Traccia 2 - Monochromatic - il Paladino dei Colori

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Da sempre, Giulio possedeva una certa tendenza alla sinestesia.
Questa cosa aveva sempre affascinato i suoi amici.
«Di che colore sono?» era diventata la frase più posta al bambino dopo «Come stai?» e «Buongiorno».
Per i primi tempi era stato quasi divertente esprimere così quel suo bizzarro talento davanti a tutti, affibbiando a tutti un colore.
Per Giulio era un vero e proprio lavoro, al quale dedicava tutto se stesso.
Riteneva che ognuno dovesse avere un colore, e, se lui davvero poteva vederlo, era suo dovere rivelarlo al mondo, rendere quella persona consapevole del suo "colore interiore".
Questa sensazione di "paladino dei colori" l'aveva sempre accompagnato durante le sue riflessioni, rendendolo orgoglioso del suo operato.
E pazienza se ormai gli amici non lo chiamavano più per giocare a pallone o guardare cartoni animati - a lui andava bene anche così.
«Essere il Paladino dei Colori é un lavoro che comporta doveri e rinunce» si ripeteva il ragazzo, osservando con una punta di gelosia i suoi amici giocare nel cortile della scuola.
La sua fama di Paladino si diffuse presto in tutta la scuola, rendendo la sua sinestesia una sorta di attrazione per tutti gli altri bambini.
Decine e decine di studenti spesso lo andavano a cercare durante la ricreazione, implorandolo di rivelargli il loro Colore.
E così Giulio, con fare da saggio, dispensava le sue conoscenze.
«Tu sei Rosso, il colore del Fuoco e dell'energia...»
Ma non appena iniziava a spiegare il vero tesoro del Colore, i bambini erano già spariti, lasciando il posto ad altri bambini impazienti di sapere quale fosse il loro Colore.
Col tempo, i bambini persero interesse per il significato del loro Colore, accontentandosi semplicemente del Colore in sé per sé.
In quel periodo, Giulio sentiva il suo potere scivolargli dalle mani.
Tutti i bambini che giungevano a lui parevano avere lo stesso colore. Tutti, nessuno escluso.
«Com'è possibile?» si chiedeva Giulio, osservando la massa di bambini impazienti.
Possibile che tutti quei bambini avessero lo stesso orribile colore?
«Che faccio? Nessuno ama quel Colore... mi odieranno tutti...» pensò Giulio con ansia.
Cosa fare?
L'unico modo era sostituire quell'orribile Colore con un altro a sua scelta.
Sebbene fosse riluttante all'idea, Giulio incominciò ad affibbiare ad ogni bambino un colore a caso, spesso quello preferito dal bambino stesso.
La gioia sul volto dei bambini era sempre incontenibile, soprattutto quando tutti si sentirono dire che il loro colore preferito era anche il Colore che il Paladino dei Colori aveva visto dentro di loro.
Ma nonostante la gioia incontenibile dei bambini, Giulio non riusciva a sentirsi ripagato dalle sue bugie.
E ancora, l'unico Colore che vedeva nei bambini era il Grigio.
Denso, opaco, monocromatico. Disgustoso.
Odiava quel Grigio.
Il Grigio dei pomeriggi di noia, il Grigio che tinge i cieli nuvolosi e tristi, il Grigio del fumo sporco delle ciminiere, il Grigio che dà il voltastomaco.
Quel Grigio piatto, che assorbe ogni altro Colore lasciando un senso di vuoto.
Sì, ecco che cos'era quella sensazione che i bambini emanavano nel loro grigiore: vuoto.
Il Vuoto della grigia vanità degli esseri umani.

Concorso Edizione 2017 di MichelaBaldasso e gemmamilevi89Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora