8. Inizio campionato.

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Dimitri' s POV

Con gli occhi ancora mezzi chiusi per via del sonno, spengo la sveglia e tutto quel rumore fastidioso smette in un attimo, mi costringo ad abituarmi alla luce dei tiepidi raggi del sole che filtrano nella mia stanza, scanso il lenzuolo e vado in bagno per sciacquarmi il viso ed i denti. Sono le sei del mattino, indosso un paio di pantaloncini sportivi ed una canotta attillata presi dall'armadio, prendo il telefono e le cuffie ed esco di casa cercando di non fare troppo rumore, non vorrei svegliare mia madre ed il mio fratellino; Per le strade del quartiere non c'è nessuno, le luci delle case sono tutte spente, ci sono solo io che corro cercando di mantenere un buon ritmo, accompagnato dalle parole degli Imagine Dragons.

" When you feel my heat
Look into my eyes
It's where my demons hide
It's where my demons hide
Don't get too close
It's dark inside
It's where my demons hide
It's where my demons hide."

Ogni volta che combinavo qualche casino lei era sempre lì, ad ascoltarmi in silenzio cantare accompagnato dalla chitarra questa canzone, ed al termine mi ripeteva sempre la stessa frase:

"Non sei i tuoi demoni Dimitri."

Ogni volta che incrocio quegli occhi marrone chiaro nei corridoi, le sue parole mi rimbombano nella mente, ogni fottuta volta. E vederla davanti a me, ormai con il corpo e la mente di una ragazza matura, con gli occhi velati da lacrime, mi ha distrutto. Eppure sono stato io a distruggerla, ho lasciato andare via l'unica persona che era in grado di non farmi sentire un disastro.

Ricordo ancora perfettamente quel giorno, quello in cui ci siamo incontrati tutti e tre per la prima volta.

"Dim amore sei pronto? Dobbiamo andare o faremo tardi."

Scendo lentamente le scale con indosso il grembiule blu ed uno zaino troppo grande, prendo per mano mia madre ed usciamo di casa. Accende la macchina e comincia a guidare, ogni tanto mi guarda e mi rivolge un sorriso.

Ad un tratto un enorme edificio si materializza davanti a me, cerco di leggere il cartello posto su un lato:

Seattle Country School.

Scendiamo dalla macchina e davanti a noi troviamo decine di genitori, bambini con le lacrime agli occhi che strillano e corrono da ogni parte.

"Mamma perché piangono?"

"Hanno paura Dim."

Mi rivolge come al solito uno dei suoi meravigliosi sorrisi, ma non capivo ancora il motivo di tutte quelle sceneggiate.

"Perché?"

"Dovete stare soli a scuola, hanno paura di lasciare i loro genitori."

"Ma tanto poi verrete a riprenderci, quindi perché avere paura."

Mi scompiglia i capelli e mi prende nuovamente per mano, ci avviciniamo al cortile e ci immischiamo tra la folla.

"Sei proprio coraggioso figlio mio. Vai adesso, la campanella è suonata, ci vediamo più tardi."

Entro nella scuola e una signora ci fa riunire in cerchio, dopo aver fatto i nostri nomi ci fa mettere in fila e ci porta nella classe.

"Ei posso sedermi qui?"

"Certo, mi chiamo Alex, e tu?"

"Dimitri."

Mi siedo accanto a lui, nel banco vicino alla finestra. Dalla porta entra una bambina, ha i capelli raccolti in una treccia ed indossa un adorabile grembiule bianco,e si siede stranamente davanti a noi. Si volta e il bambino accanto a me gli porge la mano.

Into the storm. 《 completata 》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora