Stonington, Connecticut, 1830.
Il mio cuore si distrugge in tantissimi piccoli pezzi per la seconda volta in pochi mesi.
Lui è andato via, adesso ne sono certa. Nonostante fosse diventato un estraneo, nonostante fosse scomparso da settimane, ho sempre creduto fossero il lutto e il dolore a renderlo così freddo, che la sua assenza fosse necessaria a superare questo insormontabile dolore.
E ora che l'ho trovato, capisco che è tutta colpa mia. Sono una merce scaduta, una scatola vuota, inutile per lui. Perché dovrebbe tornare?
Mi sporgo in avanti, cercando di avere una vista migliore della vecchia locanda in cui continua a recarsi.
Non ha perso tempo a trovare nuovi passatempi. Lo guardo amoreggiare con una giovane donna, una ragazza che può ancora dargli tutto e che nei pochi secondi in cui trascorro a osservare il suo viso, mi ricorda tutto ciò che non sarò più, facendomi sentire ancora più inutile e senza valore.
Le lacrime mi scorrono sul viso mentre mi volto e mi dirigo verso il bosco senza un motivo preciso, senza una mente che possa pensare lucidamente.
«Perché è successo proprio a me, Signore? Cosa ho fatto di male per meritare una simile disgrazia?» impreco furiosa.
Mi tiro su l'abito voluminoso e, attenta a non inciampare nelle radici degli alberi, scendo attraverso un piccolo sentiero di terriccio.
«Non ti è bastato togliermi mia figlia, hai voluto anche il dono della mia fertilità.» continuo, rivolgendomi a chiunque abbia deciso di regalarmi un simile fato, all'unica divinità misericordiosa in cui mi hanno insegnato a credere.
Arrivo alla riva di un piccolo ruscello che attraversa la vegetazione e seguo il suo corso mentre la tristezza e il dolore continuano a segnare il proprio passaggio sul mio cuore.
«Cosa ne sarà della mia vita, adesso, Signore?» urlo un'ultima volta, prima che il peso del dolore mi schiacci a terra. Cado in ginocchio e stringo la terra fertile e bagnata tra i miei pugni. Mi accovaccio su me stessa mentre lascio che le lacrime scivolino via dal mio viso, feroci, desiderando ardentemente lo stesso destino per la mia vita. Il dolore atroce mi scuote le ossa, facendomi singhiozzare ancora una volta.
«Se posso permettermi, Signora, eviterei di sprecare fiato con lui. È rinomato per la sua assenza nei momenti più difficili della vostra vita. E comunque sarebbe un torto per le vostre labbra così dolci, pronunciare parole non ascoltate.»
Sussulto, alzandomi di scatto. Non mi volto verso chiunque possegga il dono di quella voce così soave e calda.
Arrossisco, imbarazzata per il modo in cui sono conciata. Cerco di pulirmi le mani sull'abito lungo, lasciando una traccia marrone di terra su di esso, poi, con le maniche del vestito, mi asciugo il viso dalle lacrime.
«Mi dispiace aver disturbato la vostra camminata con... con le mie urla, Signore. Gli ultimi mesi sono stati molto difficili per me e... e avevo bisogno di un momento da sola.» balbetto timida.
«Non dovete scusarvi. Capisco la vostra situazione, capisco cosa voglia dire sentirsi traditi e abbandonati. Anch'io come voi cercavo riparo dai miei pensieri in questa bellissima notte.» mormora ammaliante. «Forse il mio dolore si sentiva solo e ha trovato nel vostro un fedele compagno.»
Prendo un respiro profondo e finalmente trovo il coraggio di voltarmi verso di lui. I miei occhi si perdono sui lineamenti dolci del suo viso giovane e resto abbagliata dalla sua bellezza: i capelli lunghi e biondi gli sfiorano le spalle, gli occhi blu come il cielo di una notte di mezza estate sembrano aver trovato qualcosa di prezioso sul mio viso e il suo sorriso brillante come le stelle è il dettaglio più bello di un corpo angelico, avvolto in un elegante vestito nero.
STAI LEGGENDO
Krane: Il male puro
ParanormalE se il bad boy fosse davvero... cattivo? ------------------- Hailee Pierce, ventun anni, ha accettato la sua vita, nonostante il dolore. Ha accettato di non aver più molto tempo, nonostante la sua età. Ha accettato che la sua esistenza le scivole...