*ATTENZIONE SPOILER OTTAVA STAGIONE*
Parole:2100
*C'è una punta di Klaroline. È stato più forte di me, adoro questa coppia, l'ho dovuta mettere per forza!*
Ambientata dopo la 8x16
Damon bevve un sorso di bourbon e fissò di nuovo la fotografia con suo fratello. La adorava, la teneva sempre con sé e aveva copie ovunque. Era dura ammetterlo, confidarsi, aprirsi, ma la verità era che Stefan gli mancava come il primo giorno. Per lui, per il suo ricordo, non riusciva ad essere del tutto felice con Elena: continuava a pensare che la sua felicità era costata la vita di suo fratello. Dalla tasca dei pantaloni estrasse una piccola scatolina morbida; la mano gli tremava, era sempre una grande emozione toccarla. La aprì lentamente e osservò l'anello di diamanti che da tempo giaceva nella sua tasca. Non ricordava neanche il giorno in cui l'aveva comprato, era sicuro della sua scelta, Elena doveva diventare sua moglie, eppure non era ancora riuscito a darglielo.
Sentendo il rumore della porta, chiuse la scatolina e andò ad aprire.
- Buon compleanno!- risero i vicini di casa. Damon cacciò l'impulso di chiudere la porta. Osservò il signor e la signora Wheeler; avevano un viso leggermente rugoso, potevano avere cinquant'anni. La donna aveva i capelli corti tinti di rosso e l'uomo bianchi, in mano avevano un cesto di formaggi.
- Oh! Vi siete ricordati il mio compleanno, il che è inquietante dato che neanche Elena se n'è ricordata-
- Elena è impegnata all'ospedale ma noi abbiamo indagato- sorrise porgendogli il cesto.
- Peccato che sono allergico ai latticini- rispose Damon.
- Quanti anni compi?-
- Intendi calcolando gli anni in cui sono stato vivo o anche quelli dove semplicemente non ero morto?-
-Ah ah ah! Sei così divertente, ti auguriamo un felice compleanno. Possiamo entrare?- chiese l'uomo.
Il Salvatore sorrise ampiamente e rispose con un secco no. I loro sorrisi si spensero.
- Grazie del pensiero e arrivederci- e chiuse la porta.
Buttando i formaggi per paura che fossero avvelenati – o che la loro stupidità li potesse contagiare– si diresse lentamente in cucina pronto ad aprire dell'altro bourbon. Infondo non esisteva modo peggiore per festeggiare i trent'anni da "umano": Elena non era in casa, Stefan non c'era e lui era solo. Mistyc Falls era ormai vuota: Caroline, Bonnie, Matt e Alaric erano andati via. Dell'intero gruppo erano rimasti solo Elena, Damon e un mucchio di morti.
Guardò l'orologio e si accorse che ormai Elena sarebbe dovuta rientrare, appena elaborò questo pensiero il telefono squillò.
- Elena è successo qualcosa?-
- No tesoro sono semplicemente rimasta a piedi. Potresti venirmi a prendere?-
Damon afferrò il giubotto, le chiavi ed uscì.
- Arrivo. Purtroppo c'è un'ora di strada, ma tu rientra in ospedale e aspetta lì-.
Entrò in auto e mise velocemente in moto. La strada fu silenziosa e cupa.
- Bei trent'anni eh?- disse improvvisamente Stefan accanto a lui.
- Ho bevuto un po' troppo- mormorò Damon osservandolo.
- Decisamente, per fortuna hai sempre sopportato molto l'alcool- sorrise.
Damon l'osservò afferrare la foto di loro due.
- Sei sempre così dolce. Ma come è possibile che ora che sono morto mi tratti così bene?- rise ma Damon non ci trovò nulla di divertente.
- E dai, sorridi. Insomma quanti anni fai in realtà? 170 o 180? Ho perso il conto-
- E lo chiedi ad uno ubriaco?-
- Sai che ti dico? Meglio non ricordare! Tu hai compiuto trent'anni, gli anni da vampiro non contano-.
Guardò davanti a sé.
- Come passa veloce il tempo. Sei arrivato, ci vediamo alla prossima bottiglia- e scomparve.
