Finimmo di cenare verso le 21:15. Fuori si era già fatto buio e dalla finestra aperta della cucina il calore di quella serata estiva entrava lentamente. Mi alzai, lasciando a Vicky il compito di sparecchiare e lavare i piatti. Mi presi una birra dal frigo e mi sedetti sul comodo divano in pelle nel soggiorno; stasera davano una partita di calcio in TV e non me la sarei persa per nessuna ragione al mondo, o quasi. Difatti, dopo nemmeno 5 minuti sentii Vicky chiamarmi.
- Tom! - esclamò.
-Che cosa vuoi Vicky? Non vedi che sto guardando la partita?!-.
-Alzati da quel divano sudicio e vieni a fare una camminata con me! Non usciamo mai e il sofà ormai ha preso la tua forma...-.
Mi alzai sbuffando e la seguii.
Uscimmo così di casa, lasciando TV e luci accese. Abitavamo in campagna, non troppo lontano dalla città. Eravamo due amanti del silenzio e del relax, proprio per questo eravamo sfuggiti dalla frustrante routine che la città ti impone ogni giorno. Vivevamo di rendita grazie ad una cospicua somma di denaro che avevo ereditato anni fa dal mio caro padre. Insomma, la nostra vita era il perfetto sinonimo di una incommensurabile tranquillità.
Prendemmo la strada sterrata che portava ai campi di grano. Durante il tragitto non parlammo molto. Arrivammo cosi ai campi dove ci sdraiammo a vedere il cielo stellato. Mi girai a guardarla, e mi resi conto che era una cosa che non facevo da tempo. I suoi capelli mossi e scuri riflettevano la luce chiara della luna, le sue labbra erano screpolate e le sue lentiggini che tanto amavo stavano via via sparendo. Si stava lasciando andare. O ero io a farlo? La baciai forte e iniziammo a fare l'amore. Era bastata una minima attenzione reciproca a far riaccendere la miccia del nostro amore. -Quanto tempo perso...- pensai. In fondo avevamo scelto questa vita per stare insieme ma proprio lo stare vicini tutti i giorni ci aveva separati più che mai: un velo di malinconia e noia avvolgeva la nostra mente malata di desideri. Era bello quando si era giovani, quando il desiderio di stare insieme era forte e sembrava invincibile. Ma si sa, il tempo è un'arma a doppio taglio. E io, Tom Much, lo avevo capito solo a 41 anni, proprio dopo averlo sperimentato sulla mia pelle.
Siamo veramente capaci di amare?
O lo facciamo solo per le nostre convenienze? Quando eravamo giovani io ero un galantuomo con Vicky, non le facevo mancare nulla. Era sempre con me, il mio sole di giorno, la mia luna di notte, il mio faro nel mare, la mia ispirazione a letto, il mio profumo preferito.
Cosa sono diventato? Sono ancora un galantuomo o un inutile ammasso di carne e vizi che affoga e vive nella sua stessa merda di vita? Negli ultimi anni ero emotivamente morto anche se vivo all'apparenza.
Voglio ricominciare. Voglio ripartire. Voglio vivere.
Erano le 23:15 ed io e Vicky eravamo sdraiati su un campo di grano, abbracciati. E io stavo bene.
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Appunti Di Vita
ContoRiflessioni di diversi personaggi in diversi ambiti sui più grande dilemmi della vita umana.