JOHNNY

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Jason si svegliò in un bagno di sudore. I vestiti incollati alla pelle, avvolta dall'afa che lo soffocava e gli impediva di respirare regolarmente.

Tossì più volte poi tentò di capire dove fosse guardandosi attorno. Aveva il collo dolorante ed ogni movimento gli costava fatica, mentre sentiva grondanti gocce salate scendergli giù per tutto il corpo.

Si accorse di avere i polsi legati dietro alla schiena. Gli arti bruciavano, parevano conficcarsi in essi centinaia di spilli ad ogni minimo spostamento.

Ingoiò aria. Non aveva più saliva, era completamente disidratato, tanto che sentiva la ruvidezza della sua lingua scontrarsi contro il palato.

Un'improvvisa ondata di luce lo abbagliò come il flash di una fotocamera.

Per un attimo la sua mente tornò indietro parendo una pellicola riavvolta.

...

Gli occhi nocciola, dalla sclera arrossata, fissi nei suoi.

"Che vuoi?!" il tono irritato di Johnny.
I ricordi si susseguivano accavallandosi. Jason si sentì impazzire. Gli sembrava di sentire ancora la voce di Johnny, quel ragazzo con cui non era mai riuscito a legare, quello che aveva guardato sempre con sospetto.

"Ho visto come fissi Carol!" gli disse un pomeriggio, mesi prima.

"E che c'è di male?! Gli occhi sono fatti per guardare, non ti pare?"

Jason notò subito che fosse brillo.

"Hai bevuto?"

"Fatti i cazzi tuoi! Ora se non ti spiace..."

Jason mise un piede tra lo stipite e la porta, impedendogli di chiuderla. Johnny la riaprì seccato.

"Che altro vuoi?! Lo so che è la tua ragazza, non preoccuparti. Chi te la tocca!" iniziò a spazientirsi. "Tienitela pure! È tutta tua! Dopo oggi non mi frega più niente di lei!"

L'altro rimase a fissarlo. Aspettava solo quella conferma. E nello stato in cui "l'amante" della sua ragazza si trovava, sarebbe stato facile farlo fuori.

Prese dalla tasca un paio di guanti di lattice e poi violentemente spalancò l'uscio, spingendo il ragazzo, leggermente più alto, che perse l'equilibrio indietreggiando e finendo a terra. Jason si inginocchiò dietro di lui, e prendendo il cavo elettrico di una lampada, gli circondò la gola.

"Adesso gli occhi ti usciranno dalle orbite!" esclamò divorato da una folle gelosia. "Cosa credi, che non t'abbia visto prima quando sei andato a bussare alla porta di Carol?!"

Avvicinò la bocca all'orecchio del ragazzo che intanto si dimenava e tentava di allentare il cavo intorno al collo. L'essere ebbro non gli fu per niente di aiuto. "Avevo pensato di ammazzarvi insieme... Sì, mentre te la facevi! Sarebbe stato eccitante vedervi mentre vi divertivate e poi uccidervi... Ma lei ti ha mandato via, no? Comunque tranquillo. Prima tu e poi lei..."

A quelle parole Johnny diede uno strattone per tentare di liberarsi ma senza successo e dopo pochi secondi morì.

Jason sobbalzò sulla scomoda sedia su cui era seduto. Qualcuno era entrato nella stanza calda e afosa in cui si trovava. Ora sapeva di essere nella cantina di casa sua ma non capiva come ci fosse finito nuovamente. Era di sopra, con Carol, sul divano. Cos'era successo poi?

Di nuovo una figura controluce, si avvicinò a lui diretta e decisa. Strinse gli occhi tentando di capire e immediatamente gli fu chiaro. Era proprio Johnny.

"Dunque avete deciso di farmi impazzire?" bisbigliò Jason, con un sorriso sarcastico.

"Mh, sì, ti sei avvicinato."

"Dimmi dov'è Carol."

Johnny gli sollevò la testa di scatto prendendolo per i capelli.

"Non sei nella posizione adatta per dettar legge." spiegò con calma. "Ti sei divertito con lei di sopra, eh? Bene. Almeno morirai contento."

Jason rise di gusto. Ormai non aveva più niente da perdere, perciò voleva far andare su tutte le furie il suo antagonista. Urtarlo più di quanto già non lo fosse.

"Sì" continuò ridendo. "L'hai sentita come urlava e gemeva? Tu riesci a farla godere così?"

Un destro lo colpì dritto sul naso, rompendoglielo. I ragazzo sentì il gusto del sangue, quando un rantolo gli scivolò in bocca. Bocca che inarcò in un altro sorriso sarcastico.

"Brucia la sconfitta?" continuò arrogantemente per poi sputare a terra.

Johnny si mise dietro di lui e gli girò per due volte un filo metallico attorno al collo.

"Tu dovresti essere morto!" furono le ultime parole di Jason prima che glielo stringesse. Poi il buio.

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