Uno

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È inverno, fa freddo.

Torino sembrava più fredda del solito, l'inverno scorso non è stato così ventoso.

Sembra una giornata così squallida, per fortuna le luci che indicano l'avvicinarsi del natale illuminano tutte le strade, rendendo più gradevole quel freddo.

Una lieve pioggia accompagna quella giornata, meno male che Alice oggi ha tre ore di lezione all'università, tre ore di biochimica, materia tanto pesante quanto affascinante per lei.

Lei, Alice, cammina per i corridoi del suo dipartimento; ha degli occhi di un verde chiaro, intenso, un'iride particolare con delle sfumature gialle che si intrecciavano a meraviglia con quel verde; alta non esageratamente, indossa un parka verde scuro e un paio di jeans, e un paio di Timberland per riparare i suoi piedi da quel freddo che trapassava qualsiasi cosa.

Molto affascinante, senza un filo di trucco, acqua e sapone, dal viso molto fine e accurato. Il naso all'insù e una bocca carnosa non troppo grande.

Da dove passava lei, sembrava che il caos che c'era tutto intorno cessasse, che il tempo fosse scandito dal movimento dei suoi capelli di un castano un po' chiaro.

Il suo sorriso sempre in mostra le faceva sprizzare allegria da tutti i pori, ispirava qualcosa di positivo.

Tutti dentro l'università la osservavano, non si poteva non osservarla mentre con un fare molto delicato si sposta i capelli dal viso a causa del vento; ha uno sguardo così intenso che potrebbe ottenere tutto quello che vuole soltanto guardando negli occhi chi ha davanti. Gli occhi spesso dicono molto più di quanto ci si possa immaginare.

Arriva in aula dopo aver attraversato diversi corridoi e piani, trova Sabrina e Claudia, le sue colleghe con le quali ha legato di più in questi mesi; con loro si unì subito dopo anche Dario, altro collega appena conosciuto, ma che ci provava con Sabrina, lei però continuava a rifiutare le sue avance.

Si siedono per prendere posto, ma ancora sono in largo anticipo, visto che il dinosauro di professore che si ritrovavano si prendeva sempre quindici minuti prima di arrivare.

Alice si gira verso Sabrina.

-Cosa fai dopo la lezione?

- Non saprei, dovrei essere libera comunque.

Aveva tanta voglia di passare del tempo con lei, era la persona a cui si sentiva più legata da quando era a Torino. Deve ancora abituarsi a stare lontana da tutti quelli che ha lasciato in Sicilia: i suoi, le sue amiche, la nonna. Per lei arrivare a Torino da sola senza nessuno accanto è stato traumatico, e non ci ha ancora fatto l'abitudine.

- Ci sono anche io!

- Dario, finiscila!

Alice scoppiò a ridere.

- Potremmo sederci sotto qualche albero a chiacchierare se vuoi, a me non va molto di tornare a casa adesso.

In realtà dovrebbe sistemare la casa, ma con questa giornata non ne ha voglia.

- Piove ancora. E se andassimo in qualche bar qui vicino?

- Sì, ottima idea, però non conosco molto bene la zona.

- Tranquilla, c'è un posto molto carino a dieci minuti da qui.

- Perfetto.

Le tre ore di biochimica sembrarono eterne, si parlava di neurorecettori, argomento molto particolare, unico; come facevano delle particelle così microscopiche a innescare le emozioni di una persona? Come la serotonina, che viene associata alla felicità.

Alice adora molto questi aspetti nella medicina.

Il suo sogno è proprio quello di trovare una medicina che renda felice qualsiasi persona, anche chi è tremendamente giù.

Lei ama la felicità, e cerca di vederla in tutti gli aspetti della sua vita, a partire dalle persone che si ritrova intorno. Non riesce ad esser giù, ha un carattere molto forte e non è una ragazza che si abbatte, nemmeno davanti qualcosa di grave.

- Dai, andiamo!

- Sì, andiamo.

Si incamminano verso fuori, la pioggia sembra essere diminuita.

Passeggiano, incontrano un altro gruppo di colleghi.

- Vi unite a noi? Stiamo andando a prenderci qualcosa di caldo.

Hanno le mani ghiacciate e tremano.

- No, noi stiamo andando al dipartimento.

- Ok, divertitevi.

Non era giornata quella, quella giornata cupa non era il massimo da passare dentro l'università.

Arrivano al bar, un locale molto piccolo ma raffinato e tenuto bene, con un lieve tocco vintage.

Sfinite e infreddolite, si siedono al primo tavolino che trovano libero.

L'ultimo disegnoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora