JASON

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I tre ragazzi restarono ammutoliti nel vedere l'amico contorcersi e gettarsi contro il muro e poi sul pavimento.

"Mi hanno rinchiuso nella cantina! Maledetti! Aiutatemi! Fatemi uscire di qui!" le sue urla, ripetute fino all'esasperazione.

Una donna in camice spense la videocamera che riprendeva il trambusto causato dal ragazzo.

"Come vi dicevo, vive in un mondo tutto suo. Gli unici personaggi reali dei suoi incubi, siete voi tre. Continua a ripetere i vostri nomi, specialmente il suo, signorina."

Carol si portò le mani a coprire la bocca. Le salì un nodo in gola che tentò di ingoiare e ben presto fu aiutata a farlo dai suoi due amici, che si strinsero a lei uno alla sua destra e l'altro a sinistra, tentando di infonderle coraggio.

"Non si può fare proprio nulla per lui?" chiese Brad preoccupato.

"Le assicuro che stiamo facendo tutto ciò che è in nostro potere per aiutarlo." rispose la dottoressa quasi seccata.

Carol iniziò a singhiozzare.

"Perché...? Perché gli è successa questa cosa?"

"Signorina, il cervello umano è molto complesso. Negli esami del sangue inoltre abbiamo trovato tracce di un potente antidepressivo. L'ha assunto in proporzioni industriali e questo ha inciso notevolmente sul suo stato di salute mentale."

"Prendeva farmaci?" lo sguardo perplesso e disperato di Carol. "Ma io non l'ho mai visto far uso di quella roba..."

Il pianto inconsolabile della ragazza, spinse Johnny a prenderla e portarla all'esterno della stanza. Una volta fuori, lui l'abbracciò e lei nascondendo il viso sul suo petto continuò a sobbalzare per il pianto che quasi subito si trasformò in una risata. 

"Calmati" tentò di bloccarla lui sorridendo sotto i baffi. "Non vorrai che qualcuno ti senta..."

"Ok, mi calmo" riassunse un'espressione contenuta. Guardò il ragazzo sghignazzando. "Avevi ragione. Aveva capito tutto di noi, e pure che Brad ci copriva..."

"Lo dicevo io che non era scemo. Quello ti seguiva. Chissà quante volte ti ha vista entrare in casa mia. E chissà quante volte ti avrà controllato il telefono... Ti ho sempre detto di cancellare i messaggi ma tu no! L'hai sottovalutato."

"Che importa adesso. Ormai è qui. E non uscirà molto presto. Il farmaco ha fatto bene il suo lavoro."

"Abbiamo rischiato grosso però. Quanto cazzo gliene hai dato?"

"Non vedevo l'ora di togliermelo di mezzo. E stare con te..." accarezzò il viso del ragazzo.

Lui spostò immediatamente la mano.

"Non qui." si guardò attorno. "Torniamo a casa e ti rimetto a nuovo." sorrise compiaciuto.

Dopo pochi minuti, Brad uscì dalla stanza e i tre lasciarono l'istituto di igiene mentale.

Infermieri col camice verde entrarono il pomeriggio stesso nella camera di isolamento in cui si trovava Jason legato da una camicia di forza.

"Siete venuti a liberarmi!?" urlò il ragazzo. "Mi tirate fuori da questa dannata cantina?! ...Sono stati loro! Sono stati quelli che si decantavano miei amici!"

"Adesso calmati", fece uno, levandogli la camicia. Gli somministrarono un farmaco e non appena parve far effetto, lo sistemarono su una barella. Il tizio gli accarezzò la testa. "Pronto per la tua prima seduta di elettroshock?"

Il ragazzo sbarrò gli occhi poi semicosciente, scoppiò in una fragorosa risata.

"Volete friggermi il cervello? Non ve lo permetterò. Uscirò di qui prima che ve ne rendiate conto!" continuò a ridere. I due uomini risero di gusto assieme a lui.

"Sì, certo certo. Continua a sperare." gli schiamazzi profondi degli uomini si estesero per tutto il corridoio.

"Vedrete. E la prima cosa che farò, sarà far fuori quei due bastardi! Lei me la terrò per ultima..." continuò a ridere. "Ma non subito. Dovranno credere di essere al sicuro. Farò passare del tempo. Dovranno scordarsi di me e poi all'improvviso riapparirò e farò loro una bella sorpresa. Vedrete come si divertiranno!"

"Ma quanto parla questo?" chiese uno all'altro.

" E che ne so. Mi sa che il calmante non ha molto effetto su di lui. Ma tanto siamo arrivati. Dopo una bella scossetta vedrai come sarà rimesso in sesto."

Mentre varcavano la porta però accadde l'inaspettato.

...

Johnny si infilò sotto la doccia, quando sentì le urla di Carol provenire dalla camera da letto. In fretta e furia si mise l'accappatoio e corse da lei.

La trovò tremante che si stringeva alle lenzuola e fissava fuori dalla finestra.

"Jason...! C'era Jason! L'ho visto attraverso le tende!"

"Ma che stai dicendo?!" si avvicinò a lei turbato. "È impossibile!" tentò di convincere pure se stesso.

La sera diedero la notizia al telegiornale. Jason, non si sa come, era scappato dall'istituto e fino a quel momento, a nulla erano valse le ricerche.

I tre ragazzi iniziarono a vivere nel terrore. Sapevano che prima o poi avrebbero pagato caro quel brutto scherzo che gli avevano giocato.
Sapevano che Jason si sarebbe vendicato di loro.

Il tradimento è come un cancro che divora chiunque ne sia coinvolto.
Lo lacera,
Lo imputridisce
E poi lo uccide senza pietà.
Può metterci poco o molto
Ma il destino è lo stesso per chiunque ne sia colpito:
La morte.

Non si sa che fine abbia fatto Jason. C'è chi dice che sia ancora in giro, chi invece afferma che sia morto.

Fatto sta che è meglio non averci a che fare...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 15, 2017 ⏰

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