➳ 043

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Era ormai da ore che era disteso nel letto, con gli occhi chiusi ma nessuna intenzione di dormire.
Come poteva?
Un ragazzo era entrato nella sua vita come un tornado, e a poco a poco, lo stava cambiando, anche se non sembrava.
Se aveste conosciuto Suga qualche mese prima che Jimin gli scrivesse, vi sareste chiesti se fosse stato lo stesso ragazzo di adesso.
Sorrideva, anche se di rado, ed era più spensierato.
Perché quando aveva in mano il telefono, e si scriveva con quel ragazzo dai capelli arancioni, aveva la mente libera, calma e felice.
Lo odiava per questo.
Suga odiava Jimin, perché lo sapeva che, prima o poi pure lui si sarebbe stancato, e sarebbe scomparso come tutti, e Suga sarebbe rimasto solo, col ricordo delle loro conversazioni, col ricordo di loro.
Ad un tratto, nel silenzio della stanza, il suo telefono iniziò a squillare, e lo prese aprendo gli occhi.
Gli bruciarono per la luminosità dello schermo, e non riuscendo a leggere il mittente, rispose.

" Pronto?"

La sua voce era rauca e bassa, troppo abituata a non essere usata.

" Non credevo
rispondessi..."

Una voce abbastanza acuta gli arrivò un po' sconnessa dal capo del telefono.
Non l'aveva mai sentita.
Allontanò il telefono dall'orecchio e guardò lo schermo.
Il nome era chiaro.
Ora che si era abituato alla luminosità, riusciva a leggerlo bene.

Il cuore gli si bloccò in gola.

" Suga?"

" So che mi senti"

Era in procinto di mettergli giù il telefono, ma non seppe nemmeno lui, cosa gli impedì di farlo.

" okay, allora
parlo io..."

Il ragazzo dall'altro capo
del telefono sembrava stanco,
ma iniziò a parlare,
e a raccontare a Suga di tutto e di più.

Era da più di un'ora che Jimin gli stava parlando. Stava parlando con Suga, anche se lui non gli rispondeva. Probabilmente gli bastava il suono del suo respiro per avere conferma e continuare il suo monologo sull'insegnante settantenne con la forfora.
Ormai al ragazzo dai capelli arancioni facevano male le guance, talmente sorrideva.
Il cuore gli era iniziato a battere più velocemente quando Suga gli aveva risposto, e il fatto che non gli aveva messo ancora giù, lo rese ancora più felice.
C'erano alte probabilità che non lo stesse ascoltando, ma non gli importava molto, perché Jimin aveva sentito la voce di Suga, e quello bastava per farlo morire felice.

"... una volta si è avvicinato a me,
e io sono scappato dall'altro lato della classe con lui dietro che mi urlava di sedermi..."

Rise al pensiero di quella giornata
e poi stette zitto, per sentire
l'ennesima volta il respiro di Suga, ma quello che sentì era ancora meglio, e gli scaldò il cuore.

Era una risata.

Lieve, quasi sussurrata.

Quasi come si vergognasse di ridere.

Non disse mai nulla di quella risata, perché era un segreto che avrebbe mantenuto anche sotto tortura, sperava solo di sentirla di nuovo, perché era musica per le sue orecchie.

Painful。 Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora