Mi svegliai con un martello che mi batteva sulla testa, sentivo che da un momento all'altro si sarebbe divisa in due. E probabilmente tutto quello che ne sarebbe venuto fuori sarebbe stato alcool. Già, avevo bevuto troppo alla festa, ma non abbastanza da dimenticare la lite tra Adam e Luca. Mi voltai e affianco trovai Emma con la bocca aperta e il trucco sfatto, non era messa bene nemmeno lei. Cercai di alzarmi piano e appena ci riuscì una fiondata di vomito mi uscì dalla bocca. Il tappetino in camera di Emma era andato, che dispiacere. Era rosa e tutto peloso, non lo sopportavo. Fortuna che era domenica e non dovevamo andare a scuola, quindi mi tolsi il vestito e lo abbandonai per terra, andai sotto la doccia e feci con calma. Presi l'accappatoio di Emma e me lo misi, era come se fossi a casa mia. Quando tornai in camera lei ancora dormiva, aprì i suoi cassetti e ne presi mutandine e reggiseno, poi le fregai pure un paio di pantaloni e un maglioncino. In cucina c'era suo padre che mi vide e mi rivolse un tenero sorriso. Devo ammettere che mi ha cresciuto più lui di quanto abbia fatto mio padre negli ultimi anni.
"Buongiorno!" disse trattenendo una risata.
"Dillo pure che sembro uno zombie.." bofonchiai.
"Ma quale zombie! Tu sembri già morta!" e rise.
Una volta ripreso mi preparò la colazione, parlammo un po'. Mi chiese come stava andando con Adam e io cercai di cambiare argomento. Dopo un po' svegliai Emma che piazzo il piede sul mio vomito. Avevo dimenticato di togliere il tappeto. Tirò un urlo di disgusto e ne seguì vomito anche da parte sua. Quel tappeto era decisamente da buttare.
Mamma passò a prendermi verso mezzo giorno, non potevo di certo sfuggire al pranzo della domenica con le zie. Domande su domande, Adam di qua Adam di là, la scuola, il futuro. Avrei ficcato un mela in bocca ad ognuga. Non fraintendetemi, volevo un gran bene alle mie zie, ma come mia madre ficcavano troppo il naso nei miei affari. Fui salvata, o almeno credevo, dal campanello.
"Vado io, mamma..." la guardai dritto negli occhi facendole capire che non ce la facevo più a stare a tavola.
Corsi giù per le scale del condominio e aprì il portone: mi trovai davanti Luca, con un occhio nero e il labbro gonfio. Non mi diede il tempo di parlare, mi afferrò per il braccio e mi trascinò fuori.
"Me lo spieghi perché stai con uno che ti tratta come una merda?!" era furioso "Anzi, guarda, mi sa che le merde hanno più dignità di te!"
Questa era pesante, le lacrime si accumularono ed ero sull'orlo di un pianto. Eh si, una piagniucolona.
Lui fece un respiro profondo, era dispiaciuto."Scusami.. non volevo. Solo che non riesco a capire! Non hai paura che un giorno ti metta le mani addosso? Sono preoccupato per te."
Non ci vidi più.
"Ma come ti permetti di dire una cosa del genere! Che non ho dignità e che mi tratta come una merda, tu che ne sai? E ti preoccupi per me che nemmeno mi conosci? Ma per favore, se hai del tempo da perdere trova un altro modo." Il mio tono di voce era troppo alto, mia mamma si affacciò dalla finestra e chiamò il mio nome, la ignorai.
"Ti conosco invece. E comunque sia, non è giusto che ti fai trattare così, potresti avere di meglio..."
Non dissi niente, rientrai sapendo che non mi avrebbe trattenuta. Chiusi il portone e mi fermai un attimo sulle scale. Come poteva dire una cosa del genere, l'amore è questo, è volersi bene nonostante i difetti, è accettarsi.. giusto?
Ripensai ai suoi occhi così famigliari e a come poteva dire di conoscermi se era arrivato nella nostra scuola poco più di un mese fa. Lasciai perdere e tornai in casa dove ovviamente venni tormentate da mia madre. Mi arresi al suo potere da ficcanaso e le raccontai tutto, lei se ne intendeva di uomini... purtroppo! Fece una faccia preoccupata, non era mai stata molto entusiasta di Adam, ma aveva sempre lasciato correre e nonostante lui non si mostrasse educato e disponibile con lei, lei ricambiava con un sorriso.
"Forse non è quello giusto per te."
"O forse è solo stressato dalla scuola, insomma è in quinta e all'inizio la nostra relazione non era così." Risposi.
"Certo, può essere. Ma ricorda che l'inizio di ogni relazione è una luna di miele, il rapporto vero è quello che si crea dopo, quando non si è più presi dall'emozione di una cosa nuova. O siete tanto innamorati da tenere viva la passione, o uno dei due si stanca."Passai il pomeriggio a prepararmi per la prova scritta di inglese, ma la mattina dopo non sapevo niente. Pensavo solo che dovevo parlare con Adam.
A scuola molti mi guardavano, probabilmente hanno sentito cosa è successo alla festa di Halloween. Per la prima volta in quattro anni fui la prima ad arrivare in classe, seguì Giovanni il cannato, testa bassa e faccia da pesce lesso. Poi Andrea e le sue amichette, entraron strillando.. tutte le mattine mi auguro che perdano la voce e stiano zitte per un anno buono, oche giulive. Prime due ore verifica di inglese, terza ora interrogava in italiano. Sapevo che Adam saltava religione e che andava in biblioteca, quindi chiesi di andare in bagno e lo raggiunsi.
Appena mi vide si alzò.
"Non c'è bisogno che ti siedi, non abbiamo molto da dirci. Abbiamo chiuso."
Inutile dire che rimasi spiazzata.
"E perché?" parlai piano, le parole mi morivano in gola soffocate dal pianto che cercavo di trattenere.
"Non voglio stare con una che se la fa con tutti!"
Non mi trattenni, gli mollai uno schiaffo. Potevo sopportare molto, ma quello no.
"Una che se la fa con tutti? Ho ballato con un ragazzo, ad un metro di distanza! Lui, che a malapena mi conosce ha più rispetto per me. Se c'è qualcuno che se la fa con tutti quello sei tu, l'amore sarà cieco ma io non sono ignorante. Vai un po' a farti fottere, drogato che non sei altro!" la mia voce si era fatta troppo alta e non sapevo da dove arrivava tutto quello che avevo detto. Ero riuscita a non tremare ma appena uscì dalla biblioteca mi traformai in una foglia mossa dal vento, le mie ginocchia mi abbandonarono e io mi acasciai a terra.
Per quanto potesse sembrare stupido io ci tenevo a lui, sapevo per certo che anche lui teneva a me. Mi resi conto però che gli avevo permesso di trattarmi come il suo zerbino, mentre io con lui avevo avuto sempre pazienza e affetto smisurato. Continuavo a sperare in quel cambiamento che sapevo bene non sarebbe mai avvenuto.
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Febelius
RomanceEva ha 17 anni, frequenta il liceo linguistico a Verona dove vive con sua madre. Da qualche mese sta con il ragazzo più desiderato della scuola: Adam. Il destino però le riserva molte sorprese, che potrebbero far vacillare tutte le sue sicurezze.