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Era fine novembre, pioveva, e si era soffermata a guardare l'acqua scorrere sui vetri della finestra della sua nuova casa con quella sensazione di vuoto dentro che spesso si ripresentava. Era una situazione completamente nuova e ciò che non conosceva l'aveva sempre spaventata. Non era mai stata una di quelle persone che si buttavano a capofitto senza sapere come sarebbe andata a finire. E anche in quel momento decise di non fare nulla, come sempre, e continuare a fissare impassibile quelle gocce che strisciavano sulla superficie liscia e fredda su cui stava poggiando la testa. Non voleva pensare a quello che sarebbe potuto succedere, non voleva analizzare quella sensazione per davvero, o meglio: non poteva permettersi di scavare a fondo. Dentro di lei c'era così tanto che a volte pensava di poter esplodere, ma soprattutto faceva male: non voleva riportare tutto a galla, si conosceva e non avrebbe retto. Voleva focalizzarsi solo su se stessa, sul suo cambiamento e su ciò che le avrebbe portato.

"Eleanor, puoi darmi una mano con questi scatoloni, per favore?", le chiese la sua coinquilina, ridestandola.

"Certo Meg, arrivo!", si precipitò ad aiutarla.

"Non c'era bisogno di chiamarmi col mio nome completo, sarei arrivata comunque!", continuò raggiungendola, pensando al fatto che raramente si sentiva chiamare con il suo nome intero. Lei era Ellie, per gli amici, i genitori, i conoscenti: lo trovava più comodo e la aiutava a sentire meno il peso di un nome così importante.

"Eleanor Katherine Ferraro, ho bisogno del tuo aiuto", dichiarò l'amica e risero entrambe.

"Agli ordini signorina Clarke!", concluse Eleanor, trascinando uno scatolone pieno di libri dal salotto alla sua camera da letto.

Megan era la sua migliore amica, la sorella che non aveva mai avuto, la classica persona su cui poter fare affidamento. Incredibile pensare come le loro strade, incrociatesi il primo giorno di università, non si fossero più separate. Facoltà di Scienze della Comunicazione, corso di economia, entrambe spaesate, si erano capite sin da subito.

Erano entrambe cresciute in Italia, Eleanor figlia di genitori con una forte passione per l'Inghilterra e per i Beatles: "Eleanor Rigby" era da sempre la loro canzone preferita e, nonostante non fosse tra le più allegre della loro discografia, decisero comunque di omaggiarla, dando quel nome alla figlia. Katherine? Semplicemente suonava bene alla madre che decise di aggiungerlo. Megan, invece, era figlia di madre inglese e di padre non identificato: non lo aveva mai incontrato, aveva sempre sofferto per la mancanza di una figura paterna e, nonostante spesso cercasse di nasconderlo, ad Eleanor, non era difficile intuire i suoi momenti di sconforto, la conosceva fin troppo bene.

"Tutto ok?", le domandò, infatti, mentre Megan rispose con un "Sì" poco convinto, ma soprattutto senza guardarla negli occhi, segno che qualcosa realmente non andava.

"Direi che ormai ti conosco, ne vuoi parlare?", continuò Ellie.

"No, lo sai ho i miei momenti, mi passerà. È la pioggia, mi mette malinconia", replicò Meg ed Ellie capì che, per quella sera, non sarebbe più dovuta tornare sull'argomento.

"Va bene, allora posa questi scatoloni e andiamo a vedere un po' di tv, ok? Ho fatto i pop corn prima!", per fortuna, per quella sera, bastò la frase di Ellie a farle tornare il sorriso.

***

Francesco era teso, una delle serate più importanti della sua vita stava per prendere forma sotto ai suoi occhi. Ci aveva provato per anni a sfondare nel mondo della musica, mettendoci tutto se stesso, tutto il sudore, tutta la passione che lo contraddistingueva. Ma per un motivo o per un altro la porta arrivava a chiudersi sempre dritta sulla sua faccia. Aveva perso fiducia e provato una grande rabbia e le chitarre rotte nei momenti di sconforto ne sapevano qualcosa. Come sapevano le persone che gli erano accanto da anni e lo supportavano con tutto l'amore possibile: suo padre, Sergio, che conosceva l'ambiente musicale e non aveva mai smesso di credere in lui, in cuor suo aveva sempre sperato che il figlio potesse veder realizzato il suo sogno. Sua madre che, anche se avrebbe preferito vederlo laureato (e glielo rinfacciava spesso), era una delle sue fan più accanite. Suo fratello minore Filippo, che lo considerava un punto di riferimento e che spesso lo seguiva nei suoi progetti musicali. E poi Dalila, la compagna, che aveva condiviso con lui i momenti peggiori, chitarre rotte incluse.

Pagina BiancaWhere stories live. Discover now