Damon guardò per un attimo la poltrona vuota e si pentì di non averlo guardato meglio in viso. Voleva ricordarsi le sue lineature che, da qualche tempo, aveva dimenticato. La notte non riusciva a dormire molto bene, ciò che la sua mente stava scordando, lo tormentava: non ricordava più neanche il suono preciso della sua voce. Scosse la testa, poi chiamò Elena.
- Damon sarà almeno un'ora che provo a chiamarti. Temevo fosse successo qualcosa- disse sollevata.
Il Salvatore ascoltò confuso.
- Non capisco. Io sono qui fuori ma non vedo la tua auto e poi perché hai provato a chiamarmi?-
- La macchina è partita! Fra dieci minuti sarò arrivata a casa-
- Cosa?!-
- Mi dispiace-
Damon sospirò, si passò una mano sul viso e si tranquillizzò.
- Non preoccuparti. Fra un'ora sono lì-
- Sicuro che non sei arrabbiato?-
Sorrise sincero.
- Mi hai stregato, non riesco ad essere arrabbiato. Bonnie è una strega ma tu sei malefica-.
Elena rise e lui mise in moto.
- Lo so che in questo periodo ci sono poco, ma in ospedale è un periodo complicato-
- Stai tranquilla tesoro. È tutto okay-
- No, non è tutto okay. È il tuo compleanno e io l'avevo dimenticato! Sono una pessima compagna-.
Rise:- È solo un giorno come un'altro. Senti, se proprio vuoi rimediare c'è una cosa che potresti fare-
- Cosa?- sussurrò debolmente la Gilbert.
- Un bicchiere di buon vino sul nostro morbido letto potrebbe bastare-
La sentì ridere.
- Beh allora ti aspetto- e chiuse.
Damon non vide suo fratello durante il tragitto di ritorno, quel poco di alcool che aveva in circolo era stato completamente smaltito.
Dopo quel che gli parve un'eternità arrivò a casa. Si allarmò quando vide tutte le luci spente e subito corse ad aprire.
- Elena!- urlò terrorizzato.
Si aspettava un'attacco, ma ciò che vide lo lasciò di stucco. Le luci si accesero e dai divani saltarono fuori un mucchio di persone conosciute.
Vide due uomini biondi: uno assolutamente inutile, un'altro invece abile cacciatore.
- Alaric! Matt- sussurrò mentre l'amico lo abbracciava. Non lo vedeva da anni.
Poi scorse la stanza e vide la piccola Bonnie che gli saltò addosso come un Koala. Come ai vecchi tempi, solo con un po' di rughe in più. Guardò ancora e vide il piccolo Jeremy e poi Elena. Era felicissimo, ma poi vide Caroline; il suo sorriso si spense e la sua gioia si trasformò in rabbia.
- Cosa ci fai qui?!- disse andandole incontro.
La bionda, che prima sorrideva, adesso era in posizione di difesa.
- Attento a ciò che fai- sussurrò.
- Con quale coraggio osi presentarti qui dopo ciò che hai fatto!-
Elena intanto gli era accanto e lo teneva.
- L'ho invitata io!- urlò all'improvviso e Damon fece un passo indietro.
- Ti avevo detto che era una pessima idea. Bene, io me ne vado- disse Caroline tranquilla anche se la sua voce risultava un po' spezzata; sembrava esserci rimasta male.
- No aspetta! Mi hai promesso che saresti rimasta-
- Si ma...-
- Aspetta solo dieci minuti- poi afferrò Damon e lo portò in cucina.
- Si può sapere che ti prende?!-
- Che mi prende? Come hai potuto portarla qui è la vera domanda-
- È pur sempre una delle mie migliori amiche! Inoltre non ha fatto nulla per essere trattata così-
- Nulla dici? Ha mancato di rispetto a mio fratello!-
- Si è solo innamorata di nuovo, ma non ha mai smesso di ricordare Stefan!-
- Klaus è un insulto alla sua memoria. Davvero ti sta bene che sia il suo compagno?-
- Se la rende felice si- affermò sicura.
