Capitolo 3.

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{Scusate se questo capitolo è abbastanza corto, non so voi ma io preferisco scrivere poco così che il capitolo abbia un senso invece di scrivere un papiro fatto solo di cazzate varie.
Comunque, spero che vi piaccia.}

Non andavo al centro psicologico da una settimana circa per il semplice fatto che non avevo voglia di tornare in quelle quattro mura e parlare dei miei problemi, preferisco tenermeli per me, ma ovviamente, la sfortuna viene sempre a farmi visita: mia madre vuole che torni e quindi in questo momento, per far contenta lei, sto nella stanza, in una delle sedie messe a cerchio, ad ascoltare i problemi altrui.
"Allora Lewis.."
"Louis." Risposi secco, non mi piace quando la gente sbaglia il mio nome.
"Louis, in quei giorni che sei stato qui non hai mai aperto bocca, parlaci un po' di te." Dice, e così tutti quanti si girarono verso di me, tutta l'attenzione era verso di me.

"Che dovrei dirle?
Mi chiamo Louis, ho 18 anni e da anni ho avuto molti problemi che mi hanno portato alla depressione.
Da anni ho quella sensazione di vuoto logorante, che ti fa stare male, un buco nero sempre più grande, avvolgente, che ti prende in una morsa e non ti lascia più, ti ricopre completamente a tal punto da chiederti 'dove sta la luce?' Come fossi avvolto da un sacco della spazzatura che ti soffoca e, ti impedisce di urlare."
"Come ti senti?" Continuò lui.
"Avete presente quando tenete troppo il biscotto immerso nel latte e quando lo tirate fuori si rompe? Ecco, io mi sento come quel biscotto immerso in un'immensa tazza di problemi, li assorbivo tutti e quando provavo ad uscire mi spezzavo e ci ricadevo dentro."
"Potrai trovare quella persona che riesce a tirarti fuori da quella tazza." Mi girai di scatto verso la persona che ha appena parlato, Harry.
"La gente è capace di tirarti su e poi di farti cadere di nuovo, la gente tradisce." Risposi io.
"Non tutte le persone sono così.
Devi trovare quella persona che ti aiuta ad uscire da quell'immensa tazza.
Non ti arrendere mai. Di solito è l'ultima chiave del mazzo quella che apre la porta." Finisce di parlare per poi sorridere.
Si preoccupa per me? Pensai tra me e me.
Rimasi zitto, non sapevo che dire, mi ha lasciato senza parole.
Semplicemente, aveva ragione ma quando qualcuno si rifiuta di farti entrare, ad un certo punto smetti di bussare.

"Posso chiederti una cosa?" Chiesi ad Harry dopo qualche minuto di silenzio.
"Certo, dimmi." Rispose lui senza esitare.
"Perché sorridi se sei triste?" Chiesi io.
"Hai mai visto il sole spegnersi solo perché pioveva?" Rispose lui.
E per la seconda volta in una giornata, Harry mi fece rimanere senza parole.

Broken soul || L.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora