Mie care lettrici questa è la mia nuova storia dopo tanto tanto tempo, spero che vi piaccia.
Capitolo 1
Il primo giorno di scuola, prima parte.Era da tanto tempo che non mi svegliavo così presto. Le mie mattinate, durante le vacanze estive, incominciarono circa verso l'ora di pranzo. Invece adesso mi ritrovo davanti allo specchio con la faccia da cadavere la mattina presto... penso che siano le sette ... forse anche le sette e mezza. Non voglio fare tardi già dal primo giorno di scuola. Per alzarmi dal letto ho dovuto pregare tutti i santi possibili per aiutarmi senza inciampare nella mia coperta.
Mi lavo i denti e mi vesto il più veloce possibile con i vestiti preparati la sera precedente. Chissà dove ho messo le mie scarpe nuove..."Forse le troveresti più facilmente se per una buona volta decidessi di mettere in ordine la tua stanza ... Bleah, sembra un porcile."
Ecco a voi la mia dolce e adorata conscience, ovvero la mia coscienza.
"Devi essere fortunata che io sia solamente la tua coscienza che tua madre, sennò ti avrei fatta correre a suon di pedate."
Non vi sembra dolcissima ?
« Norman, Tesoro? Scendi è pronta la colazione, fai presto altrimenti farai tardi il primo giorno di scuola»- disse mia madre urlando dalla cucina.
« Si Maman, scendo immediatamente»- urlai in risposta a mia madre.
Mia madre era di origine francese, era nata e aveva vissuto i suoi primi 18 anni in Francia, ma quando conobbe mio padre e si sono innamorati lo ha seguito qui in America, precisamente a Missouri. È una donna estremamente attraente, capelli lisci marroni, leggermente tendenti al rosso, occhi color nocciola e labbra carnose rosate. La solita donna francese impeccabile in qualsiasi occasione. Una volta sono andata a fare la spesa con lei e mi accorsi che non solo uomini, ma anche ragazzi molto più giovani di lei si giravano e la guardavano con occhi apprezzanti. Si era vestita con un semplice vestito rosso che aggraziava le sue forme da donna slanciando le sue gambe snelle e portava dei semplici tacchi neri. Lei non è stupida, sa che le persone, soprattutto di razza maschile, si girano per lanciarle sguardi languidi o provocatori. Una volta le chiesi perché si vestiva in questo modo, ma mi rispose semplicemente con un sorriso e disse ' per dimostrare alle persone di essere la moglie di tuo padre '. Mi sembrava strana come risposta ma non mi ci soffermai per molto tempo.
Mi infilai velocemente le scarpe che trovai sotto al letto e corsi verso la sala da pranzo dove mio padre stava sorseggiando il suo solito caffè nero mentre leggeva il giornale del giorno.
« Buongiorno Pape - dissi dandogli un bacio sulla guancia per poi sedermi vicino a lui - Cosa ci racconta il giornale oggi? » - chiesi mentre prendevo una fetta di toast per poi spalmarci sopra la marmellata di ciliegie.
Mio padre è la persona più semplice e gentile di tutto quanto il pianeta. Anzi che dico, di tutto quanto l'universo. Non si è mai arrabbiato con me, nemmeno quando da bambina una volta gli avevo tirato una palla da baseball addosso per poi colpire la televisione spaccando lo schermo...
Da piccola eri una bambina molto tranquilla eh?
Se per tranquilla intendi peste, sì, allora ero la bambina piu tranquilla tra le mie compagne di giochi.
Comunque, mio padre a parte ad avere un aspetto da ' uomo in carriera ' di mestiere fa il giornalista. No da gossip, lui non ritiene nemmeno un giornale quella 'rivista da quattro soldi'. Parole sue non mie. È un impiegato del giornale Wall Street Journal e lavora con il suo migliore amico d'infanzia.
« Mmh... nulla di che, solite cose principessa... Emozionata per il primo giorno di scuola ?» -mi chiese mentre posava il giornale alla sua destra e mi regalava un suo sorriso dolce mattutino.
«Non sono più una bambina Pape, puoi smetterla di chiamarmi principessa... » - dissi scocciata mentre prendevo un altro toast e spalmavo il burro di arachidi sopra.
Presi le due fette di toast, una con la marmellata e l'altra con il burro, per poi unirli e creare così il mio panino preferito di sempre. Ottimo per iniziare una nuova tortura scolastica.«Dovresti smetterla di torturare così il tuo povero stomaco » - disse mia madre guardandomi con una faccia schifata mentre beveva il suo latte di soia.
Ha ragione, non vorrai mica sentirti male il primo giorno di scuola?
Shhh, stai zitta coscienza di merda, non fai altro che sgridarmi per ogni cosa che faccio.
Quando tu inizierai a comportarti da ragazza diciannovenne quale sei non dovrò più sprecare la mia dolce e soave voce da usignolo.
Vorresti dire, la tua dolce e soave voce da tricheco in calore ?
Idiota ho la tua stessa voce.
« Cazzo...» - sussurrai ma comunque mio padre mi guardò accigliato per poi distogliere lo sguardo e alzarsi dal tavolo.
« Te ne vai già al lavoro, tesoro ? » - disse mia madre avvicinandosi a lui.
« Sì Marie, devo andare ormai si è fatto l'orario » - disse baciando mia madre sulle labbra con dolcezza.
Guardai l'orologio fisso sul muro e per poco non mi strozzai con la mia stessa colazione.
7:56? Stiamo scherzando spero ...
Guardai mio padre con occhi da cucciolo bastonato facendo il labbruccio sapendo che non potrà mai dirmi di no.
« Pape per favore mi potresti darmi uno strappo a scuola ? » - lo supplicai e sorrisi vedendolo sbuffare per poi farmi un cenno di sbrigarmi.
« Grazieeeeee Pape » - gli saltai addosso per poi abbracciarlo forte e per poi prendere il mio magnifico...
Vomitevole...
... toast e mangiarlo velocemente bevendo la mia tazza di latte e caffè per poi catapultarmi in camera per prendere lo zaino e la macchina fotografica. Non esco mai senza la mia macchina fotografica, nemmeno per andare a scuola, non si sa mai se trovo qualche soggetto che mi piace, e usare il cellulare mi infastidisce.
La tua esistenza mi infastidisce...
Stai zitta, non puoi comprendere la mia vena artistica.
In realtà nessuno può comprenderla, visto che fotografi solamente persone che mangiano gelato o bambini che corrono, oppure l'altra volta hai fatto una foto ad una tizia mentre si metteva il rossetto per poco non chiamava la polizia... Poi ce stat-
Sì, ho recepito forte e chiaro...
«Norman scendi, tuo padre ti sta aspettando in macchina, se non ti muovi se ne va!»
Porca...
«Arrivo!» urlai mettendo lo zaino sulle spalle e la macchina fotografica legata al collo per poi correre verso la macchina di mio padre.
.
..
Come vi sembra il primo capitolo ?
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Occhi Come Il Mare In Tempesta
RomancePer le persone Norman Moreau era una ragazza come le altre, non molto alta e nemmeno troppo magra. Una come le tante, dicevano i ragazzi della sua scuola. Ma la cosa che differenziava lei dalle altre sue coetanee era il suo carattere forte e risolut...