27. Comunicazioni importanti

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Dopo aver trascorso gli ultimi due giorni a cercare un modo per far fare pace a quei due zucconi, finalmente posso concedermi un dannato momento di riposo. Sono beatamente sdraiata sul letto, il climatizzatore e netfilx sono le uniche due cose che mi mantengono in vita al momento, come al solito sono sola come un cane, mio padre è fuori per lavoro, mio fratello in facoltà, il mio migliore amico sarà sicuramente impegnato nell'ennesimo amplesso con il suo ragazzo, Alex ed Allison sono chissà dove ed infine non so veramente che fine abbia fatto Baker. I gemellini Hall hanno lasciato Seattle giusto ieri, per la gioia di Timon, e forse anche la mia. Un giorno in più ed avrei commesso il mio primo omicidio. A riportarmi alla realtà è lo squillante campanello, scendo svogliata le scale mentre mi domando chi potrebbe essere, di solito quando sono sola non ricevo molte visite, rassegnata apro la porta e mi ritrovo davanti la figura mastodontica di Dim, con indosso una maglia bianca attillata ed un paio di calzoncini sportivi, con in mano due pacchi interi di skittles.

"Questi a me, ciao Dim."

Afferro i pacchi di caramelle dalle sue mani e gli chiudo la porta in faccia, scoppio a ridere da sola immaginando la sua faccia in questo momento, dio a volte sono proprio perfida con questo povero ragazzo. Apro nuovamente la porta e lui mi fissa come se volesse sotterrarmi sotto metri di terra.

"Scherzo, puoi entrare anche tu, ma le caramelle erano la priorità con questo caldo, andavano messe in salvo."

Ne apro una confezione e ne mangio una manciata, offrendone poi al ragazzo che mi guarda sempre più sconvolto. Forse ho esagerato, ma non ne sono così sicura. Gli faccio segno di seguirmi in camera e mi siedo sul letto, il mio aspetto non è di certo dei migliori, indosso una vecchia maglietta di mio zio, i miei capelli sono un nido intrecciato ed estremamente confuso, per non parlare poi delle mie gigantesche occhiaie, che si possono benissimo vedere dallo spazio.

"Ho voglia di toglierti la maglia."

"Placa gli ormoni uomo."

"Ma che hai capito, voglio anch'io la maglia con taz."

Si avvicina sempre di più ed inizia a farmi il solletico, lo odio, il solletico intendo, lo odio con tutta me stessa, ricordo ancora le litigate con mio fratello, e ricordo ancora meglio gli schiaffi che gli tiravo per farlo smettere. Povero, bullizzato da sua sorella minore, deve proprio amarmi quell'uomo per rivolgermi parola dopo sedici anni passati nella stessa casa.

"Basta ti prego."

Riesco a pronunciare quella breve frase senza strozzarmi, sto per soffocare, non voglio morire, non ora, prima come minimo devo vedere se verrò ammessa a Stanford.

"Cazzo! Cazzo! Cazzo Dim!"

"Ti sei pisciata sotto?"

Lo fulmino con lo sguardo mentre osservo la sua faccia disgustata, adesso ho seriamente voglia di picchiarlo.

"Oggi, che giorno è oggi?!"

"Oggi è il venti maggio... O porca di quella puttana!"

"Dio, dio, ti prego portami in ospedale sto per avere un infarto, un attacco di panico, dio sto per morire dall'ansia. Che morte di merda."

"Prima di morire però non vorresti sapere se sei stata ammessa?"

"Dim non ce la faccio, aiuto, dammi altre caramelle veloce!"

Mi passa il pacchetto ormai semi vuoto, e lo svuoto alla velocità della luce, i dolcetti sanno sempre salvarmi la vita.

"Usciamo un po' ti va? Così smettiamo di pensarci."

"Ti hanno costretto ad usare droghe per caso? Vuoi che muoia sotto al sole?"

"Allora che intenzioni hai?"

Into the storm. 《 completata 》Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora