Capitolo 3

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Capitolo 3
E tu chi sei? Prima parte

«Mi ci voleva una bella scorpacciata di dolcetti» - dissi accarezzandomi la pancia con aria soddisfatta. Io e Annie eravamo sedute tranquillamente dentro al caffè mentre lei beveva un cappuccino con molta schiuma e io mangiavo i miei infiniti dolcetti. Devo ricredermi, questi pasticcini sono veramente buonissimi, finalmente la nostra scuola ha fatto qualcosa di buono in tutta la sua carriera scolastica.

« Mi sembri davvero soddisfatta Norman » - disse Annie mentre mi guardava con espressione dolce. Non ho mai capito perché Annie si è mai avvicinata a me. Lei è quel tipo di ragazza timida ed estroversa, ma che è dolce e generosa con tutti quanti. Invece io non sono così. Non sono dolce, carina o caritatevole, anzi se mi stai sulle palle te lo dico senza tanti giri di parole, ma non pensate che io sia la solita ragazza darkettona vestita di nero, piercing dovunque che odia il mondo. No, per nulla, mi piacciono i colori, soprattutto i colori pastello e do vita alle mie stranezze usando i capelli. Mi piacciono i capelli di qualsiasi colore: neri, gialli, rossi, marroni, verdi, blu, grigi, rosa, bianchi... a proposito, probabilmente il mio nuovo colore sarà il bianco... chissà come la prenderanno i miei genitori vedendomi con i capelli bianchi come zia Vittoria. Riesco a sentire le urla di mia madre, perché devo finirla di colorarmi i capelli come voglio e posso immaginare il viso di mio padre, corrucciato per non dar ascolto a mia madre nemmeno una volta.

Se tu parlassi con tua madre prima di agire, forse non succederebbe tutto questo casino per dei capelli.

Ha Ha Ha, molto divertente. Mia madre che mi da il permesso di colorarmi i capelli senza fare storie. Un sogno... no no, anzi , è così irreale che non può essere nemmeno un sogno.

«Annie, chi hai la prima ora ? » - dissi guardandola bere l'ultimo sorso di cappuccino.

« Mmh... - cercò qualcosa dentro al suo zaino e senza rendermene conto presi la mia macchina fotografica legata al collo e le feci una foto - Norman? Quel tick era quello della tua macchina fotografica ?» - mi chiese nemmeno guardandomi.

«Se ti dicessi che non ero io, mi crederesti ? » - la guardai con occhi da cane bastonato, poiché so che a lei non piace essere fotografata senza il suo consenso.

«Per nulla » - disse facendomi un cipiglio infastidito, socchiudendo gli occhi e facendo una faccia imbronciata.

« Annie, lo sai che non è qualcosa che controllo io. È una forza sovrumana che mi obbliga a fare le foto senza chiedere il consenso a nessuno.» - dissi teatralmente puntando il pugno verso il cuore in modo melodrammatico.

« Ti devo ricordare dell'ultima volta che hai fatto una foto a una ragazza mentre si metteva una maglietta nei spogliatoi della palestra ?» - disse e io mi girai dandole le spalle.

«Non mi ricordo... è successa una cosa del genere? » - dissi mentendo.

Invece ti ricordi troppo bene, quella ragazza si mise ad urlare e hai dovuto fare le montagne russe per convincerla a non andare dalla preside.

Non mi far pensare...

«Norman mi stai ascoltando ?»

« Si? » - dissi rivolgendole la mia attenzione e farle un sorriso tirato ricavando da lei un sospiro.

« Farò finta di crederci... comunque è suonata la campanella, dobbiamo andare in classe - disse alzandosi e io la copiai - Ci vediamo per l'ora di pranzo al solito posto ? » - chiese sistemandosi la cartella sulle spalle.

« Si mio piccolo bocciolo di rosa - recitai per poi fare un piccolo inchino verso di lei - ti aspetto davanti al nostro albero, dove abbiamo incoronato il nostro amore » - scherzai e come risposta Annie mi diede uno schiaffo non troppo forte dietro la schiena per poi andandosene salutandomi con la mano.

Annie e io al di fuori possiamo sembrare delle amiche come le altre, ma in realtà non è così. Annie può sembrare una ragazza che fa amicizia con chiunque, ma in verità ha solo me come amica. Ha sempre avuto problemi essendo molto timida, ma a causa della sua bellezza molti ragazzi le stanno dietro e le ragazze, invidiose della sua popolarità, l'hanno sempre esclusa.
Mi ci vedo un po' in lei. Anche a me, un tempo, molti ragazzi venivano dietro per portarmi a letto e le ragazze per questo mi evitavano, oppure mi prendevano di mira. All'inizio è stato difficile ignorare tutti i pettegolezzi o le occhiatacce, ma un giorno il mio livello di sopportabilità è andato troppo agli estremi e mi sono presa a capelli con una ragazza in primo liceo. Madison Cooper, soprannominata " Lady ".

Oppure " piccolo pellicano vestito con abiti firmati rosa "

Sorrido al ricordo di quel nomignolo da quattro soldi che diede la mia amica. La piccola e dolce Annie, in quel tempo, non riusciva nemmeno a bestemmiare, e le uniche parole, che diceva raramente, erano "merda" o "perdincibacco".
Adesso invece riesce a dire anche "cazzo", "troia", "vaffanculo", senza poi sentirsi in colpa.

Probabilmente passa troppo tempo insieme a te.

Probabile.

Ritornando al discorso della nostra odiata, volevo dire amata, Lady, ella ha scatenato la mia ira verso i ragazzi idioti che pensano soltanto a quante donne si devono portare a letto, oppure verso le ragazze oche che hanno come unico scopo quello di andare a letto con il ragazzo più "figo" della scuola.

Mi diressi verso la mia classe con passo lento e annoiato, mentre pulivo la lente della mia macchina fotografica con cura e dedizione. Non volevo che si rovinasse o peggio ancora graffiasse. Per comprare una lente del genere ho dovuto risparmiare tutta l'estate mettendo da parte quasi cinque dollari a giorno.
La mia bellissima Nikon, nessuno la deve toccare, nemmeno Annie può farlo, solo io.

Stavo per entrare in classe, quando sentii qualcosa urtarmi la spalla e per poco non facevo cadere la lente a terra.

«Porca puttana»- sibbilai tra le labbra mentre tenevo ben saldo la mia lente.
Pregate tutti i santi e chiunque dio che conoscete. Pregate che chiunque mi abbia urtata, abbia la delicatezza di chiedermi scusa e andarsene al quel paese.

«Guarda dove vai» - disse una voce dolce, ma allo stesso tempo rauca.
Alzai lo sguardo verso colui mi aveva quasi distrutto la cosa più cara che tenevo fra le mani e per poco non feci un passo indietro dalla durezza di quel viso.
Non avevo mai visto un viso tanto bello, ma altrettanto duro. Aveva gli zigomi scolpiti e carnagione olivastra e i suoi occhi color verde petrolio mi guardavano come se fossi la prossima preda da sbranare.

Click.

Spero per te che tu non abbia fatto ciò che sto pensando ...

Invece è proprio come pensa la mia voce interiore.

Ho appena scattato una foto al ragazzo, che fino a due secondi fa era pronto ad uccidermi con uno solo sguardo.

Adesso pregate per me.

Occhi Come Il Mare In TempestaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora