Capitolo 2

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SECONDO CAPITOLO

I guai vennero una volta arrivata a Milano. Una volta atterrata, il clima era diverso da quello che mi aspettavo, la gente era felice, pronta per partire, pronta per andare nella loro nuova residenza, pronta per una nuova vita. Ero consapevole che una volta messo piede a Milano, tutta la mia vita sarebbe cambiata, dovevo diventare autonoma, avrei dovuto fare nuovi amici e già questo mi spaventava. Non sono mai riuscita a socializzare con le persone, non sono mai riuscita a fare il primo passo, se qualcuno voleva fare amicizia con me non doveva aspettarmi, ma doveva venire lui stesso. Inoltre, sapevo che non mi dovevo fidare di nessuno, dovevo solo fare affidamento su di me. Sapevo che se avessi avuto qualche problema, avrei dovuto risolverlo da sola perché ormai non ero più una bambina, ero diventata grande in quel preciso momento.
Tutti questi pensieri mi balzavano nella testa, avevo un sacco di dubbi, di ripensamenti ma cercavo di essere ottimista, cercavo di pensare che tutto ciò che avrei fatto sarebbe stato nelle mani di dio, il mio destino era solo nelle sue mani.
Mentre ero assorta nei miei pensieri, mi recavo al bar per prendere una Coca-Cola per dare un  tocco frizzante a ciò che mi accadeva intorno. Vedevo famiglie tutte felici che mangiavano insieme e davanti a me vedevo i miei genitori e mio fratello ridere a crepapelle, ma era solo un'illusione. Mi mancavano di già. Per non pensarci troppo, scesi dallo sgabello su cui ero seduta e mi recai verso l'uscita dell'aeroporto per andare a vedere il mio nuovo appartamento. Ero così esaltata, sorridevo senza farlo apposta e la gente mi prendeva per matta! Una volta uscita, presi un taxi e gli chiesi di portarmi alla mia nuova abitazione e siccome sapevo già l'italiano (dato che ho frequentato una scuola italiana  per 13 anni) mi misi a parlare e a chiedere informazioni sul posto, per sapere ciò che mi aspettava nei prossimi tre anni; Mi disse che Milano era complicata come città ma affascinante e questo mi stupiva, mi rese più curiosa di quel che ero. Una volta arrivata, ci salutammo e lui invece di salutarmi con la solita parola "arrivederci" , mi disse "Attenta", poi aggiunse "Buona fortuna che le servirà. Come le ho detto precedentemente questa è una città pericolosa ma magica". Dopo non essermi mossa per due minuti ed essere stata lì immobile, cercai di non dar troppo peso a quelle parole e di entrare nella mia nuova casa. In quel preciso momento mi accorsi che da lì potevo essere effettivamente una nuova "Siraj", una Siraj autonoma che si sarebbe fatta coraggio e sarebbe stata pronta ad affrontare tutto. Una volta ritornata nel mondo reale, mi girai a dare un'occhiata al quartiere e vidi che le case erano tutte ben curate , i giardini erano bellissimi, tempestavano di un verde unico, le terrazze, beh anche quelle erano veramente belle..insomma le case erano bellissime, avevo l'impressione che il tassista non mi avesse portato a Milano, ma a New York. Dopo aver trovato la mia di casa, rimasi colpita. Da fuori sembrava una casa delle bambole, era rosa, di un rosa chiaro e da dentro poi non ne parliamo! Appena entrai, trovai davanti alla porta un biglietto di benvenuto in cui c'erano scritte tutte le indicazioni da seguire e il numero del proprietario nel caso in cui succedesse qualche problema. La mia nuova casa aveva un qualcosa di diverso, era accogliente, nonostante fosse piccolina. Era composta da una cucina che si intravedeva appena entravi , da un salotto con un divano fucsia ad "L" e davanti un televisore plasma, alla sua sinistra c'era la mia camera, con un letto matrimoniale con due comodini ai lati, e un armadio;accanto alla camera c'era il bagno e di fronte la camera degli ospiti. L'unica cosa , però, che mi preoccupava della casa è che sapevo che non mi sarei abituata subito a tutto ciò e sopratutto che mi sarei sentita sola per un po' di tempo e questo mi spaventava eccome, perché mai fino a quel momento mi sentivo così sola, così mi promisi di fare nuove amicizie il prima possibile. Dopo aver messo tutti i vestiti nell'armadio e aver preparato una frittata, parlai coi miei raccontandogli del viaggio e poi mi misi a dormire, un po' perché avevo sonno e un po' perché mille pensieri mi affliggevano. Prima di dormire però, misi la sveglia alle 06:00 di mattina per andare a correre. La corsa era la mia passione preferita, correndo non pensavo a nulla, sentivo solo l'aria che mi toccava, mi accarezzava. Mi sentivo libera ed era così che mi sfogavo, correndo.

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⏰ Last updated: Aug 10, 2017 ⏰

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