2.1 The Calhum Brothers

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"This will end 'cause I want more
More, give me more
Give me more

If I had a voice I'll sing
If I had a heart I'll love you
After the night when I wake up
I'll see what tomorrow brings"

- If I have a heart, Fever Ray

Nonostante il silenzio e quella tenue quanto piacevole tensione, Aralyn non riuscì a staccare gli occhi dalla faretra in cuoio rovinato e, men che meno, il sorriso sul suo viso sembrò intenzionato a scomparire

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Nonostante il silenzio e quella tenue quanto piacevole tensione, Aralyn non riuscì a staccare gli occhi dalla faretra in cuoio rovinato e, men che meno, il sorriso sul suo viso sembrò intenzionato a scomparire. Sarebbe dovuta restar composta, mantenere un contegno soprattutto in onore di Luke, morto per portare a termine quell'impresa suicida, eppure non ci riusciva: la gioia era troppa. Dopo anni, fatiche e sacrifici, finalmente il Pugnale di Fenrir era in mano loro e, appena il Duca avesse deciso come agire, sua. A quel pensiero le sembrò di poter già fiutare il profumo del cambiamento nell'aria. I Neo-Ghlan finalmente sarebbero stati liberi, eguali a qualsiasi altro licantropo - ancora faticava a credere di essere a un passo da tutto ciò, eppure eccoli lì.

Dall'altro capo della scrivania, Arwen alzò un sopracciglio. Le sue labbra si tesero lievemente, tradendone l'austerità, e per un attimo Aralyn desiderò potersi avvicinare e sfiorarle in punta di dita, toccare quella curvatura così simile alla propria nell'intimità dello studio. Le sarebbe piaciuto festeggiare quel momento nel peggiore dei modi, spingendosi oltre per saggiare ancora l'adrenalina, ma si trattenne, mordendosi la lingua.

Lo vide scuotere la testa in un gesto di incredula soddisfazione, allontanare lo sguardo per qualche secondo e poi riportarlo su di lei, facendole stringere lo stomaco. Non si sarebbe mai abituata a incrociare i suoi stessi occhi, le medesime iridi dorate, e a sentire quel senso di soggiogamento misto a piacere, come una scolaretta alla sua prima cotta - eppure erano già passati dieci anni dalla prima volta che l'Alpha le aveva fatto battere il cuore a quel modo.

«Ce l'hai fatta» gli sentì dire in un soffio: «Non riesco a crederci.»
Aralyn abbassò il capo, nascondendo il lieve rossore delle gote. Non avrebbe saputo dire se fosse più lusingata o imbarazzata da quelle parole, dall'orgoglio che suo fratello sembrava faticare a contenere; dopotutto non era cosa comune vederlo cedere a simili emozioni, togliersi di dosso la corazza che si era costruito negli anni. Essere l'Alpha dopotutto lo aveva cambiato, ma anche l'incidente lo aveva reso più schivo, algido, di quanto non fosse. Arwen era diventato una sorta di mito, una figura effimera e inarrivabile, e ciò non aveva fatto altro che accrescere il desiderio che lei aveva sviluppato nei suoi confronti.
«È merito tuo, non mio.»
«Eppure quella che si è addentrata nella tana del nemico sei tu, non io, o sbaglio?» Il sorriso di lui si allentò appena, permettendo a un'ombra di offuscargli lo sguardo. C'era molto più di quello che si sarebbe potuto udire nelle parole dell'uomo, e Aralyn avrebbe preferito non cogliere il cambiamento sul suo viso. Quella vittoria sarebbe dovuta essere del capobranco, non certo sua, eppure lui era rimasto in disparte, si era lasciato soggiogare da una ferita ancora pulsante e aveva mandato colei che si era prodigato a rendere il suo braccio destro, il lupo più fedele e fidato.
Fece per aprir bocca, per dire qualcosa che potesse sviare il problema, ma Arwen fu più veloce: «Com'è stato?»

Wolf's Blood: a tale of love and war {Conclusa}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora