Nico e l'alzheimer

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Sangue, sangue ovunque.

E anche terra, sassi e una lama. Ma soprattutto sangue.

E non sento nulla, un silenzio ovattato che non potrebbe essere meno coerente con la situazione.

Solo all'inizio,un acuto dolore alla testa, poi al petto.

E poi più nulla, solo sangue e altro sangue ancora.

Non riesco a fermare le mie mani, una voce nella mia testa mi dice di smetterla. Ma il resto del cervello mi costringe a continuare a colpire, a infliggere dolore.

Il corpo tra le mie braccia è inerme, ma io continuo senza sosta.

Non ho più il controllo delle mie mani.

Non ho più controllo su me stesso.

Un'altra lacrima. Non posso credere di averlo fatto davvero. Che diamine è successo?

I miei capelli corvini mi ricadono davanti agli occhi e non mi fanno vedere bene.

Mi gira la testa e mi pulisco quel che è rimasto dei conati di vomito dalle labbra, con il dorso della mano. La maglietta è pulita ma voglio cambiarmi ugualmente. Mi sento sporco addosso, sporco anche dentro di me. Ho ucciso molti mostri nella mia vita, ma non era niente paragonato a questo. Che cosa mi è successo? Sento quasi un vuoto nella mie mente...

Faccio la strada più veloce, quasi nessuno mi chiede se sto bene, io non rispondo a quei pochi che me l'hanno domandato e proseguo spedito verso la mia cabina.

Entro e sbatto la porta dietro di me. Mi fermo un attimo a riprendere fiato per la corsa, le mie spalle che toccano il legno della porta. Getto la testa all'indietro e guardo il soffitto con gli occhi che iniziano a riempirsi di lacrime.

Faccio scivolare lentamente la mia schiena verso la parete finchè non mi trovo seduto a terra, ancora davanti alla porta.

Buffo,no? Sono proprio le persone che sembrano forti agli occhi di tutti, che sembrano indistruttibili e menefreghiste, le prime a crollare a piangere quando sono da sole. Ognuno di noi ha una maschera, e io lo so meglio di chiunque altro.

Ho ucciso qualcuno, qualcuno che respirava, che aveva un cuore, magari non del sangue ma della linfa, ma era comunque un essere vivente. Non era un mostro, e io l'avevo uccisa senza motivo.

E soprattutto non mi ricordavo di averla uccisa finchè non ho visto il suo corpo.

Non sapevo nemmeno di esserne capace, non ero io quello che guidava la mia mano quando uccidevo la ninfa.

E per la prima volta nella mia vita, non facevo la parte del semidio che uccide il mostro.

Per la prima volta il mostro ero io.

Will Pov's

Abbiamo portato la ragazza in infermeria per calmarla, ha detto di chiamarsi Stefany e mi ha confermato di essere figlia di Demetra.

Lei e quella ninfa, Amy, erano inseparabili, ora che me ne ha parlato mi tornano in mente tutte le volte che le ho viste insieme per il campo, nonostante le ninfe non escano spesso dal bosco.

Le abbiamo dato una pillola per il mal di testa, aveva detto che sentiva tutti i suoi pensieri aggrovigliati nella mente come se stesse per scoppiare, una cosa normale per chi perde qualcuno a cui tiene così tanto.

Io sono sempre stato una persona molto sensibile, riesco a percepire il dolore nelle altre persone, e il fatto di essere figli di Apollo e di poter alleviare la tristezza ha amplificato ancora di più la cosa.

• Chi ama non è debole • Solangelo💀☀️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora