Capitolo 4

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Quando mi risveglio, mi ritrovo tra le braccia di Den e Grant e sento ancora sulla mia pelle la traccia delle lacrime della sera precedente. Mi capita spesso di avere queste "crisi" quando penso a mamma e al fatto che non c'è più. Ormai sono abituata e non credo ci siano dei rimedi per questo. Forse sono "malata" e ho bisogno di uno di quegli strizzacervelli che mi dia consigli su come affrontare le mie giornate, le mie paure e le mie mancanze. Forse sto solo bluffando, forse no. Non lo so. Non so più niente ormai. Mi alzo cercando di non far rumore per non svegliare i miei fratelli e mi dirigo in cucina. Voglio preparare loro la colazione. Ho una voglia matta di fare i pancake... saranno anni che non li mangiamo qui a casa.Molto probabilmente dalla morte della mamma. Allora, afferro dall'alto ripiano il vecchio quaderno delle ricette di mamma e mi metto ai fornelli. Non appena impiatto i pancake, qualcuno mi abbraccia da dietro e riconosco le braccia forti e il profumo di Den, quel dannato profumo di vaniglia che riconoscerei tra mille.
-Wow! Pancake...ti adoro Little-
-Sei grande sorellina- Adoro le espressioni dei miei fratelli quando sulla loro colazione aggiungo lo sciroppo d'acero...so che entrambi lo adorano.Subito dopo aver bevuto il mio cappuccino, mi vesto più veloce che mai,afferro il mio zaino e in meno di dieci minuti sono sotto casa di Eleonor. Aspetto, come è ormai abitudine, il giusto tempo che la mia migliore amica impiega per truccarsi e vestirsi .
Ci incamminiamo verso scuola, ma sono abbastanza taciturna. Per tutto il tragitto lascio parlare lei, preferisco non discutere di ciò che è accaduto ieri sera...so che la farei solamente preoccupare. So anche che lei ha interpretato il mio silenzio come un problema, ma dalla mia espressione riesce a comprendere che è meglio non toccare questo tasto dolente e provare,almeno, a distrarmi. Arrivate a scuola, prendiamo due strade diverse: io ho lezione di chimica ed Lennie ha storia.Infilo le cuffie nelle orecchie per avere un po' di compagnia.
Non appena entro nel laboratorio, la classe è già quasi al completo. Se non fosse per il fatto che il professore ancora non è in aula, penserei di essere in ritardo. Ho sempre preferito lavorare da sola, perché so che posso contare solo su me stessa e su nessun altro. Vado a sedermi al mio solito posto,nell'angolo in fondo a sinistra , per cercare di essere notata il meno possibile. Molte persone hanno cercato di sedersi accanto a me negli ultimi anni: non c'è mai stato bisogno che le mandassi via, erano sempre loro che se ne andavano. Non so il perché, sembra che attorno a me ci sia un muro invalicabile, un muro a cui nessuno vuole avvicinarsi. Meglio così, meno problemi per me. Entra il professore e tutti, inclusa me, indossano camice e occhiali protettivi. Sento qualcuno entrare, finalmente una persona in ritardo che non sia io, ma preferisco restare con la testa bassa. Riesco solo a sentire il Prof Miller dire "c'è un posto libero lì in fondo, vicino alla signorina Smith". Ho bisogno di un paio di secondi per realizzare cosa il mio insegnante abbia detto, ma ormai è troppo tardi, dato che il ragazzo è già seduto al mio fianco e dice " Salve, signorina Smith". Riconoscerei quel tono sarcastico ovunque.   -Non ci credo- l'ultima persona sulla faccia della Terra che avrei voluto vedere oggi.
-Sei contenta di vedermi, non è vero Dolly ?-
-Ci rinuncio, okay? Ci rinuncio! Chiamami come vuoi. Dì quello che vuoi, non mi interessa più ormai-
-Qualcuno è di cattivo umore oggi?- cerco di fingere che non esista, anche se mi risulta molto difficile. -Non mi ignorare... - un giorno riuscirò a fargli perdere quel sorrisetto.
La lezione continua e cerco di restare in silenzio e concentrata sul mio esperimento, fino a quando la campanella suona e segna la fine dell'ora di chimica. Afferro immediatamente il mio zaino e corro via dal laboratorio prima che James possa raggiungermi. Quando sono abbastanza sicura che lui non sia dietro di me, prendo le cuffie e imposto la mia playlist preferita e mi incammino verso l'aula di letteratura inglese. Oltre l'interessantissima lezione su Charles Dickens, non è accaduto niente di così esaltante per il resto della giornata. Non appena finisco anche l'ultima lezione, vado verso l'uscita della scuola e penso al mio allettante programma per la serata: divano, maratona di Reign e una maxi pizza con salsiccia piccante . Un piano perfetto per una ragazza single durante una serata in casa da sola. Sarebbe stato perfetto... Dopo aver chiamato il fattorino della pizza ed aver preso posizione, pronta ad innamorarmi come sempre di Francesco re di Francia, sento bussare alla porta. Corro a prendere i soldi per poter pagare la mia cena, ma inaspettatamente trovo la mia migliore amica appoggiata alla porta con un vestitino rosa cortissimo che sfiora leggermente la coscia; è bellissima, non c'è dubbio, ma sono confusa, non capisco cosa ci faccia qui. -Cosa ci fai qui?- chiedo dubbiosa, quasi con la paura di sapere la risposta.
- Ciao anche a te... cosa fai in pigiama? Veloce, vestiti!- risponde con sicurezza
- Vestirmi? Per andare dove?- ora ho decisamente paura della risposta.
- Si va ad una festa ragazza! Chris ha invitato entrambe ad una festa a casa sua ... e tu non lascerai che io ci vada da sola, vero ?- mi chiede con una voce quasi supplicante.
- Festa ?! Festa, dopo il primo giorno di scuola? Non pensarci neanche-
- Dai Allie, ti prego, ti prego, ti prego. Pensa che potrai divertirti e conoscere qualche altra persona, magari conoscere qualche ragazzo... Su Allie, non costringermi a fare gli occhioni- - D'accordo, d'accordo...vengo- mi pento immediatamente di aver accettato.
Dopo che Eleonor festeggia come una bambina che ha ricevuto la bambola che aspettava da mesi, mi prende il braccio e mi trascina in camera, apre violentemente le ante dell'armadio e inizia a cercare qualcosa di decente nel mio armadio, ma con scarso risultato.
- Ma hai qualcosa che non somigli ad un jeans o ad una felpa?- ho sempre amato vestirmi comoda e senza troppi fronzoli. Come se non avesse mai detto niente, prendo il mio amato jeans, non troppo stretto, ed una camcietta rosa. La mia migliore amica porta gli occhi al cielo, notando la mia chiara indifferenza nei confronti della sua ironia. Dopo essermi pettinata a lungo i capelli e spruzzatomi addosso il mio profumo preferito,notiamo che ormai è tardi e che è chiaramente ora di andare. Lennie mi afferra la mano e mi trascina verso l'ingresso. Quando apre la porta, un ragazzo con un berretto rosso e un cartone di pizza enorme si avvicina alla porta di casa e chiede : -E' lei la signorina Smith che ha prenotato una pizza maxi con doppia mozzarella e salsiccia piccante ?- sto per inondare il fattorino di scuse per aver fatto un viaggio inutile, ma la mia migliore amica mi anticipa:
-Smith?! Qui non c'è nessuno che si chiami Smith! Avrà sbagliato via- dice tutto in un fiato e io non posso fare a meno di ridere.

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