Parte 3

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XIV. Lo sentii piangere, a pieni polmoni

Ci portarono in una grande piazza, al cui centro c'era una costruzione di legno e nel mezzo di quest'ultima, un palo molto alto.

Sopra questa struttura si trovava un uomo, che stava leggendo qualcosa ad alta voce, alla folla di gente presente nella piazza; non potei capire il suo discorso, ma potei notare, vicino all'uomo che proclamava, una chioma di capelli; mi spostai per vedere meglio: era Jacob?! Si, era proprio lui! Era disteso a pancia in giù e gli avevano legato le mani al palo di legno. Respirava affannosamente.

Gli si avvicinò un uomo molto robusto, che aveva una frusta nera in mano, così capii cosa stava succedendo: era ovvio che Jacob stava per essere frustato pubblicamente.

"NO!!" urlai con tutta la forza che riuscii a trovare.

"Chi osa interrompere l'esecuzione?", gridò l'uomo che stava leggendo.

NO! NON POTETE!", mi feci avanti in modo che tutti potessero vedermi.

Altri due uomini mi bloccarono, ma io mi ribellai.

"NO! MI OFFRO IO! SÌ! VI PREGO, FRUSTATE ME! MA LUI LASCIATELO IN PACE! VI PREGO!", urlai, sempre più disperata.

Mi misi a piangere, Jacob era l'amore della mia vita e questo era il minimo che potevo fare per lui. Mi avrebbe fatto troppo male, vederlo ancora soffrire.

"NO! NO!" ma questa volta era lui ad urlare.

Lo slegarono e lo fecero scendere dalla costruzione.

"ERINETTE? SEI PAZZA? PERCHÉ STAI FACENDO QUESTO?" gridò, cercando di avvicinarsi a me, ma non ci riusciva, perché gli uomini lo bloccavano.

Gli sorrisi e gli dissi: "Perché in tutto questo tempo, tu hai sofferto moltissimo, io invece no... io ho potuto vivere come una persona libera; ora tocca di nuovo a me, soffrire..."

Lui riuscì ad avvicinarsi a me e appoggiò il suo dolce viso sul mio. Stava per baciarmi, ma gli uomini lo fecero allontanare, di nuovo.

"Forza! Schiava! Da questa parte!"

Mi portarono sul pianerottolo in legno e mi fissarono le mani al palo, a pancia in giù, proprio come Jacob.

"Venti frustate, per la signorina!", annunciò l'uomo, che prima stava leggendo a voce alta.

"COSA? NO!", urlava Jacob, "non sopravvivrà!"

"Stai zitto tu, se non vuoi che le frustate diventano quaranta! E guarda per bene la tua amata schiava 88, come soffre!"

Non potei vedere lo sguardo di Jacob, ma lo sentii piangere a pieni polmoni.

Proprio in quel momento, la frusta toccò la mia pelle e mi fece sbraitare dal dolore!!

Stavo contando le frustate, eravamo ormai a quindici e non avrei sopportata neanche una in più, quando, all'improvviso, quell'uomo grande e grosso cadde a terra.

"Questo non si fa alla mia piccola Erinette!", riconobbi subito quella voce, era di Jack; questo mi fece sentire subito meglio e al sicuro, malgrado le gravi ferite che mi avevano inferto.

Mi slegò e mi porse una mano, per aiutarmi ad alzarmi e scendere dalla piattaforma.

"Sei qui!", dissi meravigliata.

Schiava 88Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora