Capitolo 2

133 18 104
                                    


"IN CASTIGO"

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Il passato è un ombra di me, ma trova sempre il modo di tormentarci ancora.
LUCA-G2003

Socchiudo gli occhi e stiro le braccia in alto, è tutto cosí buio che non riesco a capire se sia mattina o sera.

Roteo gli occhi alla ricerca di qualche raggio di luce che mi garantisca di essere alle prime luci del tramonto, ma dalla porta e dalle persiane non penetra alcuna luce, l'unica via rimasta per orientarmi è il telefono.

Mi giro sul letto a pancia in giú e afferro il telefono da sotto il cuscino, la schermata di blocco segna le 24:22.

Ritorno a pancia in sú fissando un punto vuoto nel buio, dopo minuti di silenzio mi tiro su per andare in bagno ma mi lancio all'indietro, visto che la forza mi manca.

Porto una mano dietro il collo e mi tocco le mani, sudo freddo.

Negli ultimi giorni mi succede spesso svegliarmi in piena notte dopo un sogno, meglio dire dopo lo stesso sogno.

Una ragazzina afferra il pettine e si spazzola i capelli davanti ad un specchio, dall'altra parte di essa c'è una bambina che sorride mentre stringe forte a sè un pupazzo.

Entrambe hanno i capelli rossi e un sorriso magnifico.

Hanno degli occhi che ti ipnotizzano, sono di color azzurro, un azzurro cristallino, un viso cosí perfetto e pulito, delle guance rosse, e piccole orecchie.

Sembra stata disegnata da un pittore, data la sua bellezza affascinante.

La bambina sembra essere la versione in miniatura della ragazza.

Ma chi sono?
Che cosa hanno a che fare con me?

Sento qualcosa iniziare a salire nel mio corpo e a finire dritto al cuore, una sensazione di pietá e di solitudine si impossessa di me.
Deglutisco, inspiro ed espiro ma sembra non andare via.


Mezzanotte e mezza.

Ripenso ancora una volta alla reazione esagerata che mia madre ha avuto quando ho tirato in ballo la scatola, voglio proprio sapere cosa c'è dentro.

Mi alzo dal letto e in punta di piedi mi dirigo in stanza di mia madre, apro la porta ma subito balzo all'indietro.

La porta provoca un forte cigoliio, e ho paura che possa aver svegliato mia madre.

Capolino facendo, vedo che mia madre sta ancora dormendo per fortuna, mi infilo dentro la camera e rufolando lentamente nel cassetto tra il suo intimo trovo le chiavi dello sgabuzzino.

Esco fuori dalla stanza chiudendo la porta, scendo in cucina a passo lento senza fare troppo rumore, accendo la fioca luce del lampadario illuminando gran parte delle quattro mura, ma lo scatolone non c'è, è sparito.


Ma chi mai lo avrà spostato, mia madre!

Sbatto la porta dietro le mie spalle e ritorno in camera mia.

Famiglia Sperduta (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora