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Sheril è venuta a vivere con noi insieme a sua figlia Dalila in seguito al matrimonio. Da quando Dalila è andata via di casa, però, Sheril ha sempre dato il meglio di sé perché tutto vada per il verso giusto. E per verso giusto intendo che si preoccupa di soddisfare tutti i bisogni della famiglia e soprattutto di far rispettare le regole spartite da mio padre.
La regola principale è che in nessuna occasione, in nessun modo e in nessun luogo si deve parlare di mia madre. Non devono esserci foto in casa che ritraggano il suo volto tanto meno oggetti a lei appartenuti. Infine non possiamo parlare di lei con gli amici, i vicini o i suoi conoscenti. Il suo nome non deve essere pronunciato.

<< Buon giorno, amore>> mentre si rivolge a mio padre, noto che Sheril sembra sempre più stanca e che il suo sorriso plastico, a differenza di quello di lui, sta crollando piano piano. Parla sempre meno spesso con Dalila e non sa cosa le stia succedendo.
Io sono l'unica in casa ad aver mantenuto i contatti con lei da quando se n'è andata.

<<Buon giorno amore mio. Stavo giusto dicendo a Crystal del fatto che dobbiamo parlare tutti insieme>>- Sheril lo guarda e accenna un sorriso misto tra la tristezza e la stanchezza-<<credo sia arrivato il momento di..>>

<<meglio parlarne a pranzo, con calma. Non credi?>> interviene lei

<<certo, amore. Come vuoi tu>> borbotta mio padre.

Credo di sapere già di cosa debbano parlarmi, ma non ho intenzione di rovinare i loro piani, per cui aspetterò siano loro a parlarmene per primi. Prendo lo zaino e li saluto mentre accenno un sorriso forzato.

Mentre esco li vedo avvinghiarsi come due adolescenti durante le prime fasi di una relazione. È così evidente che Sheril è incinta, ma lascerò siano loro a confermare la mia tesi.
Incrocio la strada e mi dirigo a casa di Derek. Suo padre, però, è già sull'uscio. Indossa ancora la camicia da notte e, intento a controllare la posta, mi sorride dicendo che Derek non sta bene per cui non andrà a scuola. Gli accenno un sorriso, annuisco e lo saluto mentre continuo a camminare. Oggi non vado a scuola.
Imbocco la strada che porta alla stazione del treno e salgo sul primo treno diretto a San Francisco.

Accompagnata da wake me up when September ends, penso alle regole impartite da mio padre. Non mi sono mai opposta alle sue decisioni e capisco abbia sofferto molto per colpa dell'abbandono da parte di mia madre, anche se non ne ho mai saputo il motivo, ma ho sempre creduto sia eccessivo volerla eliminare radicalmente dalle nostre vite. Ho smesso di chiedere di lei quando, all'improvviso, lui ha deciso che non avrei avuto bisogno del suo ricordo per crescere; ma le mie domande sono rimaste lì senza risposta, non le ho mai messe da parte.

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