CHAPTER ONE. Il distributore

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Se c'era una cosa che odiavo oltre al suono della sveglia il lunedi mattina, era essere in ritardo. Il guaio è che lo ero perennemente, compreso quel giorno.

"Maledizione!" imprecai contro il distributore che non voleva proprio saperne di darmi l'acqua che avevo appena comprato, continuai a tirare piccoli pugni sul vetro cercando di far smuovere la situazione. Mi chiedevo perché queste cose mi succedevano solo quando andavo di fretta.

Mi ero arresa e mi stavo girando per andarmene, quando vidi una mano allungarmi dei soldi. Guardai in direzione di quest'ultima e vidi dietro di me un ragazzo dai capelli biondo cenere e gli occhi color grigio/azzurro intenso. Doveva avere sui 17 anni. Con un secondo di ritardo rispetto al dovuto, mi accorsi che mi guardava divertito con un angolo della bocca alzato. "Tieni, riprova con i miei soldi" mi disse, "poi se escono due bottiglie me ne dai una". Arrossii e così feci, per poi correre via.

Mentre correvo verso la mia classe ripensai all'incontro avuto pochi minuti prima e farfugliai qualche scusa al professore di fisica, sedendomi al mio posto in prima fila.

Più volte durante quella giornata sia i professori che la mia compagna di banco, Anne, mi richiamarono all'attenzione, ma io non riuscivo a smettere di pensare a quell'azzurro così intenso. Solo il suono della campanella riuscì a scuotermi, e mi avviai all'uscita canticchiando. Mi diressi verso la fermata dell'autobus che mi avrebbe portato a casa e infilai le cuffiette nelle orecchie. Quel pomeriggio non feci altro che pensare a lui, così chiamai Francis, la mia migliore amica, per farmi aiutare nella ricerca del "ragazzo del distributore".

Dopo un paio d'ore di ricerca, e circa 8 ragazzi che potevano vagamente somigliare lui , mi arresi e decisi che non era certo stato il mio stalking più fortunato.

Guardando l'orologio mi accorsi che tra le chiacchiere e la ricerca si era fatta ora di cena, cosi mi preparai un pasto veloce e feci i compiti di cui mi ero totalmente dimenticata.

Il mattino dopo mi svegliai con la fronte poggiata sul libro di chimica e ancora qualche esercizio da fare. Erano quelli i momenti in cui mi chiedevo cosa avessi per la testa quando scelsi di frequentare il liceo scientifico. Certo, la mia media era ottima, ma richiedeva un impegno costante e duraturo. Mi vestii velocemente per andare a scuola e feci una colazione veloce, per poi avviarmi di corsa verso la fermata dell'auto. Quando i miei genitori erano in viaggio ero più in ritardo di quanto non fossi di solito, pensai prendendo il bus per un soffio. Arrivata a scuola aspettai come al solito in cortile Anne e Michelle, facendo continuamente volare lo sguardo tra gli altri ragazzi dell'istituto. Non me ne resi conto finche non lo vidi, stavo cercando lui. Era appoggiato al muretto della scuola circondato dal suo gruppetto di amici, con lo sguardo basso e un sorriso appena accennato con l'angolo della bocca alzato, le braccia conserte. Si reggeva con una gamba sola, mentre l'altra era flessa contro il muro. Aveva un'aria pensierosa, come se sorridesse automaticamente senza prestare davvero ascolto agli altri.

Mi riscossi dai miei pensieri al suono della campanella che segnalava l'inizio delle lezioni, e mi imposi di non pensare a lui.

Purtroppo i miei buoni propositi durarono poco, fino all'inizio della ricreazione. Uscendo in fretta dalla classe per prendere un boccata d'aria fuori, andai a sbattere contro qualcuno, alto circa 1.80 e dal corpo muscoloso. Alzai lo sguardo e mi ritrovai degli occhi di un colore grigio torbido, come le nuvole durante un temporale. Quegli occhi. Divenni rossa e mi ritrassi all'istante, mentre quelle labbra dall'aspetto roseo e soffice si curvavano e si distendevano... solo un attimo dopo mi accorsi che mi stava parlando "Attenta a dove metti i piedi, ragazza" disse in tono brusco, andandosene a passo veloce. Rimasi basita. Il giorno precedente sembrava cosi diverso, ma anche quella mattina in cortile... non aveva quell'arroganza nella voce e nei modi. Mi imposi ancora una volta di stare attenta alle lezioni successive, e con mia grande sorpresa ci riuscii. Ma ecco che i pensieri tornarono ad affollare la mia mente una volta a casa. Pensavo al suo comportamento, se gli avessi fatto qualcosa per farmi trattare così o se il giorno precedente mi fossi sbagliata sul suo conto e quello di oggi non fosse il suo vero carattere. All'improvviso un messaggio mi fece sobbalzare, era da parte di Mamma "Tesoro saremo di ritorno per domani sera, tutto a posto li?" le risposi velocemente e feci la versione di latino e i compiti di matematica assegnati per il giorno successivo. I miei pensieri andavano tutti nella stessa direzione: LUI. Mi chiesi cosa diavolo avesse di così speciale da mandarmi in tilt il cervello. Mi costrinsi a non pensare più a lui e a come si era comportato quella mattina almeno per il resto della serata.Dopo cena feci una lunga doccia per rilassarmi e andai a dormire. Sognai occhi grigio torbido e capelli biondo cenere spettinati dal vento, le labbra rosee curvate in un'espressione malinconica.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 07, 2017 ⏰

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