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"E' davvero una splendida giornata." Vanitas voltò il capo verso la finestra del suo appartamento; Laurent aveva scostato delicatamente le tende di velluto, rendendogli possibile ammirare la forte luce del sole che filtrava tra le poche e rade nuvole bianche, che si muovevano veloci e leggere, trasportate da una debole brezza. Portò la pipa alle labbra, per la quindicesima volta in due minuti, le dita che picchiettavano ossessivamente sul bracciolo della poltrona in pelle. Era una splendida giornata, a differenza del suo umore, che avrebbe sicuramente paragonato ad un cielo in tempesta.
"E' un matrimonio, non il funerale di tua nonna, sforzati di sorridere"
"Dante, lascialo stare, è solo agitato. Dopotutto il suo migliore amico sta per sposarsi." Vanitas sorrise leggermente. Fosse solo quello. Avrebbe voluto che fosse solo quello, lo avrebbe voluto davvero, ma non era così. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, solo non pensava così presto. Era rimasto talmente immerso nel suo lavoro da essersi completamente dimenticato dello scorrere naturale del tempo.E invece erano passati due anni, non che per lui due anni e due minuti fossero così diversi, ma per il resto del mondo sì. Per gli altri il tempo che passava aveva un peso, nonostante lui fosse certo che l'essere umano fosse senza tempo. Eppure dovette ricredersi quando, al suo ritorno, i due anni li sentì appoggiarsi sulle sue spalle, schiacciando la sua realtà, o quella che ricordava essere. Non se lo ricordava essere in quel modo, Noé. Si era tagliato i capelli, quella fu la seconda cosa che notò. La prima fu il suo sorriso. Non era quello, il sorriso del suo Noé, non l'aveva mai visto così luminoso.

E poco dopo ne conobbe la ragione: Amelia.

Una dolce e regale ragazza aristocratica, dai capelli del colore del grano e gli occhi azzurro cielo. Non riusciva nemmeno ad odiarla, quella ragazza, come avrebbe anche solo potuto pensare male di lei, quando gli si era chinata davanti, in segno di profondo rispetto, sorridendogli caldamente e pronunciando quelle parole che mai avrebbe dimenticato. "Noé mi ha parlato molto di lei." Quelle parole erano bastate a calmare la sua delusione, ma non il suo cuore. Per la prima volta, Vanitas si rese conto di quanto il tempo, in realtà, contasse.

"Chiedere a Vanitas di fare da testimone è come firmare la propria condanna a morte." Laurent sbuffò, prima di colpire in modo forse un po' troppo forte la testa dell'altro. Il biondino si voltò verso l'uomo seduto sulla poltrona, facendo scuotere i suoi ricciolini bambineschi. Vanitas ricambiò lo sguardo, leggendo la preoccupazione dell'altro, poi ricambiò con un lieve sorriso, scuotendo la testa. Sto bene, era ciò che intendeva trasmettere, ma l'altro lo conosceva bene, troppo per i suoi gusti. Nonostante tutti i suoi sforzi, nascondere i propri sentimenti al biondo era risultato del tutto impossibile e questo lo infastidiva. Pensava di essere stato perfetto, pensava di essere impenetrabile alle analisi psicologiche da strapazzo che l'altro si divertiva a compiere su ogni essere umano esistente e dotato di polmoni funzionanti, ma si era sbagliato e Vanitas odiava sbagliare.

La sua vita era uno sbaglio.


"Come sto?" Noé era su di giri, non l'aveva mai visto così agitato, dopotutto era dotato di sangue freddo e non perdeva facilmente il controllo delle sue emozioni. Sorrise leggermente, dandogli una lieve pacca sulla spalla.
"Sei fantastico." Non ci fu tempo di aggiungere altro, la marcia nuziale iniziò a riecheggiare nella grande chiesa, facendo voltare decine di invitati impazienti di vedere la sposa. Ed eccola, il vestito di un bianco immacolato, il velo calato sui capelli raccolti, il sorriso candido e dolce come un fiore appena sbocciato. Vanitas pensò che fosse inevitabile che Noé si innamorasse di un angelo come lei. Per questo strinse i pugni, per questo sorrise, per questo fece di tutto per mostrarsi felice, ma furono lacrime calde, quelle che gli riempirono gli occhi.



Era stato veloce, forse anche troppo, Vanitas si era ritrovato a sperare che il tempo scorresse più lentamente. Si guardò attorno, mentre la macchina degli sposi spariva all'orizzonte. La luna di miele sarebbe stata alle Maldive, o forse alle Tenerife; Vanitas non lo ricordava, ma non gli interessava più di tanto. L'unica cosa che sapeva era che nulla sarebbe stato lo stesso. Era notte fonda, quando si ritrovò seduto sul ciglio della strada, faceva freddo e la leggere giacca che indossava non bastava a proteggerlo, ma non ci fece caso. Le stelle splendevano più del solito quella sera, quasi come se volessero prenderlo in giro. Forse era davvero così, forse vederlo soffrire era ciò che il mondo desiderava. Non aveva mai creduto in qualcosa di spirituale, ma al karma ci credeva eccome e sapeva che prima o poi sarebbe toccato subirlo pure a lui e quello gli sembrava un perfetto inizio.
Faceva freddo e le stelle splendevano come diamanti nell'oscurità.
C'era buio ed era notte fonda, quando prese a camminare lungo quella strada infinita.
Dove stesse andando non lo sapeva nemmeno lui, forse ovunque, forse da nessuna parte.

Era buio, faceva freddo, le stelle splendevano e non sapeva se sarebbe tornato.




note:
l'ispirazione mi viene solo quando sono depressa, triste e in preda all'odio per me stessa, yuppy.
Sono comunque felice di essere riuscita a scrivere qualcosa per questo splendido fandom, amo questo manga nonostante sia ancora agli inizi e ovviamente l'angst non poteva mancare, io amo l'angst, almeno non soffro da sola.

fatemi sapere se vi è piaciuta, un kis1


Mae

❝Timeless❞ ➳ Vanitas No CarteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora