Prologo

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Le farfalle si muovono dentro di me e le loro ali mi fanno impazzire, senza di te c'è ormai il vuoto.

Quella notte il cielo sembrava diverso, era una tela densa e dipinta di nero che si allargava sopra la mia testa.Mi osservava come uno spettatore che ha pagato il biglietto e non ha intenzione di rinunciare cosí presto al suo spettacolo. Anche la luna era meno appariscente, ora che la guardavo meglio, e sfidava le stelle per farmi compagnia in una nuova notte insonne. La causa era sempre e solo lei, lo era da ormai trecentonovantacinque lunghi giorni. Qualcuno, in passato, mi aveva detto che il tempo è in grado di guarire ogni cosa, ma quel qualcuno non poteva sapere che una lama affondata dritta nel cuore l'avrebbe lasciato sanguinare. Per sempre.

La mia testa era un viavai di pensieri che non mi davano tregua, vocine insistenti che gracchiavano ininterrottamente e mi sbattevano in faccia la realtà. Quella realtà che, solo a nominarla, mi faceva tremare le ginocchia.

Per quanto tempo avrei ancora resistito?

Sfiorai con la punta delle dita la ringhiera del terrazzo.
Era fredda a contatto con la mia pelle, come l'inverno che si era annidato dentro di me. Sospirai, incapace di trovare sollievo.

Raggiunsi il muro che separava il mio appartamento da quello dei vicini, e mi accovacciai. Spistai qualche vaso da terra e raccolsi il diario e la matita. Li avevo nascosti perché il mondo non sapesse di noi. Perdonami: volevo solo tenerci al sicuro.

Mi guardai intorno, la casa era ancora avvolta nel più totale silenzio. L'unica luce era quella della luna.
La mia mano si muoveva rapida e continuava a scrivere il suo nome. Riga dopo riga, la pagina si riempiva delle stesse parole. Ogni lettera era un colpo che mirava al centro del mio petto e poi spaccava ogni cosa che incontrava. E con la stessa velocitá poi cancellavo tutto, ero una furia. Annerivo la pagina fino al punto di bucarla e continuavo, insistevo, non era mai abbastanza.
Sfogavo la rabbia che provavo, ma era un sollievo momentaneo. Lo facevo bastare.
Lacrime cocenti mi rigarono le guance e caddero sul foglio, bagnando le righe nere che avevo appena tracciato.
Chiusi gli occhi esausto e mi domandai: come eravamo arrivati a quel punto?

La Distanza Tra Me e TeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora