terra, assolutamente senza parole.
"S-sei... una... una donna..." riesco alla fine ad articolare. John annuisce... I suoi occhi sono così tristi... se solo io fossi una brava persona! Se solo fossi abbastanza forte! Coraggiosa!
"Sei una donna!" Urlo istericamente e mi butto contro la porta aprendola di scatto e cadendo faccia a terra.
Vicino a me si trova Marley. In piedi, la bocca aperta, ad osservare la scena dentro la stanza.
Il tempo rimane un attimo sospeso, poi io scoppio a piangere e Marley si mette ad urlare a gran voce: "Tu! Tu sei uno di quelli che sono impazziti a causa dell'esplosione! Tu! Tu!" Mi rendo conto quasi al rallentatore che, ubriaco com'è, si è buttato contro John e l'ha bloccato... o bloccata? Non lo so, non lo so!
"Guardate! Guardate!" Strepita e schiamazza l'uomo tenendo l'altra e bloccandola fra sé e il parapetto di legno, subito davanti alla stanza dove eravamo fino ad un attimo fa. Io scivolo più in là e quasi cado dalle scale.
Non so che stia urlando Marley -la mia testa è troppo ingombra di pensieri- fatto sta che un gruppo di uomini si fionda sulle scale come furie, schiacciandomi di lato.
L'ultima cosa che vedo di John dopo che quelli la bloccano e la trasportano al piano inferiore e poi ancora fuori è un suo sguardo di quei suoi grandi occhi blu da husky. È terrorizzata.

***

"Muoviti!" Inveisco contro la donna che io e Robert stiamo tenendo strettamente, e che ci costringe a usare tutta la nostra forza per bloccarla. "Sei proprio matta come dicevano gli altri... c'è il diavolo in te, il diavolo! Fingerti uomo! Va' contro il volere di Dio! Diretta dagli Inferi, tu!" Sbraito mentre la strattono, e in tutta risposta ricevo un grugnito animalesco.
Il bosco pian piano si fa sempre più oscuro e fitto. Da quando abbiamo abbandonato il sentiero continuo ad essere un po' preoccupato sul come potremo ritrovare la via del ritorno. Robert mi ha però rassicurato: lui questa foresta la conosce come il palmo della sua mano. Del resto in che altro modo potremmo uccidere questo diavolo senza farci scoprire? Inoltre se la giustizia ci beccasse saremmo decisamente nei casini: quelli proprio non ne sanno nulla di religione! È forse fin quasi probabile che darebbero questo nostro scherzetto della natura qui per pazza e la rinchiuderebbero in manicomio. Come possono tenere in vita tutti quei messaggeri dell'Inferno?! Continuo a chiedermi e ogni volta non trovo risposta. E per ogni risposta mancata la mia rabbia si moltiplica, ingiganendo ad ogni turno la mia forza nello strattonare la giovane.
Andiamo avanti ancora per qualche minuto. Le grida bellicose della ragazza iniziano a darmi i brividi, perciò decido di tornare a parlare, così da poter scacciare ogni timore: "E quindi... La tua amichetta... Mary, ti ha denunciata a noi...". I suoi occhi si accendono di una fiamma che mi fa tremare: "Non è stata lei..." rantola. Io scoppio a ridere sebbene nel mio petto il cuore tremi al suono di quelle ruvide parole.
"E la cara Mary certo ora non ti amerà più... Del resto: Sei una donna!" Non so perché continuo a stuzzicarla. Forse voglio solo mostrarmi coraggioso agli occhi di Robert. Oppure voglio dimostrare a me stesso di essere un vero uomo, che nulla teme da una donna.
Mi distraggono queste domande: la mia mente, in ogni caso, non attende altro che distrazione percui si fa presto catturare e lascia la realtà al mio solo istinto legato unicamente al corpo.
Mai mossa fu più sbagliata.
Non appena la donna che stringo sente la mia presa leggermente ammorbidita tira con forza sovrumana il braccio, trovandosi così libera di sferrare un forte pugno contro Robert, dritto sul naso. Il mio compagno, preso di sprovvista, si porta in automatico una mano sul volto. Quale mano? Ma ovviamente quella che fino a poco prima era occupata a bloccare la giovane!
Ora ce la troviamo davanti. Il mio cuore batte all'impazzata. Ma adesso sono pronto a recuperare la situazione. Sarò un vero eroe.
Passano dei lunghi secondi in cui ci fronteggiammo con lei. Poi la donna fa una mossa fulminea che mi spiazza: tira fuori da una tasca un coltellino.
Faccio qualche passo indietro, colto da un vero terrore. Lei se ne rende conto e sfodera un largo sorriso. La sua attenzione cade soprattutto su di me ma non si lascia sfuggire di vista Robert.
"Sapete... Io non ho paura di voi. Sono il Diavolo, giusto? Ad ogni modo certo non sono una ragazzina indifesa. Non ho solo preso a fingermi uomo. Lo sono diventat... a abbastanza da avere un corpo muscoloso tanto quanto il vostro!" Non ci lascia il tempo neanche di capire cosa stia dicendo: si butta a capofitto contro il mio amico che si sposta abbastanza in fretta da non beccarsi una pugnalata al cuore ma non da evitare del tutto la lama che invece gli perfora il fianco, tagliando la carne e facendo uscire un fiotto di sangue.
Ho un conato di vomito e muovo qualche tremante passo indietro. La ragazza si volta di scatto. Ha la giacca, parte del suo malsano travestimento da uomo che nessuno ha avuto il coraggio di toglierle, schizzata di sangue. Mi guarda un istante, recide la gola a Robert che era caduto in ginocchio, senza la forza di muoversi, e poi mi salta addosso.
Non riesco nemmeno a spostarmi. Forse so già che devo morire e voglio finirla in fretta.
Il coltello dilania la carne e arriva con sorprendente velocità al cuore. Qualche istante e poi il nulla.
Il mio ultimo pensiero è una cupa risata "Nemmeno tu, però, potrai tornare a casa"

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