"It would be a lot better if I slit your throat
And die for me, die for me
Why don't you?"- Fuck you and all your friends, Falling in Reverse
Spostando lo sguardo verso la porta e lasciando nuovamente oscillare il bicchiere di scotch oltre il bracciolo del divano, Joseph non poté impedirsi di lanciare in direzione dell'amico un'occhiata bieca. Il suo sesto senso era in allerta, sapeva che qualcosa di terribilmente scocciante lo stava attendendo, ma evitò di aprir bocca finché non vide Kyle sbattere un pugno al muro e chiudere la chiamata. Non aveva capito assolutamente nulla della questione, il suo braccio destro non era tipo da troppe parole, ma dai suoi monosillabi e la sfilza di imprecazioni era chiaro che il branco li stesse reclamando.
«Guai?» gli domandò, tendendo teatralmente un angolo della bocca e mimando un sorriso ben lontano dal rispecchiare il suo attuale stato d'animo – detestava essere interrotto nel bel mezzo del weekend, soprattutto quando si trattava di qualsiasi evento riguardante i Menalcan. Non che odiasse il suo branco, in fin dei conti era tutto ciò che conosceva e la famiglia che Arianrhod aveva scelto per lui, ma se avesse potuto star loro lontano non gli sarebbe affatto dispiaciuto; per quanto nelle sue vene scorresse il sangue dell'Alpha, non desiderava affatto essere coinvolto nei sadici giochi di potere che suo padre, suo fratello, o un qualsivoglia Fior-Ghlan desiderava mettere in atto. Tutto ciò che voleva si riassumeva in un'unica parola: libertà. Peccato che fosse un concetto fin troppo astratto visti i suoi doveri.
L'altro grugnì, avvicinandosi all'attaccapanni accanto all'entrata. Ad ogni secondo di silenzio, il cipiglio di Kyle diventava sempre più snervante, così Joseph capì che non si doveva trattare della solita scaramuccia, ma bensì di un disastro.
«Arwen.»
Il ragazzo sussultò, rovesciando parte del liquore sul tappeto: «Che vuol dire?»
L'amico gli porse la giacca. Nei suoi occhi la tempesta imperversava furiosa, nuvole grigie che non sembravano promettere altro che guerra gli stavano incupendo lo sguardo: «Che siamo nella merda» ringhiò poi, incitandolo ad alzarsi e indossarla.
Sfortunatamente quella frase voleva dire tutto e nulla, soprattutto vista la loro natura. Arwen era sinonimo di rogne, di caccia spietata, lotta e sangue, ma anche di mezzosangue esaltati – il suo nome poteva assumere centinaia di significati diversi se non contestualizzato.«Più specifico, Kyle.»
«Hanno fatto irruzione nella Villa, massacrato qualche bràthair (fratello) e preso il Pugnale di Fenrir. Vuoi sapere altro?»
No.
In uno scatto fu in piedi. Le sue sinapsi presero a passare informazioni e pensieri da un lato all'altro della mente a una velocità incredibile e, oltrepassando la soglia di casa, si ritrovò già pronto ad adempiere ai suoi doveri. Nelle parole del suo vice c'era tutto ciò che mai avrebbe voluto udire, né nel weekend, né in qualsiasi altro momento della sua vita. Quello che era accaduto era il peggiore degli scenari che avrebbe potuto immaginare – e se dal quartier generale avevano chiamato loro, anziché l'Alpha, voleva dire che né lui né il primogenito si trovavano nei paraggi della magione.
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Wolf's Blood: a tale of love and war {Conclusa}
Werewolf●Book I● 🌜storia conclusa e prossimamente in revisione🌛 Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun lic...