The Prankster - Part I

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«Guarda qui, Min Rin! Il Prankster ha colpito ancora!» cinguetta Min Jee, la mia gemella. Mi sta mostrando, con un sorriso che parte da Mercurio ed arriva a Plutone, un video su YouTube. I protagonisti di tale stupida pellicola sono Park Ji Min, travestito da pollo, e tutti i poveri passanti che egli spaventa quando questi ultimi si avvicinano. Uno scherzo idiota, infantile ed ottuso.

Proprio come il suo ideatore, il fantomatico Prankster.

Nessuno sa chi si celi dietro il nickname. Il cretino misterioso si nasconde dietro un monitor e dirige gli scherzi che i suoi amici attuano, per poi postarli, orgoglioso, su internet. Nell'università in cui sono iscritta, il Prankster è una sottospecie di leggenda, venerata sia dagli studenti che dai professori, ed i suoi aiutanti non sono da meno: ogni volta che girano per i corridoi, vengono fermati per firmare autografi o fare fotografie.

«Sul serio ti piace questo tizio?» chiedo, arcuando un sopracciglio. «È pieno di sé e banale. I suoi scherzi non sono nemmeno originali.» Scrollo le spalle ed abbasso lo sguardo sul display del cellulare. Assurdo, è davvero assurdo. Possibile che tutti, e ripeto, tutti, amino quell'idiota in modo così viscerale? Io ho visto qualche suo video, tanto per togliermi lo sfizio, e non è nulla di interessante: solo un branco di rincoglioniti che si divertono a spaventare la gente.

Min Jee rotea gli occhi e mette in pausa. «È un genio.» Qualcosa nel suo tono di voce mi gela sul posto: non deve innamorarsi del Prankster come metà delle studentesse, ne va della sua (e mia) integrità morale.

«No, è solo bravo a vendersi» replico velocemente. «Sta tutto nella sua figura: se non usasse uno pseudonimo e tutti sapessero chi fosse, non avrebbe così tanto successo. La magia è nel mistero, ricordatelo.»

«Sarà, ma ha ottenuto un milione di click.» E fa partire di nuovo il video.

Sbarro gli occhi. «Un milione?» Non ci posso credere. Così tante visualizzazioni se le merita solo un gatto che dice "I love you" o un panda che starnutisce. «In mezz'ora? Sul serio?» Mi alzo dalla sedia e mi lancio sul letto accanto a lei, per poi guardare il monitor del computer. Sbatto le palpebre. Ha ragione, per tutti i cioccolatini ripieni.

All'improvviso, Min Jee emette un urlo atroce ed inizia a sventolarsi il viso con la mano. Oddio, ora che le succede?! Il suo strillo spacca-timpani mi ha spaventata a morte; il cuore mi è schizzato in gola con la velocità di un razzo. È stata punta da una zecca? Ha avuto una caldana? O, peggio, le è venuto il ciclo? Ho già afferrato il cellulare e sono pronta a chiamare un'ambulanza.

Invece, quando scopro il vero motivo del suo grido disumano, devo impedire a me stessa di schiaffeggiarla con la trota che avevamo conservato nel freezer della sala comune del dormitorio femminile.

Sullo schermo è appena apparso il Prankster, con il volto coperto da una grottesca maschera a forma di clown. Lo sfondo è rigorosamente nero, penso per dare un'aria di mistero, o cagate di questa sorta. La sua voce è, ovviamente, distorta da un apparecchio elettronico maledetto dal demonio stesso. «Signore e signori! Buona sera!» esordisce.

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