Capitolo quarto

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Aveva camminato tutta la notte, più o meno. Si era fermato un paio di volte. Si era seduto sul ciglio della strada e aveva guardato le stelle. O quanto meno ci aveva provato. Ma gli occhi offuscati dalle lacrime l'avevano obbligato a desistere. Il cielo era pulito dopo la pioggia che era caduta per tutta la giornata, ma ogni volta che puntava lo sguardo in alto vedeva solo luci sfocate, come se non fosse neanche degno di poter ammirare una notte stellata. Una macchina si era fermata, chiedendogli se volesse salire, che la notte era ancora giovane. E altre lacrime avevano lasciato i suoi occhi. Non ricordava di aver mai pianto così tanto in vita sua. Ma le parole di Harry avevano fatto male. Gli aveva detto esattamente quello che aveva paura di sentirsi dire. Era uguale. Era ancora uguale al Louis che aveva accettato senza lamentarsi il fatto che potessero fare di lui quello che volevano. E questo gli faceva più paura di quanto sarebbe stato normale. Perché lo sapeva, bastava un nulla e la storia si sarebbe potuta ripetere. Sapeva che era un errore essere davanti alla palestra quella mattina. Gli era stata data la possibilità di andarsene. Sarebbe potuto andare da qualche parte e trovare un lavoro squallido. Magari barista in un night club, magari non solo barista col corpo che si ritrovava. Ce l'avrebbe fatta a sopravvivere. Non mancavano poi così tanti mesi al suo compleanno. Presto sarebbe stato libero. Ma alla fine era lì, a guardare dall'altro lato della strada la sua scelta. C'era ancora tempo per andarsene. Ma forse Harry aveva ragione. Lui era sempre lo stesso identico ragazzino alla costante ricerca della perfezione e che permette agli altri di trattarlo come un oggetto. Una persona non può cambiare così tanto. Sospirò e attraversò la strada. Delle urla dal prato gli suggerirono che stessero facendo il riscaldamento fuori. E davvero, ci doveva essere qualcuno che gli voleva molto male lassù nel cielo.

Aveva avuto ragione. In una fila ordinata tutti i ragazzi stavano svolgendo gli esercizi assegnati dall'allenatore. Forse aveva sbagliato a prendere quella decisione. Non aveva proprio voglia di tornare a fare la corsa a ginocchia alte.
《Avevo paura non arrivassi in tempo per l'allenamento di oggi.》disse una voce abbastanza roca.
Louis sobbalzò, Harry di fianco a lui ghignava.
《Eri sicuro che sarei tornato?》
Il ragazzo annuì.
《Ne ero certo.》
Il più piccolo strinse i pugni, la felpa della nazionale li nascondeva allo sguardo dell'altro.
《Più alte le ginocchia! Vai, vai, su, su. Questo è solo l'inizio!》urlò Harry ai ragazzi che stavano correndo nel prato.
《Senti, io mi allenerò, ma a una condizione.》
Il riccio distolse gli occhi dai suoi atleti per puntarli su Louis.
《Sentiamola.》sbuffò, contrario.
《Mi allenerò da solo nella palestra vecchia. Senza allenatore.》
Harry lo guardò, lo sguardo indecifrabile.
《E non farò molte gare.》
Dentro quella tuta gigantesca, di fianco a un ragazzo più alto di lui di almeno quindici centimetri si sentiva insignificante. Un burattino nelle mani di un abile burattinaio.
《Hai detto una condizione》ghignò 《non due. Tra una mese c'è l'IGClassic. Qualifica ai nazionali. Ti consiglio di preparare un bel po' di routine. Metti in conto il concorso completo e le finali di specialità. Sicuramente sbarra alta e corpo libero. A tua discrezione volteggio e parallele. È giunto il momento di tornare ad alti livelli, Tomlinson.》
Il ragazzo boccheggiò, contrario.
《Vuoi farmi fare anche gli anelli e il cavallo a maniglie visto che ci sei?》borbottò.
《Non hai un fisico adatto a quelli. Non al livello delle finali di specialità quanto meno. Passi il concorso completo.》
Avrebbe così tanto voluto ucciderlo. Se non fosse stato così basso gli sarebbe saltato al collo e lo avrebbe strozzato. Non poteva tormentargli la vita in quel modo.
《Devi andarti ad allenare o mi sbaglio? La ginnastica artistica ti aspetta Louis Tomlinson.》

La ginnastica ti fotte continuamente. Quando pensi di essere bravo, di riuscire a fare qualcosa perfettamente, lei ti ride in faccia. È la tua migliore amante e il tuo peggior nemico. Non riesci mai a capire cosa devi fare per raggiungere la perfezione. Ogni volta che provi a dire basta, tra noi è finita infondo sai che non stai dicendo davvero. Perché se per anni hai continuato a correre verso un oggetto immobile, a saltare rischiando di romperti l'osso del collo su una pedana, a distruggerti le mani appeso alla sbarra alta o alle parallele, quello sport deve voler dire per forza qualcosa per te. Devi per forza amare l'adrenalina che scorre a mille nelle vene durante una rincorsa o nella preparazione per l'uscita. Deve piacerti per forza per qualche ragione masochista il dolore ai muscoli alla fine di un allenamento e i calli sulle mani che si rompono quando meno te lo aspetti. Ne devi essere ossessionato, o non avresti fatto tutto ciò per così tanto tempo. Louis non si era reso conto di quanto gli fossero mancate quelle sensazioni in quell'ultimo anno. Di quanto i suoi muscoli agoniassero tornare a fare quei momenti che erano nati per eseguire così bene da sfiorare la perfezione. Alcune volte un Layout sul tappeto elastico non è abbastanza. Non se sei abituato a eseguire un doppio indietro come chiusura di un esercizio. Era talmente giusto sistemare il trampolino sotto la sbarra alta per riuscire ad afferrare la sbarra alta con i Pink Floyd di sottofondo che Louis aveva quasi paura della velocità con cui era tornato ad abbracciare la sua vecchia vita. Ma era troppo tardi per pensare alle conseguenze. Un'infilata in verticale e una granvolta dietro e un anno passato a odiare la ginnastica artistica insieme  a tutte le sue convinzioni, andavano a farsi fottere. C'è chi nasce con l'orecchio assoluto, che con un QI superiore alla media e chi con una bellezza innaturale. Louis era nato per fare quello. Per respirare pece e nutrirsi di ginnastica. Un semplice kippe, uno slancio-appoggio con sviluppo in verticale, un Kovac teso e una granvolta russa e mancava solo l'uscita. Tre giri per caricare e staccò le mani. Fece un giro in aria, le gambe raccolte al petto. Era molo abbondante. Forse ce ne sarebbe stata un'altra rotazione. Ma deve ricominciare gradualmente no? Una sola andava bene. E poi lo bloccò perfettamente. I piedi toccarono terra insieme. Nessun passo o saltello. Certo non era un doppio ma come inizio non è male. Quanto meno era già una routine eseguita perfettamente. Anche se forse iniziare da un esercizio che eseguiva quattro (o forse erano cinque) anni fa era esagerato. Però le sue braccia approvavano molto quella decisione. Sentiva i muscoli in tensione, come non succedeva da tanto tempo. Un respiro profondo e si riprende. Un salto e le mani afferrarono la sbarra. Si ricomincia.

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