Capitolo 1

4 0 0
                                    


Quella mattina il cielo piangeva. Era passato molto tempo da quando le strade della piccola città di Newrive erano state bagnate dalle lacrime del cielo. Newrive era quel genere di città in cui c'era sempre bel tempo, anche in pieno inverno. Raramente pioveva, e raramente nevicava. Ma fin da sempre in questa piccola città c'era una tradizione. Non era importante che mese fosse, poteva essere gennaio, aprile e anche agosto, che il cielo avrebbe pianto sempre durante i funerali. Non c'era mai stato un giorno commemorativo nel quale la pioggia non avesse bagnato le strade. Quel giorno però non si trattava di semplice pioggia, c'era un vero e proprio temporale. Tutti gli abitanti si erano riuniti nella vecchia chiesa nell'esatto centro della città, quella chiesa era l'edificio più anziano. C'era una leggenda che la riguardava, anzi, in realtà esistevano tantissime leggende diverse sulla creazione di questa chiesa, tanto che alla fine nessuno credeva a nessuna di esse. Però tutte avevano una cosa in comune, tutte affermavano che era stata creata dai babilonesi. Ma allora, se nessuno credeva più in queste leggende, che senso aveva continuare a tramandarle in generazione in generazione? Ogni famiglia aveva una leggenda diversa, all'interno della quale i protagonisti non potevano che essere gli antenati di quella famiglia. In quel momento però non ancora tutti gli abitanti erano riuniti nella piccola chiesa. C'era un posto in cui normalmente l'unica figlia della famiglia Dixon amava rifugiarsi in questi giorni di pioggia. Fin da piccola aveva sempre avuto paura dei temporali, e amava rifugiarsi in cima a quella piccola casetta che i suoi nonni avevano costruito nel punto più alto della collina su cui sorgeva la città. Non distava molto dalla chiesa e per tanto da li poteva vedere tutte le persone che piano piano vi entravano. Molte delle quali conosceva a malapena. Mancava ancora un'ora all'inizio della cerimonia, ma nonostante ciò Sophie Dixon notò che ormai quasi tutti gli abitanti si erano riuniti. Forse a causa della pioggia che diventava sempre più fitta pensò. Era davvero tanto che non pioveva così. Sophie decise di allontanasi dalla finestra dalla quale stava ammirando il tutto, mise il primo paio di jeans che trovò e una felpa nera, raccolse i lunghi capelli castani che le ricadevano in ciocche mosse sulle spalle in una coda bassa, e senza guardarsi allo specchio che si trovava davanti all'uscita, come invece era solita fare, prese il suo ombrello nero a pois blu e uscì di casa. Non aveva il coraggio di guardarsi allo specchio, era consapevole di non essere nelle sue condizioni migliori. Da quando la mattina prima la polizia bussò alla porta dicendole –signorina Dixon, siamo desolati, mai suoi genitori sono morti in un incidente stradale- lei non aveva chiuso occhio, non aveva mangiato e non aveva pianto. Non riusciva a credere a niente di tutto ciò. Aveva passato tutta la giornata abbracciata alla nonna, la quale si era resa conto di aver perso sua figlia, ma Sophie non si era ancora resa conto di aver perso i suoi genitori. Quella mattina invece la ragazza era uscita presto di casa, dicendo alla nonna che sarebbe tornata a prenderla per andare assieme al funerale. E così fece. La nonna era una signora anziana ormai, sull'ottantina, ma era una persona molto sveglia e autonoma. Non amava essere aiutata da nessuno, ma amava aiutare tutti. Era una persona che aveva amore da dare a tutti, e mai voleva qualcosa in cambio. Appena entrata in casa Sofia vide sua nonna con gli occhi che fissavano il vuoto, chissà quale ricordo le era passato per la mente in quel momento. Magari si stava ricordando il giorno in cui sua figlia si era diplomata, sposata, il giorno in cui aveva messo alla luce la sua unica nipotina, o semplicemente quando le diceva di volerle bene, o le cene di famiglia tutti assieme. La loro famiglia era composta solo da loro quattro, erano davvero uniti, e non avevano nessun altro. Ma ora erano rimaste solo in due, Sophie e sua nonna Chantal. Erano sempre state due donne forti, sapevano di potercela fare anche questa volta, lo sapevano. Ma ora era difficile. Quando la donna più grande si accorse dell'arrivo della nipotina la guardò con occhi rassicuranti dicendole << è ora di andare amore>>. Sofia era sempre stata una ragazza molto introversa, raramente si apriva alle persone, raramente le persone riuscivano a capirla e per questo c'erano solo pochi occhi in grado di rassicurarla. All'interno di questa cerchia ristretta di occhi c'erano quelli della nonna, della madre, del padre e di Ezra, il suo migliore amico, che conosceva da quando aveva 5 anni. I loro occhi oltre ad essere in grado di rassicurarla in ogni occasione erano anche in grado di leggerle l'anima da cima a fondo, senza trascurare niente. Sua nonna era vestita, come sempre, completamente di nero. Da quando suo marito era morto, il suo corpo era sempre e solo coperto da quel colore, tranne per quando andava a dormire, o per il verde copri spalle che sempre portava con se. Quella mattina però lo diede a Sophie, dicendolo che rischiava di ammalarsi se non si sarebbe coperta bene. A lei non importava ammalarsi, le importava solo della salute di sua nipote.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Jul 05, 2017 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

DevastationWhere stories live. Discover now