Capitolo 3

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Isabel

Quando sei un bambino guardi con fastidio e una punta di gelosia i tuoi genitori mentre si baciano, perché vorresti che quei baci fossero tutti per te. Poi cresci e faresti carte false per vederli baciarsi un po' di più.

[Night Changes--One Direction]

<<Isabel, hai visto percaso i miei pantaloni? Non li trovo da nessuna parte...>>.

Sollevai gli occhi e guardai il riflesso nello specchio. Alle mie spalle c'era Lucas che bofonchiava con uno spazzolino stretto tra i denti e saltellava sul posto nel tentativo di mettersi le calze. Doveva mettersi la divisa per il lavoro ed era anche una taglia più piccola della sua, ma lui tratteneva il fiato e si concentrava tutto per entrarci ad ogni costo.
Non voleva essere come i suoi colleghi, rassegnati a nascondersi dentro un ingombrante sacco di patate. Era deciso a puntare alla sua mascolinitá. Non ero mai stata una tipa gelosa, ma razionale si. Continuavo a ripetergli che era bello a prescindere dalla sua uniforme, ma lui era talmente cocciuto che oramai avevo smesso di farglielo notare. O forse avevo semplicemente smesso di tentare di capire gli uomini.

<<Merda, merda, merda! Se faccio tardi anche oggi, il capo mi uccide>>, imprecò disperato. Lucas lavorava presso una nota catena di fast food, una di quelle dove entravi profumato di derersivo e uscivi strizzando olio dai vestiti.

Doveva ancora abituarsi al cambio turno perchè da pochi mesi avevano inserito anche il servizio colazione. La sveglia suonava alle sei del mattino per tre volte a settimana.
Niente di così sconvolgente. Tanta gente si alzava anche prima e affrontava una giornata da pendolare, ma in casa nostra significava una cosa sola: trovarsi in due a divideresi l'unico bagno.
E

vi sfido a contenderlo con una donna come me. Non lo vedrete mai più. Lucas aveva dovuto rinunciare alle lunghe sedute a giocare a Fifa e con una sigaretta accesa tra le dita. Un appuntamento mattutino a cui era stato difficile dire addio per uno come lui.

Un pò più tardi...

Uno strillo acuto mi riportò alla realtá. Proveniva dalla camera da letto.
Mi fiondai e vidi Lucas che stringeva nella mano un oggetto non ben definito. Un corpo informe di plastica e lacci. Poi capii.

<<Mi sono costate un'intera settimana di lavoro. O tu lo porti immediatamente fuori, o per me può trattenere la pipì fino a questa sera. E chissenefrega della sua vescica piena... la tiene proprio come faccio io!>>, disse fuori di se, facendo ciondolare quello che rimaneva di una scarpa davanti ai miei occhi.
Ahia, era partito con la minaccia.

<<Dai, vieni fuori da lì>>, mi limitai a dire. Non sapevo bene cosa fare. Da una parte c'era il mio fidanzato in una piena crisi isterica, con gli occhi lucidi, e dall'altra c'era Sean, il mio stupido cane.

Un muso spuntò da dietro la tenda, sollevandola di poco da terra. Pensava di essere invidibile, ma la trasparenza del tessuto e la sua coda lo tradivano. Non potevo annoverare anche l'invisibilità tra i suoi poteri.
Lucas era una furia. Si buttò di peso sul letto e nascose il viso tra le mani. Era prossimo alle lacrime.

<<ISABEL, lo so che sono solo un paio di scarpe, ma non posso spaccarmi la schiena e lavorare fino a tardi per pagare le bollette e basta. Lo capisci? So che adori Sean e non ti metterei mai di fronte ad una scelta, ma ti prego di trovare il modo per togliergli questo brutto vizio>>.

Mi sedetti al suo fianco e gli presi la mano, facendo intrecciare le nostre dita.

<<Domani andiamo a ricomprarle, va bene? Anzi, te ne regalerò due paia>>, proposi purché smettesse di singhiozzare.
<<Sean non ha preso bene il tuo arrivo in casa, ma sono sicura che si tratti di una fase passeggera. Se la cosa può aiutarti a stare meglio, ne parlerò con un educatore dopo la gara. Va bene?>>.

Lucas annuì in modo meccanico e mi abbracciò, affondando il viso sul mio collo.
<<Davvero due paia? Me lo prometti?>>, mi bisbigliò all'orecchio.
Mi sembrava di comunicare con un bambino che aveva appena fatto i capricci.
<<Certo, sono una donna di parola e mantengo le mie promesse>>.

Qualcosa di umido si era appoggiato in mezzo a noi.
Abbassai lo sguardo e vidi che Sean aveva infilato il muso nello spazio creato dai nostri corpi. Due occhi traditori ci fissavano, ma dato che nessuno sembrava accorgersi di lui, passò al piano B: un uggiolare insistente e quasi lagnoso. Se falliva anche con quel piano, passava direttamente al successivo: avrebbe usato la sua zamba come strumento di tortura.

Non riuscii a trattenermi. Il mio autocontrollo si disintegrò e scoppiai a ridere senza conregno. Poteva essere il cane più pasticcione e combinaguai del mondo, ma per me era perfetto così. Era ed è il mio migliore amico.

Continua.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 19, 2017 ⏰

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