Escape.

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Ormai stavo correndo da circa un quarto d'ora, non ne potevo più, mi facevano male i piedi.
Mi seguiva, continuava a farlo.
Ansia, solo ansia.
Non volevo che mi raggiungesse, non volevo essere la sua schiavetta.
Il suo sguardo era malvagio, sadico e freddo.
Mi girai per vedere se ancora mi stava inseguendo e fu così: Non si arrendeva nemmeno lei, continuava ad inseguirmi.
Presa dal panico non guardai nemmeno dove stavo andando, e, girando un angolo, mi ritrovai in un vicolo cieco.
Il cuore mi batteva forte, spaventata e disperata, raggiunsi la fine del vicolo, dove si trovava un muro, e incomincia a graffiarlo.
Mi sentivo come un topo in gabbia, sentivo i suoi passi avvicinarsi sempre di più.
Ansia, solo ansia e una fottuta paura.
«Dove credi di poter andare?» disse con un tono intimidatorio.
Non riuscì a rispondere e continuai a graffiare il muro sempre con più forza, tant'è che le mie dita incominciarono a sanguinare.
« Che fai? Non mi rispondi? Te la stai facendo sotto?» Rise compiaciuta continuando a camminare verso di me.
« N-no, c-credo solo che p-persone come t-te non meritino r-risposta...»Dissi balbettando per la paura, ma non volevo ammetterlo.
Mi rispose con una sonora risata, evidentemente non aveva minimamente creduto alle mie parole, ciò mi turbó molto.
Smisi di graffiare il muro e, ormai sfinita, mi accasciai a terra.
Era dietro di me, sentivo i suoi occhi addosso.
Scoppiai a piangere, portando le mani sui miei occhi.
Mi mise le mani sulle spalle.
Singhiozzai più volte e mi dimenai con le ultime forze che mi erano rimaste.
Mi teneva stretta.
«Stai tranquilla, non voglio farti niente di male.» Mi sussurró ad un orecchio e scoppiò a ridere, dimostrazione evidente che mi stava prendendo in giro.
« Lasciami.» Dissi inorridita.
Mi prese in braccio come una sposa e incominciò a camminare verso l'uscita di quel vicolo, mentre io mi rannicchiai fra le sue braccia e poggiai la testa sul suo petto, piangendo.
Dopo un bel po' di strada, arrivammo a casa sua dove entrammo.
Accese le luci e mi mise sul divano, per poi andare in un'altra stanza.
"Non ha paura che scappo? Forse penserà che ho poche forze e non ci riuscirei, ma non si sbaglia affatto."
Notai un taglierino su un piccolo tavolo accanto al divano, così decisi di allungare la mano e prenderlo.
"La eliminerò, la odio, e comunque anche se non lo facessi..." Inghiottì  a vuoto "Sarà lei ad eliminare me..."
Stava tornando in salone, così nascosi il taglierino dietro la schiena.
«Hey, Christa, dovresti stare più calma. Ormai sei mia, accetta l'idea e fattene una ragione.» Disse con un tono di voce mellifluo e si sedette sul divano accanto a me.
«N-Non è vero, non sono tua, Ymir.»
Risposi, balbettando come al solito.
"Muori, essere schifoso!"
Estrassi il pugnali e la colpì  ad un fianco.
Urlò per il dolore, imprecandomi contro, così approfittandone mi misi velocemente seduta e, dopo aver allungato il taglierino al suo collo, la sgozza, senza nessuna pietà.

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