III - Un finale desiderato

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"Ricordati che mi devi ancora un finale. Uno vero."

Segreteria telefonica. Di nuovo.
'Ultimo tentativo.', prometto a me stessa premendo per l'ennesima volta la cornetta verde accanto al tuo contatto.

"Pronto?", si sente dall'altro capo della linea.
Da parte mia soltanto silenzio. Risentire la tua voce dopo tutto questo lasso di tempo, provoca in me sensazioni indescrivibili e contrastanti tra di loro.
"Pronto?" ripeti di nuovo.
Ho pochi secondi per rispondere; probabilmente a breve riattaccherai.
Faccio un profondo respiro nella maniera più silenziosa possibile che mi riesce e mi sforzo per dire quelle quattro parole che da giorni mi ripeto nella mente.

"Ei hai del tempo libero in sti giorni?"
Alzo gli occhi al cielo, non era quello che ti avrei dovuto dire.
E poi penso a quanto possa risuonare stupida come frase. È ovvio che tu abbia del tempo. Ma tempo per cosa? O meglio, per chi? Per me forse no, non più.

Dopo una tua risposta affermativa, chiedo se ti va di vederci. In un giorno qualsiasi, in un posto qualsiasi e ad un orario qualsiasi. Mi sto rendendo veramente ridicola.

Nei pochi secondi di attesa immagino come sarà il nostro incontro.

Sarei sicuramente in anticipo di una bella decina di minuti, seduta ansiosa sulla panchina della stazione aspettando l'arrivo del treno perennemente in ritardo.
Vedendoti scendere, tra altre centinaia di corpi, ti sorriderei imbarazzata. Una volta vicino a me, ti guarderei giusto per un attimo negli occhi, per poi distogliere subito lo sguardo e arrossire, mentre giocherello nervosa con l'elastico per capelli legato al mio polso.
A quel punto mi saluteresti, io rialzerei il volto giusto un poco e ricambiarei impacciata e tentata dall'abbracciarti. Ma questo probabilmente non succederebbe mai perché, come al solito, non ne troverei il coraggio. Spererei invano che lo faccia tu, ma sono certa che non ne sentirai il bisogno. A differenza mia.

Mani in tasca e grattatina di capelli, è questo che fai quando sei in imbarazzo. Perché ti assicuro che lo sarai pure tu.

Bene, ora che entrambi ci sentiamo a disagio, possiamo incamminarci. Ti mordi le unghie mentre io fingo di cercare qualcosa in borsa, lanciandoti qualche occhiatina di nascosto per tentare di scattare con la mente qualche nuova fotografia. Così, arrivata a sera, la potró aggiungere al mio album immaginario, che inizierei a sfogliare da capo.

Il silenzio si fa sempre piú pesante e sembra che nessuno dei due abbia intenzione di parlare. I piedi si muovono da soli, uno davanti all'altro senza avere una meta ben precisa.

"Che bella giornata", butti lì tu riferendoti al meteo. Alzo gli occhi verso il cielo mentre una nuvola copre i raggi del sole. Sorrido per l'ironia.

Stiamo camminando da qualche minuto ormai. Fingo di essere stanca, per potermi sedere su una panchina all'ombra di una betulla in mezzo al parchetto. 'Sono pure allergica al polline di betulla' penso. Cazzo, mi sto distraendo con pensieri inutili. Starnutisco. 'Ecco lo sapevo', penso abbassando le palpebre. La mia mente decide di proseguire con discorsi insensati, che non fanno altro che distrarmi. Pure lei si prende gioco di me.

"Puoi anche sederti", ti dico con un cenno. Decidi di rimanere in piedi, senza rispondere, con lo sguardo basso, sempre fisso sulle tue scarpe.
"Mi sei mancato", proseguo. Oddio, l'ho detto veramente? O forse l'ho soltanto pensato; sarà la testa che continua a fare brutti scherzi. Finalmente sollevi il volto da terra. Non rispondi. Ti ho messo in una brutta situazione, lo so. Ti avvicini lentamente e dall'alto lasci un insistente bacio sulla mia fronte. Mi erano mancate le tue labbra sulla mia pelle. E le tue mani che mi accarezzano i capelli. Il contatto inaspettato provoca dei brividi lungo il mio corpo.
Chiudi gli occhi e poggi la tua fronte alla mia, mentre i nostri respiri si fondono all'unisono.

Ti guardi attorno e imbocchi il sentiero principale al centro del parco. Non ti volti più indietro. E te ne vai. La tua decisione l'hai presa, giusta o sbagliata che sia.
Ti seguo attenta con lo sguardo finché svolti a destra, sparendo dalla mia vista.

Nessuno sembra essersi accorto di noi; i bambini continuano a giocare e a ridere, le mamme chiacchierano tra di loro e i cani si rincorrono nel prato. La vita che credevo essersi bloccata, sta imvece proseguendo per tutti, come se nulla a fosse.
Mi godo la scena riscaldata dal tiepido sole di primavera, mentre una lacrima solitaria scorre lungo la mia guancia. La asciugo con il dorso della mano e sorrido.
Non ho motivo di essere triste, ho ottenuto quello che volevo. Finalmente un addio, uno di quelli veri.

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Lo so, è da mesi che sono sparita. Ho scritto molto poco in questo lungo periodo, e anche quel poco non era abbastanza soddisfacente. O sono diventata troppo esigente, o semplicemente non era un buon periodo per scrivere. Non so se vi è mai capitato, ma a me succede spesso. Proprio quando l'ispirazione non arriva, e tu puoi stare anche ore ed ore con una penna in mano, ma il foglio rimane bianco nonostante tu continui a fissarlo. Per quanto mi riguarda non c'è nulla da fare in questi casi.

Comunque mi siete mancati e mi piacerebbe che vi faceste risentire, nei commenti o nei messaggi.
E spero che questa piccola one-shot vi sia piaciuta. Io ci ho messo il cuore. È dedicata ad una persona speciale, anche se di speciale ha ben poco.

Le regole di questo "libro" sono sempre le stesse, le trovate nel primo capitolo. Vi aspetto numerosi, buona giornata a tutti!

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