- Ma ha provato ad ucciderti!-
- Tu hai quasi ucciso Caroline, ma lei non mi ha mai rimproverato il fatto che sto con te-.
Damon rimase un attimo zitto, incapace di controbattere, poi parlò:- Ha ucciso Genna, la madre di Tyler e molta altra gente!-
Lei gli mise una mano sulla guancia.
- Tu hai ucciso Vicky, ucciso mio fratello, Alaric, lo stesso Tyler e hai provato ad uccidere Bonnie. Neanche tu sei un santo. Anzi sei come Klaus-
Damon rimase un momento spiazzato, deluso dalle parole pungenti della compagna, ma poi tutto ciò che aveva fatto gli apparve di nuovo e, capendo che non aveva poi tutti i torti, guardò a terra.
- Non è il momento di perdonare Caroline? Non dico di accettare Klaus che, come hai potuto vedere, non è qui, ma semplicemente di accettare Car- sussurrò la dolce Elena.
- Ti prego, è stato molto difficile organizzare la festa-.
Damon la guardò per un'istante poi capì che poteva fare un piccolo sforzo. Infondo era solo una sera.
- Okay-
La serata trascorse tranquilla e Damon si accorse che gli mancava stare con quella gente... perfino con Caroline.
Tutto sommato fu una bella festa di trent'anni.
Quando fu il momento di salutare, Caroline guardava Damon in disparte. Insicura di ciò che avrebbe dovuto fare. L'ex vampiro allora si avvicinò lentamente stupito del suo stesso comportamento. Le disse che i suoi occhi azzurri gli erano mancati. Lei lo guardò e il Salvatore giurò di aver visto una lacrima rigarle il volto, poi l'abbracciò e lei lo strinse fortemente. L'aveva vista crescere, l'aveva vista maturare, essere trasformata, uccidere... Erano parte l'uno dell'altra; erano una famiglia.
- Io ho amato tanto tuo fratello e solo ricordare il suo nome mi fa soffrire terribilmente, ma quando sono con Klaus il dolore diminuisce. Non so come, ma lui e Hope mi danno la pace che solo Stefan mi procurava-.
Damon le accarezzò la folta chioma bionda poi le disse che era normale innamorarsi e che, infondo sapeva che lei e l'Ibrido sarebbero finiti insieme. Poi lei si staccò, sorrise e andò via.
Quando rimasero solo Damon e Elena lui le prese la mano e la portò di sopra.
- Grazie della sorpresa- le sussurrò.
- In realtà le sorprese non sono ancora finite- rispose rossa in viso.
- Cosa vuoi dire?-
Si accarezzò la pancia e lo guardò.
- Vuoi dire che... Che io-
Balbettò cadendo in ginocchio e portato la faccia all'altezza del suo ventre.
- Diventerai papà- pianse felice Elena e lui si alzò. La baciò dolcemente poi, improvvisamente si inginocchiò.
- Adesso tocca a me- e prese la scatola che giaceva nei suoi jeans.
La aprì e Elena si portò le mani alla bocca.
- Vuoi farmi l'onore di diventare mia moglie?- le domandò.
Lei lo fece alzare e, annuendo felice, lo abbracciò.
- Promettimi che sarà per sempre!- gli disse.
Lui la prese in braccio e la guardò.
- Lo prometto-.- Questa regola è molto stupida!-
- È un'iniziativa dell'ospedale. Si crede che, vedendo solo la madre, la bambina avrà più sicurezza nel suo essere donna-.
Damon guardò la dottoressa incapace di comprendere, poi sentì Elena urlare e per poco non la strangolò.
- Mia moglie ha bisogno di me!-
- La potrà vedere non appena il parto sarà finito-
- Damon se vuoi posso...- sussurrò Klaus. Ma il Salvatore gli rispose con un secco no. Non avrebbe mai accettato il suo aiuto, mai. Ancora arrabbiato si tornò a sedere e guardò la sua famiglia. Bonnie sembrava tranquilla: di tanto in tanto si alzava facendo qualche domanda ai dottori e poi si risedeva.
