Lo sguardo di Douglas percorse con minuzia ogni piastrella, parete e ornamento rovinato durante lo scontro di quella nottata, il tutto mantenendo un silenzio quasi religioso. Nel suo avanzare lungo i corridoi, soppesando il resoconto ricevuto, dava l'impressione di essere un pellegrino intento a percorrere la via Crucis, ma se dalle sue labbra non usciva alcun suono, il corpo riusciva tranquillamente a descrivere lo stato d'animo in cui vergeva. La tensione nelle spalle, così come le falcate decise, seppur brevi, erano sinonimi della rabbia che stava trattenendo, mentre le mani giunte dietro la schiena indicavano lo sforzo che stava compiendo per non voltarsi, afferrare uno dei suoi sottoposti e spaccargli la testa contro il granito.
«Fior-Ghlan... i purosangue» svoltando nel corridoio seguente, quello dove fino a un paio d'ore prima si trovava il cadavere del nemico, l'Alpha si concesse le prime parole dal momento in cui era arrivato: «i discendenti di Fenrir e Arianrhod...»
Nel tono del padre, fin troppo calmo viste le circostanze, Joseph sentì una nota sgradevole, un'incrinazione velenosa che gli fece mordere con forza la lingua, in modo da impedirsi di dire anche solo mezza sillaba – in quel momento, probabilmente, anche il più lieve dei rumori avrebbe potuto scatenare l'ira dell'uomo di fronte a lui.
«I Lupi, quelli veri» i piedi di Douglas si fermarono e così fecero quelli del giovane che, però, stette bene attento a non accorciare la distanza tra loro; diventare il bersaglio delle ire del capoclan non era certo qualcosa a cui ambire, soprattutto conoscendo la violenza con cui si sarebbe potuto scagliare contro la propria vittima. Quell'uomo era un vero mastino, un cacciatore, un assassino, un bruto - e non si trattava di aggettivi affibbiatigli solo per renderlo più minaccioso agli occhi altrui, erano tutte sfaccettature reali della sua discutibilissima persona.«Eppure i più incapaci!» Con un urlo e un gesto fulmineo della mano, l'Alpha si scagliò contro il primo oggetto che riuscì a trovare, ribaltandolo a terra. Un quadro, uno dei pochi rimasti appesi, piombò rovinosamente al suolo staccandosi dalla cornice. Il tonfo riecheggiò per tutto il corridoio, forse facendo persino trasalire qualcuno dei presenti, ma ciò che più di tutto irrigidì Joseph fu il suono scoordinato del respiro del padre. L'aria gli usciva di bocca esattamente come a un animale, mentre le spalle gli si alzavano e abbassavano ritmicamente sotto al completo scuro. Non sarebbe stato strano vederlo piegarsi in una mutazione e avventarsi senza logica su uno dei licantropi lì con loro, eppure nulla di tutto ciò accadde; la sua voce prese nuovamente a riempire lo spazio rimbombando sia sull'intonaco sia sul granito, arrivando poi a minacciare con estrema veemenza i timpani.
«Come diavolo è stato possibile, eh?! Me lo volete spiegare? Noi siamo il branco più potente, immacolato e antico d'Europa, mentre loro?! Loro sono solo Neo-Ghlan! Luridi vermi strisciati fuori dalle nostre feci!» Un altro oggetto andrò a schiantarsi al suolo, ma questa volta Douglas si volse verso il mero corteo alle proprie spalle – e tutti i presenti, Joseph e Kyle compresi, poterono scorgere come la rabbia avesse trasfigurato i lineamenti dell'uomo, rendendolo più simile a una bestia che a un umano. I canini spuntavano prepotentemente ai lati della bocca, costringendo le labbra, ora di un colore innaturale, a restare separate, mentre la zona del setto e della fronte si era modificata in modo evidente, donandogli uno sguardo ancora più furente. L'attaccatura dei capelli non era più netta come in precedenza, ma si andava a camuffare in mezzo a lunghi peli scuri che arrivavano fino alle sopracciglia, diventando quasi un tutt'uno.
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Wolf's Blood: a tale of love and war {Conclusa}
Hombres Lobo●Book I● 🌜storia conclusa e prossimamente in revisione🌛 Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun lic...