Capitolo 1.

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5 agosto, 2017

"Ana, dormi, è tardi."
Sbraita per l'ennesima volta mia madre nell'arco di 15 minuti.
Da quando siamo arrivate qui in Italia dormo presto e mi sveglio presto.
"Le giornate sono troppo corte e molto belle per trascorrerle dormendo", dice sempre mia nonna. Sebbene non abbia un bel rapporto con lei, devo ammettere che ha ragione. L'odore del mare, della terra, è qualcosa che nessuno dovrebbe perdersi nella sua permanenza in Sicilia.
Mi corico sul letto con la nonna che grida nell'altra stanza e la mia cuginetta che piange.
Poi, una domanda lascia la mia bocca prima ancora che io possa controllarla.
"Oi, ma', come hai conosciuto papà?"
Buttando fuori il fumo della sigaretta, si gira verso di me e con sguardo malinconico risponde che "è una storia troppo lunga per raccontarla ora."
"Eddai!" insisto, ormai la curiosità ha preso il sopravvento e non riuscirò a dormire se non avrò la mia piccola soddisfazione.
Allora, mi guarda ancora e si sdraia accanto a me nel lettone grande della nonna che, ormai troppo vecchio, schricchiola un po'.




Primi di luglio, 1989

Il caldo è arrivato da un pezzo e la scuola è finita. Le giornate passano davanti agli occhi dei giovani come se fossero farfalle. Ora ci sono, e... ora non più. Tra un gelato, una canzone e i giri in bicicletta passa tutto e bisogna rincorrerle le cose. E bisogna anche rincorrere i giovani che vivono tutto sulla pelle, come il caldo che, quest'ultima, la trapassa. E il sudore che scende sulla fronte, e scende sulle gambe. Pure le giornate scendono e vanno, così. I vestiti corti delle ragazze e le camicie un po' stroppicciate dei ragazzi. E, in mezzo a tutti, poi, ce ne sono due che indossano le stesse cose degli altri ma gli occhi, quelli no. Quelli son diversi. Perché quegli occhi lo sanno che queste giornate vanno, e le colgono subito, non le fanno passare come farfalle.

"No, Ale, non ci vengo con te."
Ripete ancora Isa con voce decisa, anche se quelle labbra la tradiscono un po' perché io, da qui, l'ho visto quel ghigno che diceva "insisti ancora un po' che se insisti forse ci vengo con te".
"Dai, Isa, ti porto al mare e poi a mangiare andiamo che lo sai che il mare fa venire fame. E a te tutte ossa sono." Alessandro insiste, perché anche lui lo sa.
E poi, glielo dice sempre che un po' di ciccia in più lui la gradisce.
"E va bene, ci vengo, ma alle 3 devo stare a casa che poi la pazza di mia madre a cercare me esce." E sorride mentre si alza e lo segue.
"Sali." Ordina Alessandro che sembra felice come se gli avessero dato 10.000 lire.
"Mantieniti forte che la bici è un po' andata."
Poi ridacchia perché lui è consapevole che Isa è un po' fifona.
"Guarda che poi hai il resto se mi succede qualcosa", commenta Isa, che tanto lo sa che il cuore non ce la fa a dargli il resto perché "a me può succedere tutto, basta che alla fine tu bene stai."
E in un batter d'occhio sono al mare.
Il vento un po' caldo soffia sulle gambe lunghe di Isa e il vestito un po' si alza, ma tanto Alessandro nemmeno ci fa caso perché l'unica cosa che guarda sono gli occhi neri di Isa e i capelli lunghi ancor più neri che il vento le porta sul viso. E poi si concentra solo sulle sue mani che li spostano piano e ci pensa che non c'è niente di più bello di lei.
"Beh, allora, ti vuoi spogliare?" ridacchia lui perché lei si vergogna e lo si nota dal rossore che prende posto sulle sue guance ogni volta, ma poi tra una chiacchiera e l'altra svanisce l'imbarazzo perché Alessandro è Alessandro e con lui ci è cresciuta. Come se fossero fratelli, no?
"E dillo, allora, che mi hai portato qui per guardarmi le gambe, stronzo."
E si copre subito la bocca perché "alle ragazze non donano le parolacce", diceva sua nonna.
Alessandro ride e la trascina, mentre impacciata si toglie il vestito con i piedi.
Si trascinano in acqua, senza malizia, e si bagnano e ridono. Ridono forte, e scoppia il cuore ad entrambi, ma tanto, è come se fossero fratelli, no?
Dopo aver trascorso forse un'ora in acqua, escono e si riposano sulla sabbia. Sono sdraiati ora, uno accanto all'altro, il respiro ancora corto.
"Vorrei rimanere così per sempre", sussurra piano Alessandro che, rispetto ad Isabella, è sempre stato più schietto e di sentimenti non ne sa nascondere, che siano belli o che siano brutti.
"Così come, scemo? Bagnato e con la sabbia appiccicata al corpo?" e ride perché Isa ancora non l'ha capito, o forse non lo vuole ammettere.
"No, così con te, per sempre", lo dice piano perché sono i suoi sentimenti e guai se lo sente qualcuno, potrebbe impossessarsi e non sarebbero più suoi.
"Però se li vuoi puoi prenderli tu", pensa, mentre lo sguardo limpido di Alessandro si perde in quello della giovane accanto a lui.

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Salve, spero che questo prologo/primo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere se volete che io vada avanti o meno. Qualsiasi critica costruttiva è ben accetta.
Todo El Amor, Bea🌺

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 06, 2017 ⏰

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