Declino

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Erano le 21:30 e il bar era ancora pieno. C'era poco da stupirsi del resto, il fine settimana per il Long Shot era sempre un calvario. Ashley, una delle bariste, stava ripulendo i tavoli, che probabilmente per via della confusione, è stato distrattamente sporcato con uno dei vari giri di alcol di quella lunga serata estenuante. La musica era assordante, tanto da costringere le persone ad urlarsi contro a distanze ravvicinate per poter comunicare. Sotto le luci da discoteca, i giovani stavano ballando scatenati: alcuni single, altri fidanzati, altri ancora in balli da gruppetto e così via. In sostanza un sabato sera movimentato, come nella norma accadeva in quel bar durante il weekend.
I soldi entravano ed uscivano dalla cassa e ad ogni giro di drink le persone, quelle più generose, lasciavano una bella mancia alle bariste.

«Chi è quella?» Domandai a Christopher, che era piegato sul tavolo da biliardo, concentrato a mandare in buca la palla.
«Huh?» Christopher alzò il busto slanciato, appoggiando la stecca da biliardo a terra guardando me, poi quella ragazza dai capelli bianchi stile "grunge", probabilmente tinti da chissà quale parrucchiere strapazzo, dietro al bancone del bar preparando uno di una lunga sequenza di cocktail.«Ah lei...beh è nuova» Alzò le spalle larghe, come per tagliare corto. «Grazie coglione, tu sì che sei sveglio.» scossi la testa tornando a guardare quella ragazza, che ormai stava mettendo i soldi in cassa dopo aver servito il cocktail preparato poco fa. Ogni volta che le luci rosse e blu proiettavano verso il suo volto, scoprii nuovi dettagli, come le fossette sulle guance che apparivano ad ogni suo sorriso più amplio. Presi il mio bicchiere con il Whiskey Sour bevendone un sorso e non appena il liquido scivolò giù lungo la mia gola, chiusi gli occhi istintivamente, assaporando l'alcol che dava quella piacevole sensazione di bruciore nell'esofago. Una voce femminile iniziò a parlare gridando vicino al mio orecchio, dato quel caos assordante non aveva molta scelta.
«Ma guarda un po' chi si rivede! Alexander Lynwood! Non pensavo frequentassi anche tu questo locale.» Squadrai quella donna che stava rapidamente acquistando terreno, prendendosi possesso del mio braccio sinistro cingendolo come se fosse il suo peluche da stringere. Non ricordo bene chi fosse, probabilmente una delle nuove matricole chiassose della Walter University. «E tu sei?» Le domandai inclinando il capo lievemente cominciando a spazientire per quel improvviso attaccamento al mio braccio. Ero abituato a prendere io confidenza con le potenziali prede e non di certo per una semplice chiacchierata. «Oh eddai Alex!» sbuffò appena, mentre una ciocca di capelli biondi come il grano le ricadevano sul volto splendidamente abbronzato, peccato per quel trucco che la faceva sembrare una Barbie da mercato. «Frequentiamo lo stesso gruppo di amici, sai Sue, Brody, Bishop...» Nulla. Non mi diceva nulla quel volto, ma annuii lasciando scorrere. Volevo scrollarmela di dosso in qualche modo.
«Io e il mio amico, quello piegato a pecorella sul tavolo da biliardo...» Accennai un ghigno prima di proseguire, mentre quest ultimo aveva alzato il dito medio verso di me, mandandomi generosamente a quel paese. «abbiamo fatto un salto qui per rilassarci. Christopher ti presento la mia nuova amica.» Non appena Christopher si avvicinò ignaro come sempre, cominciai ad allontanarmi. Non avevo alcuna intenzione di passare le prossime ore a sentire quella voce stridula che mi gridava nelle orecchie, e quale modo migliore di scaricarla senza offenderla, se non scaricandola a Christopher?
«Alex dove diavolo stai andando?»
«Tranquillo fratello, goditi questa bella donzella nel mentre io faccio scorte di birra. Guai a te se la tratti male.» Non che mi importasse della ragazza quanto di quel poveretto che è stato appena usato com discarica. Li lasciai lì a chiacchierare, inarcando un sopracciglio notando che Christopher tutto sommato non era poi così a disagio con quella biondina. Era l'ora, pensai fra me e me avvicinandomi sempre di più al bancone del bar. Christopher era come una donna, un eterno romantico. Si innamorava spesso delle donne meno appropriate, che lo tenevano si e no 2 o 3 mesi sfruttando quel poveraccio come un personal stylist ogni volta che loro volevano andare a fare shopping, chauffeur senza diritto di replica e qualche volta anche da sgancia verdoni quando le sue fidanzate, ormai ex, finivano il loro budget. In sostanza un povero coglione con il prosciutto al posto degli occhi. E a chi toccava tirarlo su di morale, tenendolo lontano dal crollo psichico e fisico dopo le rotture? Sì, toccava a me raccogliere i suoi pezzi, facendo in modo di rimetterlo in sesto. Dopo l'ultima rottura, con una certa Sarah McGarret, ha scelto di starsene alla larga per un pezzo dalle donne, provando a dedicare più tempo a se stesso, una sorta di "ritrovamento del proprio essere", detta da lui, e a me andava più che bene quella decisione, piuttosto che sentirmi le sue lagne da ragazzina, sì, se non fosse per il fatto che era diventato più noioso.
«Prendi qualcosa?» Una voce femminile mi fece riemergere dai miei pensieri, tornando alla realtà, rendendomene conto solo allora che ero già al bancone e la ragazza era proprio quella che portava i capelli bianchi.
«Due Double Jack fresche e il tuo numero di telefono, per favore.» Scandii per bene le ultime parole di cortesia, finendo il tutto con uno dei miei sorrisi migliori, quello per il quale le ragazze stringevano le cosce fremendo, ancor prima di essere toccate. La ragazza piegò il busto per prendere le due birre dal frigo, piazzato in basso dietro al bancone, regalandomi così una piacevole visione del suo posteriore e al quale non potei fare a meno di sogghignare. Pose le due bottiglie sul tavolo, guardando palesemente indifferente.
«Per le due birre si può fare, ma per il numero, temo di non poterti aiutare. Mi dispiace»
«Questo significa che non hai un cellulare? Chi vive nel 21° secolo senza un cellulare?»
«Non ho detto questo. Il cellulare ce l'ho, solo che non condivido il numero con gli sconosciuti.»
«Per la miseria! Una ragazza proprio brava, mamma e papà devono essere proprio fieri di te.» Era proprio una sfida a tu per tu. Ed ero proprio curioso di vedere quanto avrebbe resistito, quindi mi sporsi più vicino a lei appoggiando i gomiti sul bancone, intravedendo i suoi occhi grigi nonostante la poca luce del locale. «Mettiamola così allora, io mi chiamo Alexander Lynwood, mi piacciono le Chevy , ho 22 anni e mi diverto a smontare e a rimontare le auto. Ora che ci conosciamo, mi dai il tuo numero?» Sfoggiai nuovamente quel sorriso, sperando che questa volta le facesse effetto date le distanze accorciate, ma niente. «La risposta è sempre no. E un'altra cosa, non dare informazioni se non sai bene chi hai di fronte.» Con la sua ultima frase ad effetto, concluse l'intera "chiacchierata" tornando al suo lavoro. Ma mi ha dato palo! Quale razza di donna avrebbe mai resistito a tutte quelle attenzioni? Doveva essere uno scherzo. Chiunque fosse quella tipa, non era di certo finita lì. Era ormai entrata nel mio raggio di azione e non ne sarebbe uscita prima che la lasciassi andare. Scossi la testa sospirando, era la prima volta che mi capitava una donna così. Presi le due birre dal bancone, cercando con lo sguardo Christopher e la biondina ancora incognita a me, completamente spariti «Maledetto figlio di...e ricominciamo» Erano lì. Poco più distanti dal tavolo da biliardo, dove erano disposte anche le piccole poltroncine stile anni 60 in pelle rossa trasandate nel tempo, felicemente l'una fra le braccia dell'altro, in un bacio al quanto scenico.
Non avevo alcuna intenzione di interrompere quei due, e probabilmente a Christopher avrebbe solo gioito quella biondina parecchio vorace da quel che si poteva notare, perciò tornai alla postazione di prima, quei tavoli da biliardo erano una zona di aggancio ottimale e in quel momento ne sentivo al quanto la necessità. Mi appoggiai al tavolo in modo da avere la perfetta visuale sul bancone, dove la "Miss Ghiaccio Secco" lavorava ancora senza sosta. Era strano che non l'abbia mai vista nemmeno in giro fino ad ora, era un mistero puro e io ero voglioso di saperne di più. Molto di più. Stappai una bottiglia e l'altra la lasciai sul tavolo, caso mai Christopher la volesse altrimenti ne avrei usufruito io più tardi.

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