Il primo giorno

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Mi svegliai su una panchina con un'aria intontita, mi guardai intorno e tutto era colorato vivacemente, con toni particolarmente accesi, come lo è una prima giornata in una nuova scuola.

Ero felice, fino a quel momento mi ritrovai obbligato a dormire in giro, come un barbone, forse perchè effettivamente lo ero, ma da quel giorno sarebbe cambiato tutto, avrei avuto una stanza nel dormitorio della scuola e dei compagni, che magari sarebbero diventati miei amici.

E mentre mi perdevo nei miei pensieri, passo dopo passo accorciavo le distanze tra me e l'enorme istituto in cui avrei potuto aloggiare per i prossimi cinque anni.
Avevo un'espressione carica di entusiasmo, mi tremavano quasi le gambe dalla felicità.

Intanto i miei occhi azzurri, profondi come il mare, ma freddi come il ghiaccio studiavano ogni individuo con una cartella in spalle davanti all'imponente cancello dell'entrata principale, "chi sa se sarà in classe con me... chi sa che potere avrà... chi sa se diventeremo amici..." pensavo ogni volta che lo sguardo si spostava su qualcun altro.

"Scusa, sai che ora è?" Interruppe i miei pensieri una persona dalla pelle pallida, quel classico colore bianco d'ossa.

Indossava vestiti invernali, nonostante l'estate fosse appena finita, erano una felpa blu con la pelliccia bianca nel cappuccio, dei pantaloncini neri piuttosto corti e delle ciabatte virilmente rosa gli indumenti da lui indossati.
La sua espressione... essa sembrava un ghigno quasi anormale che provava a soffocare il suo vero volto, o almeno così mi sembrava.

"Quindi? Che ora è?" Ribadì giustamente il ragazzo, "emh... scusa... non ho un orologio..." risposi a disagio, lui se ne andò e non potei fare altro che pensare "chi sa se verrà in classe con me...".

In un momento di noia mi sedetti sul muretto davanti a scuola continuandomi a domandare come sarebbe stato il rapporto con chi sarebbe dovuto stare in classe con me, ero agitato, fino ad allora la mia vita sociale era stata un vero disastro, così non potevo far altro che sperare di piacere ai miei futuri e momentaneamente ignoti compagni.

Il suono della campanella spazzò via le mie preoccupazioni, mentre una massa di persone si ammucchiò davanti al cancello.

Un signore di mezza età con una faccia estremamente seria uscì dal portone e iniziò ad urlare con una voce tagliente. Stava leggendo la tabella sul quale era scritta l'assegnazione delle classi ai vari studenti.
Scoprii più tardi grazie alle varie voci nel corridoio che quell'uomo era il preside della scuola.

Feci l'ultimo scalino e subito scorsi l'aula 375, la 1°I.
Entrai in classe e mi guardai subito attorno, eravamo numerosi.
Mi sembravano quasi tutti dei tipi a posto, poi c'era Jon.
Appena entrato nell'aula sentii gente urlare "Jon! Spegni quella dannata sigaretta!" Fu facile capire che quello sarebbe stato un fastidio per la classe.

Ma non mi dispiaceva il resto dei miei compagni, c'erano parecchie ragazze e si poteva notare dall'esterno che avevano diverse e particolari personalità, c'erano infatti ragazze che andavano da quella super gasata a quella più tranquilla, una di esse stava leggendo un libro di mio particolare interesse con un'espressione totalmente apatica.

Anche i maschi però sembravano simpatici, a parte Jon, lui no.
Uno di loro si divertiva usando la sua abilità per spaventare le ragazze apparendogli alle spalle, egli infatti poteva trasformarsi in quello che sembrava gas.

Mentre il mio sguardo stava viaggiando per l'aula si imbattè nel pallido ragazzo dell'entrata, non sapevo se esserne felice o triste, ma nel dubbio mi sedetti vicino a lui, infondo era l'unico con cui avevo già parlato, anche se minimamente.

Mi dovevo forse aspettare di essere salutato da quest'ultimo?
Fatto sta che non lo fece e tanto meno ricambiò il mio saluto, forse aveva la testa tra le nuvole, o magari si era offeso perchè non avevo un orologio, decisi così che ne avrei comprato uno dopo scuola.

H.A.S. ACADEMY: scuola di supereroiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora