Tredici

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"Ti prego"
"Pregami ancora"
"Ti prego!"
Mi ricordo come mi piaceva affondare il viso tra le gambe delle ragazze. Sentire il loro intero corpo diventare caldo, sudare e dimenarsi dal piacere solo perché io avevo deciso che potevano farlo. Penso si chiamasse Amanda quella ragazza dai capelli corvini che a gambe aperte mi pregava di farla venire. Il mattino seguente, come di routine, mi alzai e me ne andai. Era sempre la solita storia. Loro si svegliavano, mi cercavano e mi chiamavano. Poi durante la giornata mi mandavano un messaggio, di solito verso mezzogiorno e poi per altri tre giorni la sera. A volte mi chiamavano e scoppiavano a piangere, capendo che non erano state altro che una scopata per me. Una come tante. Presto andai a vivere da sola e finii a lavorare in un bar. Gli uomini mi parlavano da amica e le donne da consulente. Come si chiamava quella sindrome? Non ricordo. Quella che faceva innamorare il paziente al proprio psichiatra. In ogni caso, accadeva questo a loro. Capivano che mi interessavano, che erano comprese e guardate con affetto da me. La realtà? Io annuivo. Annuivo e basta, poi i soliti: "sì, hai ragione", "eh gli uomini", "proprio uno stronzo".
Poi restavano tutta la serata con me, finché non finiva il mio turno. Mezze ubriache mi chiedevano di portarle a casa e poi iniziavano. Davanti alla porta di casa erano tutte diverse. C'erano le timide che mi invitavano ad entrare, le disperate che mi saltavano addosso e le lunatiche che mi mordicchiavano il collo mentre mi abbracciavano. Poi tornavano tutte uguali, ansimanti e preganti sotto di me.
• Sex •

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 31, 2017 ⏰

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