Capitolo 1

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Mi sto preparando per andare a scuola e decido di mettermi un paio di pantaloni neri a vita alta, una canotta bianca con sopra una camicetta larga bianca e delle All Star bianche alte. Vado in bagno a pettinarmi (a fatica) e tento di domare i miei ricci ribelli, tentativo molto arduo, ma alla fine ci riesco e decido di raccoglierli in uno chignon fatto un po' a casaccio. Quindi inizio ha lavarmi la faccia, poi l'asciugo e mi metto una crema idratante; infine passo al trucco: mi faccio una linea di eyeliner, metto la matita nera sotto gli occhi, in modo da far risaltare i miei occhi verdi.

Guardo l'orologio e noto che sono in ritardo, prendo la borsa di corsa e scendo le scale; mi dirigo verso la cucina, saluto mia madre con un bacio sulla guancia e le rubo la fetta biscottata con la marmellata; mi allontano e, a passo veloce, vado all'ingresso e apro la porta; prima di uscire mi fermo: <<Ciao mamma! Ciao papà ! Vado a scuola.>> Loro mi rispondono: in coro: <<Ciao tesoro! Ci vediamo stasera e, buona giornata!>> . Chiudo la porta alle mie spalle e corro alla fermata dell'autobus e solo per un pelo riesco a prenderlo. Salgo e prendo posto nel sedile dietro alla mia migliore amica e al mio migliore amico che, nel frattempo, stanno ridendo e finalmente si accorgono di me. Mi saluta un ragazzo con gli occhi marroni e i capelli castano chiaro con un ciuffetto che cade sempre sull'occhio sinistro e che lui subito sposta per il fastidio: <<Ciao Alex!>> mi dice Fred con un sorriso a 32 denti. <<Che scatole! Oggi abbiamo la Fernandez alle ultime due ore, quella ci odia!>> dice la ragazza con i capelli tinti di nero e lo shatush blu e una frangia lunga che le copre gli occhi azzurri seduta al suo fianco . <<Emma sei sempre così pessimista!>> rispondo io. <<Vorrei vedere te al nostro posto Alex>>. Il fatto è che Fred e Emma sono miei compagni di scuola, ci conosciamo dall'asilo e da allora non ci siamo più separati e ora che siamo al liceo, abbiamo pochi corsi in comune: loro due hanno scelto come seconda lingua lo spagnolo mentre io ho preferito imparare  il giapponese. Dicevano che la loro insegnante, la Fernandez, li odiava perché erano casinisti, strani e, diciamoci la verità , è non eccellevano molto nella sua materia. <<Non è colpa mia se vi piace chiacchierare>> aggiungo e loro, di rimando, <<Se fossi venuta con noi ti saresti divertita un mondo!>>. <<No, grazie, ci tengo alla mia media, e con voi di sicuro mi sarei distratta un sacco, non posso permettermi di passare al lato oscuro.>> rispondo io. Quindi mi sistemo tranquillamente sul sedile di pelle marrone scuro, tutto sciupato e vecchio, prendo l'mp3 dalla tasca e ascolto una delle mie canzoni preferite Dream on. Continuo ad ascoltare altra musica fino all'arrivo a scuola.

Giunti lì, scendiamo tutti e tre e ci dirigiamo verso la scuola; tiro su la spallina della mia borsa marrone (si nota che è molto usata) che ho decorato con alcune toppe che è in realtà tanti non sono altro che tipi diversi di marche e spille. Mentre camminiamo a passo veloce, Fred si sistema il ciuffo e Emma corre cercando di tenere il nostro passo. Arrivati al cancello ci fermiamo e io mi tolgo le cuffie, le arrotolo attorno all'mp3 e le ripongo dentro la borsa. A questo punto sento un brivido che mi scorre per tutta la schiena e quando succede sono solo guai in vista :<<Ecco la banda di sfigati al completo.>> Mi volto subito, mandando un'occhiataccia, poi rispondo: << Ecco invece la banda dei trogloditi e le loro groupie >> (ragazze che seguono un personaggio ritenuto popolare): erano Jack, un ragazzo molto alto e, devo ammetterlo mio malgrado, molto bello con la particolarità di avere l'occhio destro azzurro e l'occhio sinistro tra il verde e il marrone cosa che gli dà quel fascino in più, e poi ci sono i suoi due migliori amici Jackson e Rian e ovviamente non potevano mancare appresso a loro Jocelyn, Cara e Amber, << Groupie a chi? Sfigatella!>> mi risponde Amber. <<A te e alle tue amichette>> dico pronta io. Lei sta zitta e si volta verso Jack mandandogli occhiatacce perché non la difendeva, anzi, stava là fermo e si godeva lo spettacolo con un sorrisetto che a me faceva solo innervosire.

Innamorata del nemicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora