Amici

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«Secondo te è morto? Non si è più mosso da ieri sera.»
«Se è morto, posso stappare una bottiglia di champagne?»
«Ash smettila. Sei in un grosso guaio, non c'è un bel niente su cui scherzare.»
Sentii nel sonno le loro voci arrivarmi alle orecchie, ovattate e non del tutto chiare. Mossi lievemente il capo sul bracciolo, di quello che doveva essere un divano.
«Vedi? Non è morto, ora possiamo pure buttarlo fuori.»
«Falla finita Ashley, piuttosto pensa a come scusarti.»
Un corpo non molto pesante, si sedette sul divano di fianco a me, ma non so bene chi fosse, non avevo ancora aperto gli occhi, mi limitai solo a mugugnare qualcosa ancora assonnato.
«Scusarmi!? Con lui!? Col cavolo! Se non fossi arrivata io chissà cosa avrebbe potuto farti quel pezzo di merda.» Disse Ashley con quella solita voce, piena di disprezzo. Aspetta... Ashley? Cosa ci faceva Ashley lì? Socchiusi gli occhi, con l'intento di mettere a fuoco l'ambiente in cui mi trovavo. E poi vidi lei, seduta di fianco a me. Viso perfetto non molto abbronzato, occhi grigi, capelli leggermente mossi probabilmente ancora umidi dopo una doccia di prima mattina. Era semplicemente la cosa più bella su cui posare gli occhi appena svegli.
«Ash andiamo, non ha fatto nulla. Sì, forse ha usato dei modi un po' bruschi, ma del resto si sa, lui è Alexander.»
Come darle torto? Pensai fra me e me.
«Ciao angelo...se sono morto, questo deve essere il paradiso...» Biascicai io con la bocca impastata, abbozzando un sorriso da ebete nel vederla con lo sguardo su di me, interrompendo così la loro conversazione. Allungai nel contempo la mano verso la sua guancia sfiorandola con i polpastrelli, come un bambino che esplorava il suo nuovo giocattolo. Aveva la pelle vellutata, priva di ogni imperfezione. Semplicemente un incanto.
«Uhm, no, non sei morto e questo non è il paradiso. Ben svegliato comunque.» Puntualizzò lei togliendomi la mano dal suo viso, che però io rimisi insistentemente. Era bello poterla toccare.
«Oh Cristo, ma insomma! Lo possiamo buttare fuori? Cioè guardalo! È in perfetta salute, quindi non ha più alcun motivo per restare qui.» Ancora una volta Ashley si intromise, esattamente come ieri sera. Ieri sera. Ieri.Sera...Merda! Cosa diavolo è capitato ieri sera!?
Schiazzai giù da quel divano, notando solo allora che non era né il mio divano né il mio salotto.
«Dove diavolo mi avete portato!?» Domandai io esterrefatto. Non sapevo dove ero e non ricordavo nulla. Tranne che avevo trascinato via Mya durante la festa del compleanno di Sue, portandola in spalla in una delle stanze della casa di Bishop e poi il buio completo.
«Cerca di calmarti ora, ti spiegherò tutto a patto che non tenterai di fare a pezzi nessuno...dopo.» L'ultima parola l'aveva quasi sussurrata. Dopo? E chi dovrei massacrare di botte? Aspetta un attimo...
«TU!» Puntai il dito contro Ashley con un improvviso accesso di rabbia.
«Con cosa diavolo mi hai colpito Ash!?» Chiesi io furibondo, mentre Mya si parò fra me e lei, divaricando le braccia come per distanziarci l'uno dall'altra.
«Ragazzi per favore non cominciate. Alex ti spiegherò tutto ma dovrai startene buono, d'accordo?»
«Non pensi che questo dovrei deciderlo io baby?» La guardai con la coda dell'occhio, per poi ripuntare lo sguardo colmo di ira su Ashley, che a sua volta mi ricambiò torva.
«Ah vuoi sapere con cosa ti ho colpito stronzetto? Con una bottiglia di Jack! Ma la prossima volta sarà una mazza da baseball a romperti la testa, così non potrai più risvegliarti!»
«Ashley Elizabeth Beasley! Piantala ora!» Mya si intromise azzittendo Ashley per qualche istante.
Non avevo mai toccato una donna in vita mia con cattive intenzioni, ma Ashley è riuscita ad indurmi a volerla strozzare.
La mano ben tesa di Mya premette contro il mio petto, come per tenermi a debita distanza, lontano dalla sua amica.
«Con una bottiglia cazzo!? Con una fottuta bottiglia!?» Sentii il dolore dietro la mia testa, che probabilmente fino ad allora era dormiente a causa dell'adrenalina che scorreva nel mio corpo. Tastai con le dita il punto dolente, ringhiando di seguito.
«Io ti strozzo. Giuro che ora ti strozzo!» Fremevo di rabbia con la mandibola contratta mentre spazientii, e quel dolore si faceva man mano sempre più acuto, costringendomi a sorreggermi in piedi con una mano appoggiata sul tavolo da pranzo, provando una sensazione di vertigini.
«Vieni se ne hai le palle Lynwood! E tu non chiamarmi in quel modo! Solo mamma può farlo!» Ribatté lei paonazza, mentre Mya tentava di frenarci entrambi dallo scannimento reciproco.
«Ashley va di sopra!» Ordinò Mya all'amica, che a sua volta stava perdendo la pazienza.
«Ma è anche casa mia questa! Non puoi dirmi dove andare in casa mia, quando l'intruso qui è soltanto lui!» Obiettò Ash sbraitando le mani, sotto gli occhi minacciosi di Mya.
«Ora!» Mya puntò l'indice verso le scale, che conducevano al piano di sopra imponendo la sua autorità su Ashley, che dopo aver battuto un piede sul pavimento sbuffò.
«Oh al diavolo! A volte mi chiedo dalla parte di chi stai!?» Girò i tacchi avviandosi su per le scale proferendo delle lamentele.
«Dalla parte della vittima in questione!» Azzardai io a rispondere alla domanda di Ashley, che però non si rivelò una mossa geniale, visto che quello stesso sguardo omicida che Mya aveva riservato ad Ash, ora lo rivolgeva pure a me.
«Finiscila ora anche tu!» Mi intimò lei, puntandomi addosso i suoi occhi grigi ridotti in una fessura. Io dovevo finirla?! Ma se ero io quello che aveva più diritto di aprire bocca, più di chiunque altro in quella stanza! Ero io la vittima stesa con una bottiglia!
«Cosa devo finire!?»
«Di istigare al litigio!»
«Io sto istigando?!»
«Dio!»
«Dio!»
«Alexander!»
Era esasperata, ma comunque decisi di starmene zitto per una volta, anche perché ora quel Mini Rambo stramaledetto non era più nei paraggi e un ulteriore accesso di rabbia non avrebbe gioito al dolore che sentivo dietro la testa.
Assurdo, da quando conosco Mya, Ashley non perde un'occasione nel colpirmi alla testa. Prima con una gruccia alla Raymond Shopping Center, poi con una bottiglia di Jack alla festa di Susan. Poi a cos'altro toccava? Una sedia per farci wrestling?
Continuavo ad accarezzare il punto dietro alla testa, cercando di rimettere in ordine i pezzi mancanti della serata precedente. Ricordo che avevo preso il mento di Mya fra le dita, portando il suo sguardo sul mio che fino ad allora stava evitando, poi Ash aveva irrotto di prepotenza nella camera colpendomi dietro alla testa e in tutto questo c'erano due domande alle quali non trovavo ancora risposte. Dove diavolo ero? E perché quella faccia di culo di Christopher non mi aveva riportato a casa? Mya si avvicinò a me, togliendomi la mano dalla testa.
«Ti fa male?» Scrutò il punto minuziosamente, accertandosene che non ci fosse un bernoccolo.
«No baby, mi fa bene. Tu che dici?» Ironizzai io, del resto la bottiglia del Jack Daniel's aveva il vetro abbastanza spesso, cosa si aspettava?
«Su non fare l'acido, ti porto del ghiaccio.» Prese un sacchetto di plastica dalla dispensa, di piccole dimensioni, andando poi al frigo prendendo dei cubetti di ghiaccio già pronti dal freezer, riempiendolo.
«Acido? Io? Ma da quale pulpito!» Lei non rispose, perciò me ne approfittai per togliermi i dubbi riguardanti quelle due domande. «Mya, dove siamo precisamente?» Tornò lei, posandomi dietro al capo il sacchetto con il ghiaccio, al quale sentii subito i benefici. «A casa mia.» Rispose lei secca al quale io inarcai un sopracciglio dileggiatore. «Sono abituato a potare io le ragazze a casa mia, non il contrario. Perché sono qui?» La lasciai fare mentre lei tamponava con estrema cura la mia testa, facendo una smorfia di disgusto arricciando il naso non appena udì la mia battuta, ripagandomi con una leggera botta sul capo, che però mi fece comunque abbastanza male. «Ahy! Piano maledizione! Ultimamente voi donne tendete molto nel colpirmi alla testa, devo preoccuparmi?» Lei tornò a tamponare con la stessa cura di prima, accennando ad un sorriso sarcastico. «Chissà, magari sbloccherai di cervello se continuiamo. Comunque ti abbiamo portato qui perché sei svenuto a terra, la tua macchina non c'era, non sapevamo dove abiti, Bishop avrebbe fatto prima e ti avrebbe lasciato accanto ad un cassonetto della spazzatura e Christopher è sparito con Anna. Quindi l'unica soluzione era portarti qui.» Ah però! Allora le importava qualcosa di me! A differenza di quel bastardo di Christopher che mi ha abbandonato lì.
«Potevi anche lasciarmi lì. Perché non l'hai fatto?» Le domandai io puntandola nei suoi occhioni grigi ancora una volta. Ovviamente chi appariva ogni volta che lei dedicava l'attenzione a me? L'inimitabile! L'inconfondibile! E l'ineguagliabile Ashley Beasley! Che però si fermò poco, giusto per avvisare la sua amica che fra non molto avrebbe dovuto cominciare il suo turno al Long Shot. «Vedi di non tardare e quando avrai finito di viziare quel bastardo vanitoso, buttalo fuori.» Tagliò corto uscendo dalla porta d'ingresso sbattendola, senza dare modo a Mya di proferire parola.
«Ash...» Mya sospirò abbattuta, sapeva che adesso la sua migliore amica ce l'aveva con lei perché io ero lì. Ma del resto lei mi aveva colpito! Potevo rovinarle la vita da un momento all'altro con una denuncia, anche se per un ovvio motivo non lo avrei mai fatto. Avevo una certa reputazione da proteggere d'altronde, e che figura avrei fatto dicendo ai poliziotti "Ehy una donna fuori di testa mi ha colpito con una bottiglia di Jack alla testa" No. Era assolutamente fuori discussione.
«Vanitoso? Moi? È solo invidiosa quel nano da giardino.» Mya mi guardò corrugando le sopracciglia nere. «Smettila.»
«Sì è proprio invidiosa del fatto che la sua migliore amica da attenzioni a me piuttosto che a lei.» Un ghigno sornione mi incurvò le labbra, del resto l'idea mi piaceva.
«Alex. Stop.» Mi lasciò il sacchetto con il ghiaccio fra le mani in modo da arrangiarmi, mentre lei si avviò verso il piano cottura della cucina, cominciando a mangiare quelli che dovevano essere dei pancakes già pronti in un piatto. «Anche molto invidiosa direi.» Tamponai il colpo alla testa che pian piano, più passava il tempo con il ghiaccio, più diminuiva di intensità al dolore. «Scommetto non hai ascoltato una sola parola di ciò che ti ho detto.» Disse lei accigliata, mentre mangiava i pancakes con sopra una bella dose abbondante di sciroppo d'acero. «Touché.» Risposi io, mentre un buon odorino mi perverse le narici. «Quelli sono pancakes!? Dio io adoro i pancakes!» Mi avvicinai a lei con una certa fame, ma lei abbracciò il piatto come se proteggesse il suo tesoro. «No! Sono miei! Il mio tesssssoro!» Incredibile, mi aveva citato la battuta di Gollum de "I Signori Degli Anelli" pur di tenermi alla larga dalla sua colazione. «Hai fatto riferimento ai Signori Degli Anelli! Sei assolutamente da sposare. Però piccola eddai! Ho fame anch'io! E poi visto che la tua amica mi ha messo K.O con una bottiglia, sarebbe un buon modo per farmi evitare di sporgere denuncia. Solo un boccone!» Insistetti io, quei pancakes avevano un aspetto allettante, quasi da far venire l'acquolina in bocca.
Mya si fermò sul posto puntandomi i suoi occhioni grigi sbarrati su di me. Ora arriva Ashley pensai fra me e me, visto che erano questi i momenti in cui la Mini Rambo faceva la sua apparizione. Nel frattempo, me ne approfittai prendendomi la libertà di movimento e rubandole un pezzo di pancakes mangiandolo, scoprendo che era piacevolmente buono. Accidenti se lo era! «Davvero sporgerai denuncia?» Chiese lei preoccupata per la sorte di Ashley. Avevo incusso timore in lei e sembrava che la cosa andasse di mio vantaggio. «Certo.» Dissi io con nonchalance e la bocca ancora piena, continuando a masticare deliziato da quei sapori che mi stuzzicavano le papille gustative, mentre lei sembrava sempre più tesa. Ancora una volta a favore mio. «Però potrei dimenticarmene di ciò che è accaduto ieri sera...» Deglutii il boccone, riprendendo a parlare con un tono più comprensibile, se volevo ottenere qualcosa dovevo assicurarmene che lei stesse ad ascoltare ben attenta. «A patto che tu mi dia il tuo numero...»
«Alex.» Sospirò lei interrompendomi.
«Ah! Non ho finito piccola. Il tuo numero, meno acidità nei miei confronti e forse riuscirò a dimenticarmene del spiacevole episodio con la tua amica. Prendere o lasciare.» Mi leccai le dita una ad una, ripulendole dal sciroppo d'acero con l'impaziente attesa che Mya prendesse una decisione.
«Te l'ho mai detto quanto sei stronzo?» Mi guardò lanciandomi una frecciatina con gli occhi ridotti nuovamente a fessura, nel mentre io alzai le spalle facendole un occhiolino d'intesa, sfoggiando un sorriso di scherno. «Hai 5 minuti per dirmi quanto sono stronzo, perché dopo ti sarà assolutamente e categoricamente vietato di farmi tutti quei bei complimenti, se ci tieni alla libertà della tua amica.» Lei rimase sbigottita stringendosi nelle spalle e serranda i pugni. «Maledetto stronzo!» Mi liquidò andando probabilmente di sopra a prepararsi per il turno di lavoro che l'attendeva.
Era mattina, verso le 9:30 o giù di lì perciò sicuramente avrebbero trasmesso i Griffin, e da quando ho memoria non mi sono mai perso una puntata. Perciò mi risedetti sul divano con il piatto di pancakes sulle gambe accedendo la TV, godendomi quella strana mattinata.

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