Chapter 1

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Era una serata normale, almeno per Anna.
Si sedette sul divano, accendendo la televisione.
Fece zapping fino a quando, trovando Channel 16, si fermò ad ascoltare meglio il telegiornale.

"Avvistati mutanti a New York! Passo la linea al nostro inviato"

"Grazie Carlos. Siamo sul posto. Su uno dei muri è presente un'ideogramma giapponese, che la scientifica sta esaminando. I testimoni sono stati interrogati dalla polizia e adesso anche noi faremo qualche domanda"

"Eravamo appena usciti dal cinema"

Affermarono due ragazzi.

"Quando siamo passati di qui, un tipo se la vedeva con quelli del Foot Clan.
Era enorme, non riuscivamo nemmeno a capire chi fosse!"

"O cosa...". Disse lei, sovrappensiero.
Sapeva che c'erano dei mutanti a New York. Ne era sicura. Li aveva visti, mentre osservava il cielo dalla scala anti incendio di casa sua, un appartamentino di tutto rispetto vicino alla sua scuola.
Era un'abitudine ormai, sedersi lì la sera a guardare le stelle. O almeno ci provava..
Non era mai riuscita a vederne bene le forme, solo le ombre, e senza alcun dubbio, quelle cose non erano umane.
Uscì anche stasera, nonostante la leggera paura che il telegiornale le aveva messo.
Era abituata ad affrontare di petto le sue paure e i guai che combinava da ormai sedici anni.
Si sedette sulla scala, guardando il cielo e il panorama bellissimo di New York, al buio.
Sentì degli strani rumori provenire dall'androne. Guardò giù e riuscì a constatare che, i tipi dei Dragoni Purpurei, stavano picchiando qualcuno, e purtroppo gli stavano facendo proprio male.
Quei teppisti erano convinti che l'intero quartiere gli appartenesse, e non perdevano occasione di ricordarlo a chiunque.
Ma neanche Anna era così gentile..

Tutta colpa tua Shane.

Entrò in camera, avvicinandosi all'armadio e prendendo la pistola giocattolo di Shane.
Si fece una risatina, quando si accorse che la sua idea era davvero geniale.

Pericolosamente stupida, ma comunque geniale...

Uscì, restando nell'ombra, lasciando visibile solo la mano che impugnava la pistola.

"Ehi fessi! Guardate che sono uno sbirro, vi conviene correre!".
Vedendo la pistola, quegli idioti si spaventarono e scapparono via, lasciando quel poveretto sul marcia piede, davanti l'androne.

Un vero poliziotto li avrebbe inseguiti..
Idioti.

Scese le scale anti incendio e si ritrovò davanti...

Una.. Tartaruga..?

Si avvicinò al mutante, con prudenza, mentre tremava e stringeva forte i due pugni, probabilmente per il dolore.
Lui o lei, aprí gli occhi, vedendola. Cercó di allontanarsi trascinandosi con un braccio, mentre l'altro sanguinava.

"No, no. Non aver paura, voglio solo aiutarti. Sei ferito, vedi? Riesci a capirmi?"
Ci fu silenzio. Poi rispose.
"Si...".
"Dai vieni con me!"
Tentennò un pò, ancora insicuro, ma sapeva che era messo maluccio, e che i suoi fratelli si sarebbero preoccupati, per questo cercó di alzarsi, invano.
La ragazza gli prese la mano.
Era sorpreso ma poi riprovò ad alzarsi. Sarebbe caduto di nuovo se lei  non fosse stata pronta a sostenerlo mettendo il suo braccio sulle sue spalle, per reggerlo in piedi.

"Non sono troppo pesante per te?".
"Giusto un pò, ma vivo in questo palazzo, al primo piano".
Gli sorrise, anche se lui restò serio.
Si fece forza e con un pò di fatica iniziò a salire le scale, arrivando alla portafinestra della sua camera.
Era rimasta aperta, cosí entrarono senza problemi e la mora fece sedere il mutante sul suo letto.
"Resta qui vado a prendere l'occorrente per medicarti".
Uscì e si diresse in bagno, prendendo la valigetta medica.

C'è un mutante..
In casa mia..
Cosa avrebbe detto Shane adesso?..

"Uhh, potresti farci un sacco di soldi!".

Perfido e senza cuore...

Tornò in camera sedendosi vicino a lui. Dopo di che, prese dalla valigetta delle garze e dei cerotti, e un disinfettante.
Bagnò della bombagia con un pó di disinfettante.
La ragazza iniziò a tamponare le ferite, che avevano smesso di sanguinare.
"Credo di aver finito. Per i dolori... Per te andrà bene un'aspirina?".
Accennó un si e lei andò a prendere, sempre dal bagno, un'aspirina, che sciolse pazientemente in un bicchiere d'acqua.
Tornò, dandogli il bicchiere.
"Sei.. Davvero uno sbirro?".
"No. Certo che no".
"Oh.. Beh, è stato divertente".
"Puoi dirlo!".
Accese la luce, ma la tartaruga si alzò prima che lei potesse girarsi di nuovo.
"Dove vai?".
"Reco solo disturbo, e poi sto meglio ora. Grazie".
"Aspetta! Non so nemmeno il tuo nome...".
"Mi chiamo Donatello, ma puoi chiamarmi Donnie".
"Io Anna".
Sorrise ed lei fece lo stesso.
Lo salutò con la mano, per poi voltarsi.

"Anna! Anna!".
"Non allontanarti, hai capito?
Se le nostre mamme ci scoprono mi fanno a pezzi, chiaro?
Quindi sta ferma qui".
"Mi sono preoccupato ieri, pulce".

Ma che-

Non ricordava neanche più la voce di Shane. Non credeva che potesse sentirla di nuovo..
Erano ricordi?
Erano sicuramente ricordi.
Ma perché adesso?

Okay..
È stata una strana e lunga serata..
Molto strana..

E domani aveva anche scuola, e nel pensare questo, un altro ricordo si fece spazio nella sua mente..

IL TEST DI MATEMATICA.
NON HO STUDIATO.

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