capitolo 4

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(Lucas nella foto)

Non c'è molto da dire, la prima settimana lì fu terribile, mi sono dovuta adattare a tutte le sue "leggi".

A tavola i capelli raccolti.

Andare a dormire non dopo le 21:00.

Farsi il letto appena alzati.

Niente amici in casa.

Niente uscite pomeridiane se non ho finito i compiti.

Niente discoteche.

Nessun fidanzato.

E per ultima, non per importanza:

Niente sesso fino al matrimonio.

Perché: " non voglio che la storia si ripete o andrai via da questa casa anche tu, proprio come quella irresponsabile di tua madre".

Ogni volta che parlava così di lei mi salivano le lacrime agli occhi.

Come poteva odiarla fino al punto di parlarne male anche dopo la sua morte?

Mi mancava tanto mia madre, mi mancava il fatto che c'era qualcuno che apprezzasse i miei buoni voti a scuola, che c'era quando sono diventata signorina, che mi disinfettava la ferita al ginocchio che inevitabilmente mi procuravo ogni volta che giocavo in cortile.

Mi mancava lei, l'unica persona che avrebbe fatto di tutto per proteggermi, ma che adesso mi aveva lasciata da sola con questa sottospecie di giraffa mestruata.

Eh si, il rapporto con mia nonna non è mai migliorato ma mi va bene così, non voglio averci niente a che fare con lei e viceversa.

Ho da poco compiuto 16 anni e devo assolutamente cercarmi un lavoro  perché devo andare via da questa prigione nella quale vivo da ormai nove anni.

Nove lunghissimi e interminabili anni.

L'unica mia salvezza è lei, Erika.

Una ragazza bellissima e dolce, l'ho conosciuta il primo giorno di scuola a Boston, il primo giorno di terza elementare e da allora non ci siamo più divise.

Ha i capelli neri e lisci, lunghe e folte ciglia, occhi marroni ma che tendono sul verde, un naso piccolo e le labbra rosee.

Siamo a fine giugno, è finita la scuola e non vedo l'ora che sia luglio per partire con Erika verso le Hawaii.

Din don

Sarà sicuramente lei, vado ad aprire e me la trovo davanti in tutta la sua bellezza.

Dio, la mia autostima è arrivata sotto la suola delle mie scarpe.

"sei ancora in questa condizioni?" chiede lei sbiancando.

Mi guardo.

Tuta, infradito con i calzini e un tuppo della sera precedente ormai sciolto.

Un disastro.

Mi preparo e usciamo.

Passiamo un bellissimo pomeriggio comprando le ultime cose da portarci in vacanza.

Torniamo a casa verso le 20:30 e decido di mettermi subito al letto per poi l'indomani prepararmi la valigia.

mi infilo il pigiama mi butto sul letto e mi giro verso il comodino, dove si trova l'ultima cosa che mi è rimasta di lei: una collana d'oro.

Buonanotte mamma, ti amo.

E crollai in un sonno profondo.

ALWAYS GET UPDove le storie prendono vita. Scoprilo ora