Jeremy era poggiato alla porta della sala parto e attendeva, mentre Matt gli rivolgeva qualche stupida battuta per tirarlo su. Alaric giocava a "mi chiamo MicheleGiuele" con le bambine che ormai avevano compiuto dieci anni. Pensò che un giorno anche lui avrebbe fatto lo stupido in pubblico con sua figlia, anche lui avrebbe portato a scuola la bambina e l'avrebbe tirata su di morale.
Caroline camminava avanti e indietro come se il padre fosse lei. Poi il suo sguardo si fermò su Klaus; pensò che lui era l'unica nota stonata in quella fantastica melodia – non che Matt fosse tanto meglio, ma nel tempo la sua stonatura era diventata abituale e "sopportabile"–. Si fece coraggio, l'aveva promesso a Elena, a sua moglie. Le aveva promesso che avrebbe resistito alla sua presenza. Sorrise guardandosi l'anello, poi tornò a guardare i due.
- Caroline devi calmarti-
- Klaus un parto è una cosa seria-
- Lo so, ma vedi che anche tu hai partorito. Inoltre Hayley è riuscita a partorire in una chiesa, quindi Elena starà bene-.
Caroline lo osservò piano prima di tornare a camminare.
- Elena è sempre stata debole. Io ero un vampiro, Hayley un lupo. Lei è un'indifesa umana che non ha neanche il sostegno di suo marito- .
Klaus rise a quella frase, poi le afferrò il braccio e lasciò scivolare la sua mano fino a stringere dolcemente quella di Caroline. La bionda si fermò, lo guardò e sorrise debolmente.
- Grazie per essere qui-
- Per te farei di tutto. Spero solo che New Orleans non cada a pezzi-.
La Forbes gli lasciò la mano, si avvicinò e lo abbracciò.
Damon vide Klaus annusare i suoi capelli e giocarci leggermente, poi si separarono e la bionda gli posò un piccolo bacio sulle labbra.
- Ti amo Caroline- sussurrò.
La piccola vampira si staccò e lo guardò confusa.
- Non me lo avevi mai detto-
- C'è sempre una prima volta-
- Il signor Salvatore?-
Damon saltò sentendo il suo nome e corse verso l'infermiera, seguito da tutta la famiglia.
- La piccola è nata, non ha ancora aperto gli occhietti ma sembra perfettamente sana-
Senza aspettare il permesso, si precipitò nella stanza e accarezzò Elena che, intanto, sembrava distrutta.
Si sarebbe addormentata a breve; le sussurrò un semplice "ti amo" e le lasciò un bacio sulla fronte prima di vederla chiudere gli occhi. Sentì il pianto di un bambino e le sue ossa si pietrificarono. E se fosse stato un pessimo padre? Se fosse stato un tiranno? Se fosse stato troppo passivo? Se i fantasmi del passato avrebbero chiesto di sua figlia? Debolmente si alzò e guardò la bambina dai capelli corvini.
- Come la vuole chiamare?-
Il Salvatore ci pensò un po'.
- Non ne sono sicuro, ma credo la chiamerò Lily. Lily Genna Salvatore-.
L'infermiera sorrise e gli porse la piccolina. Damon la guardò, poi lentamente allungò le mani e la prese. Sembrava un angelo: era pallida, piccola e dai ricciolini morbidi, gli occhi erano ancora ignoti.
Dopo qualche secondo in "paradiso", la piccola cominciò ad aprire gli occhi. Damon guardava estasiato, dimenticandosi di ogni suo dubbio. Era papà. Importava solo questo. Si domandava di che colore fossero quegli occhi: azzurri come i suoi? Verdi come quelli di suo fratello? Marroni come Elena?
La piccola finalmente li aprì e Damon per poco non urlò.
Erano rossi. Rossi come il sangue dalle venature rosso fuoco. Con una punta di terrore arrivò ad una crudele verità: quella bambina non era, del tutto, umana.
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Promettimi che sarà per sempre 《Delena》
Fiksi PenggemarTutto sembra perfetto nella vita di Damon e Elena: un matrimonio da favola, un lavoro come dottoressa, una vita da umani... Ma è davvero tutto così perfetto o Damon è ancora attraversato dai rimpianti per aver perso Stefan? Dopo l'ultima avventura...